A cura di Dott. FERNANDO CIARROCCHI (Ascoli Piceno)
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Vice-Segretario nazionale Dipartimento “Sviluppo-Comunicazione-Marketing” della Democrazia Cristiana italiana
Vice-Direttore de < IL POPOLO > della Democrazia Cristiana
Natale, Presepe, Famiglia: bersagli preferiti dalla dilagante cultura nichilista.
Quante se ne sentono! A cosa mi riferisco? Al solito refrain sulla presenza, sul valore religioso e culturale del Presepe, che ogni anno puntualmente si ripete.
Quest’ anno poi in occasione degli 800 anni dal primo presepe che è stato quello di San Francesco a Greccio ogni tutto sembra orchestrato ad hoc.
La prima genialata, davvero assurda, è stata quella di voler togliere dal lessico comune l’espressione di Buon Natale e sostituirla con Festa d’Inverno.
Mi viene da pensare: ma quanto dà fastidio la parola Natale?
Natale, nascita, natività del Bambino di Gesù vuol dire ed è soprattutto festa per tutto il mondo. È la festa immensa della Presenza nel mondo dell’amore salvifico che Gesù dona a tutti noi, all’umanità. E tutto questo dà fastidio? Ma per favore, non scherziamo!
Quando in una famiglia sboccia una nuova vita, quanta gioia, lietezza, quante speranze e progetti: si fa festa e non c’è alcun fastidio.
La nascita di Gesù Bambino in ogni famiglia del mondo sta proprio a significare questo: Luce, Speranza, Letizia: come e perché questa Presenza può dar fastidio? E’ incomprensibile e comunque pretestuoso sine alcuna ratio.
È ripartita la crociata laica, scusate, laicista, contro il presepe nella scuola. L’escalation delle demenzialità ha avuto picchi altissimi.
L’apice è arrivato quando sulla stampa, sui social è rimbalzata la sconcertante notizia di un gruppo di maestre, non ricordo di quale scuola e di quale località, per non turbare la sensibilità religiosa degli alunni di nazionalità straniera hanno proposto di chiamare Gesù Bambino, in una recita di Natale, Cucu.
Per fortuna si è levata forte la protesta dei genitori contro questo scempio culturale e religioso: hanno ritirato i loro bambini dalla recita.
È davvero un peccato che la scuola non abbia ancora compreso il significato della tanto sbandierata parola “Inclusione” che non vuol dire rinunciare alla propria religione e cultura ma favorire una corretta convivenza in cui reciprocamente si rispettino le proprie culture civili e religiose senza alcuna sopraffazione.
Ancora un episodio inerente la natività: il presepe con due Madonne per iniziativa di un sacerdote.
Don Vitaliano della Sala che ha deciso di allestire una natività così sui generis per sostenere, come dice il religioso irpino, le famiglie arcobaleno e la battaglia per vedersi riconosciuti gli stessi diritti della famiglia tradizionale.
A proposto del presepe con due Madonne, Don Maurizio Patriciello, Parroco di Caivano, interviene così:
“a Don Vitaliano dico: Chiedi scusa.
A nessuno, in particolare ad un prete è dato di manometterne, arbitrariamente, il significato della struttura”.
Più chiaro di così! Grazie davvero Don Maurizio. Sono più che necessarie prese di posizione come queste per rendere chiarezza e onore alla verità
Tanto per non farsi mancare nulla è arrivata la ciliegina sulla torta del Natale 2023: la benedizione delle coppie gay che pare abbia avuto l’imprimatur del competente dicastero pontificio.
La “vexata qaestio”, però, richiede prudenza e non affrettati giudizi semplicistici tanto per fare soltanto un po’ di chiasso sulla stampa.
Da quanto trapela dalle numerose fonti di informazioni il concetto, oggetto di accese discussioni e argomentazioni, (del resto non poteva essere altrimenti) è quello di unione e non di matrimonio.
Così pare. Comunque tutto ciò implica pur sempre una qualche legittimazione: l’amore contro natura trova così un’autorevole placet che incrina l’ordine naturale dell’umanità voluto da nostro Signore Gesù Cristo fondato sull’unione tra uomo e donna per dar vita alla migliore forma di “consortio”( ricordiamo la“Familiaris consortio” l’enciclica di Papa San Giovanni Paolo II):
la famiglia naturale composta da padre, madre e figli. La cellula primigenia della società mondiale.
La Santa famiglia di Nazareth è l’archetipo universale cui fare riferimento senza alcuna esitazione.
Papa San Giovanni Paolo II con la sua lungimirante enciclica aveva visto in largo anticipo i pericoli cui sia da quegli anni la famiglia era costantemente esposta e necessitava di nuova linfa e slancio.
L’articolo 29 della Costituzione Italiana in modo chiaro e inequivocabile statuisce che è famiglia quella formata da marito, moglie e figli.
Tutti non sono bravi, addirittura bravissimi, a riempirsi la bocca di valori come il matrimonio, la famiglia poi sono i primi a dargli addosso in mille modi generando il mix esplosivo di contraddizioni che ci troviamo a vivere quotidianamente.
Il matrimonio tra un uomo e una donna, per il diritto ecclesiastico, è indissolubile: “l’uomo non osi scogliere ciò che Dio unisce” tutti lo abbiamo ben presente ma la maggioranza dei cittadini al referendum poi votò il divorzio: guarda caso, poi, buona parte di quella maggioranza, nonostante tutto, ha scelto il matrimonio cattolico.
Quanta confusione dentro e fuori dalla Chiesa.
La cultura cristiana, la famiglia sono sotto attacco: la filosofia nichilista continua imperterrita la sua azione di distruzione, “gutta cavat lapidem”, quando si minano le fondamenta della famiglia, si mina la società umana.
“Non praevalebunt”
E’ urgente ergere un baluardo, una fortificazione in cui la cultura della vita, della famiglia, della solidarietà e della sussidiarietà, abbia la meglio sulla dilagante cultura della morte: tutelare la sana tradizione cattolica è “conditio sine qua non” perché l’umanità ritrovi se stessa e la Chiesa sia ancor di più l’autorevole guida morale per un nuovo mondo solidale, giusto, in cui la Persona creata a immagine e somiglianza di Gesù Cristo, torni ad essere protagonista nella dignità e nel rispetto degli imprescindibili diritti umani e civili.
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