NATASCIA PIZZUTTI (DEMOCRAZIA CRISTIANA UDINE): LA VIOLENZA CONTRO LE DONNE E’ FORSE LA VIOLAZIONE DEI DIRITTI UMANI PIU’ VERGOGNOSA ! (Da una citazione di KOFI ANNAN) > * PARTE PRIMA

NATASCIA PIZZUTTI (DEMOCRAZIA CRISTIANA UDINE): LA VIOLENZA CONTRO LE DONNE E’ FORSE LA VIOLAZIONE DEI DIRITTI UMANI PIU’ VERGOGNOSA ! (Da una citazione di KOFI ANNAN) > * PARTE PRIMA
Natascia Pizzutti (Manzano/UD)

A cura di Natascia Pizzutti (di Manzano/ in provincia di Udine)

natascia.pizzutti@dconline.info * cell. 349-3502954 *

Segretario provinciale del Dip. < Cultura – Scuola – Pubblica Istruzione > della Democrazia Cristiana della provincia di Udine

Componente della Direzione nazionale della Democrazia Cristiana italiana

Editorialista de < IL POPOLO > della Democrazia Cristiana.

< NATASCIA PIZZUTTI (DEMOCRAZIA CRISTIANA UDINE): LA VIOLENZA CONTRO LE DONNE E’ FORSE LA VIOLAZIONE DEI DIRITTI UMANI PIU’ VERGOGNOSA ! (Da una citazione di KOFI ANNAN) > * PARTE PRIMA

Il 25 novembre prossimo venturo si celebrerà l’annuale Giornata internazionale contro la violenza sulle donne.

Anche la Democrazia Cristiana italiana intende partecipare fattivamente alla mobilitazione contro questo odioso ed inaccettabile fenomeno.

E vorrei cominciare questa mia articolata riflessione che avrò modo di presentare sul giornale democristiano < IL POPOLO > con una citazione dell’ex Segretario generale dell’Oorganizzazione delle Nazioni Unite Kofi Annan

Kofi Annan

<< La violenza contro le donne è forse la violazione dei diritti umani più vergognosa !

Essa non conosce confini, né geografia, cultura o ricchezza.

Fin tanto che continuerà, non potremo pretendere di aver compiuto dei reali progressi verso l’uguaglianza, lo sviluppo e la pace. >>

Picchiata, violentata, seviziata, uccisa, gettata nel cassonetto, per strada o dal balcone perché DONNA.

Negli ultimi anni la cronaca, ci riporta sempre più spesso, a volte quasi quotidianamente, fatti di cronaca in cui giovani figlie, sorelle, madri, mogli, amiche vengono barbaramente private della loro vita senza motivo alcuno perché non esiste spiegazione quando un essere umano viene privata del diritto di vivere.

Gli ultimi anni purtroppo hanno segnato un incremento vertiginoso di violenza, fisica e psicologica, quest’ultima assolutamente da non sminuire o sottovalutare perché, a differenza della prima non lascia segni visibili, lacera la persona nella carne viva delle coscienze (anima), latente, non è “palpabile”, non si vede, urla nel silenzio dell’indifferenza. Annichilisce la vittima sprofondandola nell’abisso della depressione.

Non si è vittima una sola volta, ma, tante volte. Si attraversa la fase della Vittimizzazione secondaria quando la donna è costretta a raccontare avanti alla famiglia, agli investigatori, poi nelle aule giudiziarie.

Nelle sedi giudiziarie penali è Lei la protagonista del processo. La Donna, interrogata sui suoi comportamenti, sulle proprie abitudini, lasciandola scivolare verso una deresponsabilizzazione di azioni dei carnefici.

La si trascina nell’abisso dei costrutti semantici subdoli e, con l’uso distorta della parola: dolo d’impeto; scatti d’ira; gelosia; esplosione di rabbia.

Una sequela di concetti pre-assolutori.

La vittima, in quel momento cade nel vuoto senza freni della depressione e dello sconforto.

Vittima ancora Vittima.

Questa si chiama vittimizzazione secondaria.

La morta gora che fa rivivere le condizioni di sofferenza a cui è stata sottoposta, frutto delle procedure investigative, sanitarie, endofamiliare susseguenti ad una denuncia. Troppo spesso è una conseguenza sottovalutata, ma, che tragicamente la donna avverte o, le fanno avvertire come un macigno, e l’effetto principale è quello di scoraggiare la presentazione della denuncia da parte della vittima.

Ciò  in particolare nei casi in  cui si è vittima dei c.d. crimini di prossimità ove il carnefice è spesso colui che avrebbe: Il partner, o colui che ti è vicino.

Costretta a sentire lo stesso ritornello che annuncia momenti di buio: “sei stanca, stai esagerando, tutto si sistemerà”.  Quasi sempre nella tragedia.

Ora dopo ora, giorno dopo giorno, la donna che subisce le angherie, le vessazioni psicologiche da un uomo che dice di amarla, che le ha giurato eterno amore, implode su se stessa  viene , a poco a poco, privata della possibilità di ragionare autonomamente, di pensare da sola e , vista l’aberrante situazione, riesce a sentirsi” meritevole” di quello che subisce.

Si avvia così il processo di “gaslighting”, attraverso la manipolazione della persona con l’obiettivo di farla dubitare di se stessa e della sua stessa sanità mentale.

Tutto passa in secondo piano, non c’è interesse per niente, si vive nel terrore che quell’uomo, con le sue parole, i suoi blasfemi ,logori la tua mente al punto di pensare di volerla fare finita perché in fondo al tunnel il buio regna sovrano.

Dove trovare la forza per rialzarsi, per ritornare a iniziare a pensare: “io valgo, sono viva e merito rispetto”, di essere trattata  come persona che ha il diritto sacrosanto di vivere nella libertà di ri-tornare a essere vista, sentita e amata?

Nel mio caso specifico, la spinta, la forza che ho ricevuto per iniziare a spiegare le ali come l’araba fenice e a tentare di spiccare il volo,  mi è stata trasmessa da mia figlia, allora piccola e indifesa ma – in quel momento – la mia colonna portante, la vita nella vita.

Il percorso non è stato semplice, spesso impervio e in salita  ma, grazie a LEI, mi sono ritrovata: non esiste amore più vero e legame più forte che si riceve e si dà a un figlio.

Le istituzioni professionali a cui ci  si può rivolgere aiutano ma non risolvono: la forza, la voglia e l’energia  per ripartire la dobbiamo liberare da noi, inizialmente sussurrando per poi gridare: “esisto, per questo valgo”.

 

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2 anni fa

Congratulazioni all’autrice del pezzo che incisivo e deterrente ai maniaci che fanno violenza alle donne che muse non violabili.
Da Editorialista de Il Popolo quotidiano