A cura di Nicola Reza Marsico (Milano) * nicola.marsico@ilpopolo.news * Segretario provinciale del Movimento Giovanile della Democrazia Cristiana provincia di Milano.
www.ilpopolo.news * www.democraziacristianaonline.it *
< MEDIO ORIENTE: I CONFLITTI IMPOSSIBILI ! >
Da ormai cent’anni numerosissime tensioni minacciano il Medio-Oriente e di conseguenza tutti gli equilibri politici mondiali.
La grande diversità etnica, la presenza delle tre religioni monoteiste e le ricchissime risorse energetiche fanno della regione un vero nodo di conflitti di interesse dall’inizio del XX secolo.
Per migliaia di anni, fino alla caduta dell’impero Ottomano nel 1918, diverse culture hanno coabitato pacificamente insieme, fino a quando Francia e Regno Unito nel 1919 ricevettero dei mandati dalla Società delle Nazioni (organo precedente all’ONU ) per riorganizzare i territori dopo lo sgretolamento dell’Impero.
Diversi paesi occidentali intervennero nella zona creando degli squilibri geopolitici, con conflitti etnici e culturali.
Francia e Inghilterra, nella loro qualità di “ex-colonizzatori” , costruirono una vera e propria influenza culturale e politica sul territorio in pieno contrasto con le radici, prevalentemente islamiche, della regione, portando quindi alla formazione di nuovi gruppi di opposizione a questo dominio etnico religioso ( indipendenza in Iraq del 1930 – Associazione dei fratelli musulmani in Egitto etc.).
Non soltanto il Regno Unito era interessato ad ampliare la sua influenza, ma cercava di creare un collegamento commerciale diretto tra il paese e le colonie Asiatiche (India …) tramite il passaggio di merci nel canale di Suez in Egitto.
Si sviluppò quindi sempre di più una corrente nazionalista e panislamica (unione di tutte le comunità musulmane del territorio) in pieno contrasto con la volontà di arricchimento e con gli interessi dei paesi “ colonizzatori”.
Le guerre regionali non sono quindi solo motivate da conflitti interni ma soprattutto da ingerenze esterne. Un esempio chiave è sicuramente quello del conflitto israelo-palestinese. Fino al 1939, gli Inglesi spinsero i popoli ebrei di tutto il mondo a emigrare in Palestina per la fondazione futura di un loro stato indipendente.
Questa promessa venne spinta da un diplomatico inglese chiamato Balfour, dando origine ad uno dei più grandi conflitti della storia mediorientale e mondiale. In ragione di tale problematica sorta, gli Inglesi decisero di riporre la questione nelle mani dell’ONU e, dopo quasi ormai 100 anni, la situazione rimane irrisolta e il conflitto è ancora assai acceso.
Il motivo per il quale questa regione è sempre di grande interesse per i paesi esteri è l’enorme presenza di risorse naturali e, soprattutto, la posizione geo-strategica.
Prima di tutto la regione corrisponde ad una vera e propria rotonda tra Africa, Asia e Europa e costituisce un punto di passaggio di tutte le mercanzie su scala mondiale (distretto di Bosphore, canale di Suez …), oltre ad essere una regione ricca in petrolio (Arabia Saudita).
Nel 1956, il presidente Egiziano Nasser decise di nazionalizzare il canale di Suez, sfruttato fino a quella data da una compagnia franco-britannica, per finanziare infrastrutture e ricostruire il paese.
Di conseguenza Francia, Regno Unito e Israele lanciarono un’offensiva militare che si rivelò un vero disastro diplomatico; solo l’intervento delle due superpotenza (USA e URSS) permise la nazionalizzazione
Dopo la Guerra Fredda (1991), la superpotenza Americana domina e influenza tutta la zona del Medio-Oriente. L’onnipresenza Americana, dopo gli anni ‘90, ha fatto sì che nella regione si crearono e si installarono nuovi gruppi estremisti islamici e terroristi.
L’influenza di modelli occidentali e la presenza (militare ed economica) degli Stati Uniti d’America ha fatto sì che, verso la fine di quegli anni, nacque una nuova ideologia culturale e politica, il fondamentalismo islamico. Tale cultura religiosa, politicamente anti-occidentale, si espande in particolare in Libano, Palestina e in Turchia.
L’influenza americana e la globalizzazione dei mercati rappresentano, secondo il fondamentalismo islamico, il “ grande nemico” dell’islam, “il Male”. Nel susseguirsi degli anni, il fondamentalismo (da distinguere assolutamente con la religione islamica) si radicalizzò formando nuove correnti terroristiche “anti-occidentali” adottando l’utilizzo del termine “jihad” (lotta o guerra santa).
Questo islamismo ultra radicale, che non ha nulla a che vedere con il libro sacro chiamato “Corano”, diede origine a diversi attentati, i cui più conosciuti sono quelli dell’11 settembre 2001 a New York, di Parigi, di Bruxelles, e di Londra …
L’onnipresenza e il controllo occidentale nella regione dal 1919 al 2020 (guerra in Siria …) sono la spiegazione dei numerosi conflitti nella regione, contrariamente ai propositi che erano alla base della creazione di tale ragione.
Le crisi sono chiaramente la conseguenza di un’imposizione culturale profondamente diversa da quella del territorio, di uno sfruttamento economico e una divisione territoriale totalmente artificiale ( francia ed inghilterra, 1919).
Si può quindi concludere che la politica adottata da Francia e Inghilterra nel 1919 si sia dimostrata un grave errore di strategia geo-politica. Il ciclo è sempre lo stesso, dominazione esterna, forte opposizione interna !
A cura di Nicola Reza Marsico (Milano) * nicola.marsico@ilpopolo.news * Segretario provinciale del Movimento Giovanile della Democrazia Cristiana provincia di Milano.
www.ilpopolo.news * www.democraziacristianaonline.it *