In occasione del Record Store Day vi raccontiamo quali sono alcuni dei dischi più importanti della storia del rock
Vinili, che passione. Da poco c’è stato il Record Store Day, la festa dei negozi di dischi, la giornata dedicata ai piccoli negozi di musica indipendenti che non mollano e continuano a credere nei dischi, nel formato fisico, nella musica. In cui gli artisti e le case discografiche lanciano edizioni speciali di dischi già usciti, pubblicazioni in vinile create ad hoc, rarità e chicche per fan. Da un lato è un modo per far sopravvivere i nostri amati negozi di dischi. Dall’altro è un evento per artisti e discografici per fare un po’ di business.
Intanto la RIAA (Recording Industry Association of America) ha pubblicato il suo rapporto annuale per l’anno 2018, secondo il quale le vendite di dischi in vinile negli Stati Uniti hanno toccato i livelli del 1988, con un incremento percentuale dell’8% rispetto al 2017. Il mercato americano nel suo complesso ha generato 9,8 miliardi di dollari di ricavi, crescendo del 12%, con il 30% di aumento di profitti derivati dallo streaming, che costituisce il 75% dell’intera cifra; i supporti fisici sono al 12%, mentre i download digitali all’11%. Con l’occasione vogliamo raccontarvi alcuni vinili che hanno fatto la storia del rock.
Blonde On Blonde (Bob Dylan)
Blonde On Blonde di Bob Dylan
È considerato il primo album doppio della storia, e il definitivo passaggio dal 45 giri al 33 giri. Blonde On Blonde (1966) È il disco che chiude la trilogia elettrica di Bob Dylan, dopo Highway 71 Revisited e Bringing It All Back Home. È l’album di Some Of Us Must Know, Just Like A Woman e Visions Of Joanna. Era un Dylan dalla creatività smisurata, e la grande quantità di brani costrinse la casa discografica a pubblicarlo su due LP. La foto di copertina, sfocata, che vede Dylan con una giacca scamosciata appoggiata a un muro, è fatta per essere aperta e si sviluppa su due facciate. Il fatto che fosse un album doppio era così una novità che, nelle pubblicità, c’erano le istruzioni su come tirare fuori il vinile. Nella parte interna della copertina c’era una foto di Claudia Cardinale, che nel 1968 fu rimossa perché non autorizzata. Ovviamente, le versioni dell’album con la sua foto sono diventate una rarità preziosissima….
Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band (The Beatles)
La storica cover di Sgt. Pepper dei Beatles
Nella sua riedizione, è stato il vinile più venduto del 2017, come a dire che certa musica, nata in vinile, va ascoltata in vinile. Ma Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band è un disco fondamentale perché l’album dei Beatles, del 1967, è considerato uno dei primi concept album della storia del rock. Erano le prime volte che un vinile a 33 giri non era considerato una raccolta di singoli, di canzoni più o meno di successo, ma un’opera coesa e completa. Doveva essere un concept album sulla loro infanzia a Liverpool, diventò il disco di questa strana banda per cuori solitari del Sergente Pepe. Si capiva che sarebbe diventato un vero album anche dalla copertina, che era una vera e propria opera d’arte, con i quattro di Liverpool in uniforme, e personaggi come Marlon Brando, James Dean e molti altri. È stata votata come la copertina più bella della storia del rock. È il disco di Lucy In The Sky With Diamonds e A Day In The Life. Se Sgt, Pepper è forse l’album più importante a livello storico, i Beatles detengono anche il primato per il vinile più prezioso della storia: è la copia n. 0000001 del White Album, quella appartenuta a Ringo Starr (ognuno dei 4 ebbe una delle prime 4 copie): vale circa 822.000 euro.
The Velvet Underground & Nico
La cover dei Velevet Underground firmata Andy Warhol
The Velvet Underground & Nico, l’album d’esordio della band di Lou Reed e John Cale, del 1967, non è solo uno dei debutti più sorprendenti della storia del rock, ma anche l’unione, in un vinile e nella sua copertina, tra rock e pop art. Il disco, infatti, è quello della celebre banana di Andy Warhol, con la scritta “peel slowly and see”. La banana, oggetto di uso quotidiano, diventa arte, icona. Ed è completamente scollegata dai contenuti del disco e dai temi delle canzoni. Quel “peel slowly and see” è un invito a sollevare una linguetta e sbucciare la banana per vedere l’immagine del frutto al suo interno. Per le prime volte, l’arte diventava oggetto di massa. Una versione rara del vinile è stata venduta per 25.200 dollari su eBay nel 2006. È l’album di Sunday Morning, Femme Fatale, All Tomorrow’s Parties.
Smile (Beach Boys)
lLa copertina di Smile, il disco perduto dei Beach Boys
È in assoluto il disco fantasma più famoso della musica, vent’anni prima del Black Album di Prince, di cui parleremo dopo. Smile, registrato tra il 1966 e il 1967, avrebbe dovuto essere il seguito del celebratissimo Pet Sounds, e avrebbe dovuto alzare ancora il tiro: “una sinfonia adolescenziale diretta da Dio”, come aveva dichiarato Brian Wilson. Ma il disco non vide mai la luce, e rimase inedito fino al 2011, quando uscì nel cofanetto The Smile Sessions. Dopo Pet Sounds i Beach Boys non dovevano essere più il gruppo di surf music, ma avvicinarsi ai Beatles. L’artwork era pronto, erano state stampate più di 400mila copertine e booklet interni. Ma Brian Wilson disse che l’album non sarebbe stato pronto. Ed è circolato come bootleg nel corso degli anni, fino al 2011…
Electric Ladyland (Jimi Hendrix)
La copertina di Electric Ladyland, nella “scandalosa” versione inglese
Electric Ladyland (1968) è il terzo e ultimo album di The Jimi Hendrix Expreience, quello di Voodo Child, Crosstown Traffic e All Along The Watchtower, la canzone di Bob Dyan che Jimi Hendrix rese immortale. Per la copertina, Hendrix suggerì alla casa discografica di usare una foto della band con dei bambini sulla statua dedicata ad Alice nel paese delle meraviglie a Central Park. Ma i discografici decisero di usare un’immagine di Hendrix sui toni del giallo e del rosso. Ma quella che è passata alla storia è l’edizione inglese, del disco, che raffigura venti donne completamente nude, con in mano un ritratto della rockstar. L’opinione pubblica inglese non la prese bene, e i negozi cominciarono a esporre il disco con la copertina interna, rivolta verso l’esterno. Lo stesso Hendrix non apprezzò, e la copertina usata per tutte le edizioni seguenti fu quella americana.
