Massimo Troisi: un cuore matto che lo tradì a 41 anni.

Il 4 giugno del 1994 se ne andava per sempre Massimo Troisi lasciando un vuoto enorme nel cinema e nello spettacolo italiano e mondiale, menestrello napoletano dal cuore malato.

Massimo Troisi: un cuore matto che lo tradì a 41 anni.

di ANTONIO GENTILE

Massimo Troisi rimane nel cuore di tutti gli spettatori che con lui avevano riso e pianto in quel mix unico di commedia e tragedia che solo lui sapeva creare con maestria assoluta. Protagonista prima con gli spettacoli surreali ed esilaranti de La Smorfia (insieme a Lello Arena e Enzo Decaro) poi con film come Ricomincio da Tre, Scusate il ritardo, Non ci resta che piangere entrati di diritto nell’immaginario collettivo e poi con l’ultimo capolavoro prima della morte, Il Postino. Troisi, già molto malato al cuore durante le riprese del film, morì nel sonno pochi giorni dopo l’ultimo ciak. Troisi ricevette cinque candidature all’Oscar per il film tra le quali anche quella come miglior attore.

Attore e regista. Figlio di Alfredo Troisi, ferroviere, e Elena Adinolfi, cresce in una famiglia numerosa, con i quattro fratelli, i nonni, gli zii e cinque cugini. Studia per prendere un diploma da ragioniere, ma già a quindici anni mostra la sua passione per la recitazione e inizia a esibirsi presso il Teatro Spazio Zero di S. Giorgio a Cremano. E’ qui che incontra Lello Arena, Enzo Decaro, Valeria Pezza e Nico Mucci con cui tra la fine degli anni ’60 e i primi ’70 forma il gruppo teatrale I Saraceni. Successivamente, con Arena e Decaro fonda il gruppo cabarettistico La Smorfia con cui, dopo una lunga gavetta fra i teatri dell’hinterland partenopeo, si afferma ad alto livello grazie alla radio prima – “Cordialmente insieme” – e in televisione poi. Il trio è tra gli ospiti fissi del programma “Non Stop” (1976) di Enzo Trapani e in seguito fa parte della schiera dei giovani astri nascenti della comicità italiana protagonista della trasmissione “Luna Park” (1979). Dopo lo scioglimento della Smorfia, Troisi esordisce nel cinema con “Ricomincio da tre”(1981), di cui è autore, regista e protagonista, che gli vale i David di Donatello come miglior film e miglior attore. Dopo il parziale fallimento di “Scusate il ritardo” (1982), torna al successo nel 1985, in coppia con Roberto Benigni, in “Non ci resta che piangere”. Da regista firma altri due film, “Le vie del Signore sono finite” (1987) e “Pensavo fosse amore, invece era un calesse” (1991). E’ stato anche interprete di tre film di Ettore Scola – “Splendor” (1988), “Che ora è” (1989, Coppa Volpi ex-aequo con Marcello Mastroianni alla Mostra del cinema di Venezia) e “Il viaggio di Capitan Fracassa” (1990) – e inoltre “No, grazie, il caffè mi rende nervoso” (1982) di Lodovico Gasparini e Lello Arena, e “Hotel Colonial” (1986).

Il suo ultimo lavoro è l’interpretazione di “Il Postino”, di Michael Radford, per cui viene candidato, postumo, all’Oscar come miglior attore protagonista. Il film riceve altre tre nomination – miglior film, miglior regia e miglior sceneggiatura non originale – e vince l’Oscar per la miglior colonna sonora. Sofferente di disturbi cardiaci fin dall’infanzia (era infatti già stato operato ad Houston, nel Texas, grazie ad una colletta della popolazione di San Giorgio a Cremano), mentre è in attesa di un trapianto, muore poco dopo la fine delle riprese del “Postino” per un attacco cardiaco. E’ stato legato sentimentalmente ad Anna Pavignano con la quale ha avuto anche un sodalizio artistico durato fino alla sua morte. Per la sua relazione con Clarissa Burt per cui è entrato in rotta di collisione con Francesco Nuti. La sua ultima compagna è stata Nathalie Caldonazzo. bella, intelligente, simpatica, insieme formavano una coppia affiatata, Nel filmato una breve clip del film Non ci resta che Piangere al fianco di Roberto Benigni, con la simpatica scena di “Un Fiorino”

Com’era Massimo? Speciale in ogni momento, più di quanto, chi non l’ha conosciuto, possa immaginare. Forse la sua grande popolarità, immutata anche tanti anni dopo la sua scomparsa, è dovuta al fatto che quando recitava lui rimaneva sempre se stesso, o anche perché oggi, più che mai, risuona l’assenza della sua voce in tempi di vuoto assordante. Lui dominava la scena anche quando se ne stava in disparte, in silenzio, limitandosi a osservare, o a guardare di sottecchi, con quello sguardo misto tra curiosità, candore e divertimento. Gli amici lo ricordano  sempre con quel sorriso ironico un po da ragazzo scugnizzo, con lui sembrava sempre di trovarsi nella scena di un suo film, e infatti, inevitabilmente, arrivava un suo commento, sempre leggero ma lapidario, o una battuta folgorante che oltre a far riflettere scatenava una risata nostra) e un lieve sorriso (suo).

Massimo era gentile, ma molto riservato. Non che non gli piacesse la gente (però detestava gli ipocriti) ma essere sempre riconosciuto e sommerso di complimenti lo imbarazzava. Gli piaceva starsene appartato, tra amici, in casa o in barca, Non amava uscire a cena e ancor meno frequentare la mondanità, era molto riservato.

Difficile non pensare alla celebre battuta di Massimo in Ricomincio da tre: «Quando c’è l’amore c’è tutto».
«No, ti sbagli, chella è ‘a salute».

Quella salute che a lui mancava, con quel suo cuore che spesso lo aveva fatto innamorare di molte donne, ma poi il suo grande amore era la recitazione ed il cinema, quel cuore che più volte lo aveva tradito, ma l’ultima però gli fu  fatale, muore ad Ostia sul litorale Laziale nel sonno per un infarto, era il 4 giugno del 1994, aveva solo 41 anni.

di Antonio Gentile