A cura di Daniele De Vito (Anguillara Sabazia / in provincia di Roma)
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Segretario nazionale Vicario Dipartimento < Sanità ed Assistenza sociale > della Democrazia Cristiana italiana.
< L’ipotesi di milioni di mascherine “farlocche” negli Ospedali di tutta Italia ! >
In molti si sono chiesti cosa fosse successo ed il perché di quell’improvvisa “disposizione” con l’elenco dei dispositivi < Dpi > che erano usati fino al giorno prima.
Si tratta di mascherine FFP2, KN95, FFP3, tutte prodotte in Cina, usate negli ospedali, covid free o covid, anche per “intubare i pazienti covid positivi”.
Mascherine però farlocche, che non proteggono e che non rispettano la normativa CE, e che adesso – appunto – bisogna rintracciare ed eliminare.
La storia ha inizio a Gorizia, dove ci si rende conto che, nonostante i dispositivi di protezione individuale, i medici si ammalano in un numero troppo elevato per poterlo addebitare al caso.
Si controllano le mascherine e – con vari test – ci si rende conto che la loro protezione è sostanzialmente inesistente.
E ci si rende conto (è la Guardia di Finanza delegata dalla procura di Gorizia ad indagare) che provengono da una partita di 320 milioni di mascherine acquistate dalla struttura commissariale a suo tempo presieduta da Domenico Arcuri (Commissario espresso dal Governo retto da Giuseppe Conte).
Le mascherine erano state distribuite in tutta Italia.
Quei < Dpi > il Commissario straordinario li aveva inviati alla Protezione Civile, che poi li stava distribuendo nelle varie strutture ospedaliere, in reparti strategici ed anche covid, “per effettuare attività molto delicate comead esempio intubare i pazienti malati di covid” ed anche nelle Rsa.
Finora la Finanza è riuscita a sequestrare 65 milioni su 320.
Si sta cercando nei magazzini e appunto negli ospedali e nelle Rsa. Quelle che saranno ritrovate verranno concentrate in un unico punto di raccolta.
Ci auguriamo che la situazione venga chiarita al più presto, anche perché c’è in ballo la sicurezza dei volontari e degli Operatori Sanitari che, dall’inizio dell’emergenza sono stati sempre in prima linea a combattere contro il Covid.
Sicurezza tenuta poco da conto, con questi acquisti della struttura commissariale e di Invitalia dalla Cina: mascherine non a norma che hanno passato i controlli grazie alla normativa in deroga (alle procedure ordinarie di valutazione della conformità) e grazie alla validazione del Comitato Tecnico Scientifico (Cts), che ha fatto un riscontro sui documenti dell’importatore che riportavano prove di laboratorio fatte in Cina.
Gli stessi test che eseguiti in Italia ne hanno dimostrato la scarsa o nulla efficacia. Il marchio CE era presente, ma senza l’ente certificatore (SIC).
Dopo aver riscontrato che le mascherine erano farlo che, chi doveva procedere a denunciare Arcuri & c. per omicidio colposo ed altri reati?
Tutti zitti, allineati e coperti!