Sticky Fingers (Rolling Stones)
Sticky Fingers, copertina “apribile” disegnata da Andy Warhol
In uno dei dischi più famosi dei Rolling Stones c’è ancora il suo zampino. Sì, proprio quello di Andy Warhol. È ancora lui a disegnare la famosa copertina, che raffigura un paio di jeans con un notevole rigonfiamento all’altezza dei genitali. Nella versione originale in vinile la cerniera dei jeans era apribile. All’interno c’è una foto del modello in mutande. In molti cedettero che il “pacco” in copertina fosse di Mick Jagger, mentre era una foto scattata al modello Joe Dalessandro. In Spagna la copertina fu censurata e sostituita dalla foto di un barattolo dal quale spuntavano due dita femminili… Sticky Fingers è il disco di Brown Sugar e Wild Horses. Anche questa copertina è stata votata come la più bella della storia del rock.
The Dark Side Of The Moon (Pink Floyd)
La cover di The Dark Side Of The Moon, di Storm Thorgerson
E in quella classifica sulle migliori copertine della storia del rock, dopo Sgt. Pepper dei Beatles, c’è l’immortale The Dark Side Of The Moon dei Pink Floyd, il loro album simbolo del 1973. È il loro capolavoro, un concept album sull’uomo, il tempo, la morte, il denaro, il nostro lato oscuro, lo dicono i titoli delle canzoni: Time, Money, Us And Them. La copertina è nel segno della collaborazione con il geniale studio Hipgnosis di Storm Thorgerson e Aubrey Powell, ed è una delle più iconiche della storia della musica. È un prisma che si rifrange in uno spettro, un’immagine che ormai appartiene a tutti, come dichiarò Thorgerson. Il nome del gruppo e il titolo, nell’edizione statunitense, erano su un adesivo attaccato alla confezione di plastica. Nella prima edizione inglese, la più preziosa, l’adesivo rotondo era incollato direttamente sulla copertina dell’album. In edizioni successive il nome della band e il titolo saranno stampate sulla copertina. All’interno della copertina c’erano degli adesivi e due poster.
Bohemian Rhapsody (Queen)
La copertina di Bohamian Rhaspody dei Queen
Qui parliamo di vinili storici non solo per la loro importanza, per le copertine, perché hanno rivoluzionato la musica. Ma anche di curiose edizioni da collezione. Bohemian Rhapsody/I’m In Love With My Car, il singolo del 1975 che rappresenta uno dei grandi successi, l’esplosione definitiva dei Queen, è anche un vinile rarissimo, e preziosissimo, in una versione molto particolare della EMI utilizzata come invito a una festa aziendale: l’edizione del classico dei Queen è corredata da fiammiferi, penna, biglietto, menù, sciarpa e calice, tutto brandizzato EMI. Vale 5mila sterline.
Black Album (Prince)
La cover del Black Album di Prince, ovviamente tutta nera
Il Black Album di Prince è un disco leggendario. È, ma è meglio dire sarebbe stato, il sedicesimo album in studio dell’artista di Minneapolis: fu pubblicato l’8 dicembre 1987, e fu immediatamente ritirato. Pare che Prince non fosse soddisfatto del risultato, ma si dice anche che la casa discografica, la WEA, non volesse due dischi nello stesso anno. Ci furono però dei vinili che sfuggirono al macero e cominciarono a circolare per l’Europa: un collezionista inglese ne comprò una copia a 11mila sterline. Nel 1994 verrà pubblicato ufficilamente, ma quel centinaio di copie originali restano nella storia, e il Black Album rimane uno degli album perduti più importanti della storia della musica.
Blackstar (David Bowie)
Blackstar di David Bowie, un vinile pieno di sorprese
Black To Black. Dal Black Album passiamo a Blackstar. È un disco importante perché è l’ultimo realizzato da David Bowie, il suo testamento, ed è uscito in un momento in cui il vinile è rinato, ed è di nuovo oggetto del desiderio di tanti appassionati. E perché l’edizione in vinile di Blackstar è sontuosa ed elegante. È stata disegnata dall’artista Jonathan Barnbrook: a differenza della versione cd, che mostra una stella nera su sfondo bianco, quella in vinile è nera e ha la stella intagliata sulla copertina stessa, in modo da mostrare il vinile all’interno, con l’etichetta completamente nera. Il vinile, se esposto al sole, riproduce l’immagine di una galassia. La stella dell’artwork diventa invece blu fluorescente se esposta alla luce nera. Come in ogni cosa della sua vita, anche l’addio di Bowie è stato pieno di fascino e di classe.
La musica Rock è tornata ed è vita solo perché il mercato del vinile non è mai andato in pensione!!!
Grazie alla (Recording Industry Association of America) per le informazioni, articolo redatto da Antonio Gentile Vice Direttore de Il Popolo della Dc.