di Antonio Gentile su www.ilpopolo.news
In 16 dei 28 Stati membri dell’Unione europea non è presente alcuna limitazione di orario o apertura domenicale. Altre nazioni concedono deroghe ed eccezioni, mentre in Italia tiene banco la questione dei negozi chiusi la domenica e durante i giorni festivi, nel resto d’Europa il modello di regolamentazione degli orari lavorativi e delle aperture domenicali varia da paese a paese.
Secondo una pubblicazione del centro studi Bruno Leoni, in 16 dei 28 Stati membri dell’Unione europea non è presente alcuna limitazione di orario o apertura domenicale. Germania e Francia applicano divieti rigidi per quasi tutte le attività commerciali nei giorni festivi. In Austria restano chiusi, tranne che nelle zone turistiche. In Ungheria, Portogallo e Svezia, le saracinesche sono sempre alzate. Altre nazioni invece concedono deroghe ed eccezioni.
Cosa dice “DECRETO SALVA ITALIA” – In Italia è attualmente in vigore il decreto-legge n. 214/2011, il cosiddetto Salva Italia, il cui articolo 31 aveva liberalizzato l’apertura dei negozi, lasciando agli esercenti totale autonomia. Dopo le proposte di legge di Lega e M5S, il ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio ha annunciato che “entro l’anno verrà approvata la legge che impone lo stop nelle domeniche e nei festivi ai centri commerciali, con delle turnazioni e l’orario che non sarà più liberalizzato, come fatto dal governo Monti”.
COSA SUCCEDE IN EUROPA – In nessun Paese il lavoro domenicale è totalmente proibito, e anche in nazioni come Grecia, Germania e Francia, che presentano maggiori limitazioni, sono presenti alcune eccezioni e deroghe. Malta, Ungheria, Finlandia e Danimarca hanno introdotto e successivamente abolito le restrizioni sul lavoro domenicale.
In generale, l’unico vincolo posto dall’Unione europea, contenuto nella direttiva sull’orario di lavoro (2003/88/EC), è quello di concedere al dipendente un giorno di riposo dopo sei di impiego, che però non necessariamente deve cadere in un festivo.
FRANCIA E GERMANIA – In Francia vige il principio del riposo domenicale per dipendenti. Solo i negozi detenuti dai proprietari possono liberalmente rimanere aperti. Le eccezioni prevedono i negozi alimentari, mentre il riposo domenicale è concesso a partire dalle 13. Per i dipendenti che lavorano per i negozi più grandi di 400 metri quadrati, la remunerazione è aumentata del 30%. I negozi non alimentari, invece, hanno la possibilità di aprire previa decisione del sindaco. In questo caso la remunerazione è doppia.
In Germania i negozi restano chiusi la domenica e durante i festivi ad eccezione di panetterie, fiorai, giornalai, negozi per la casa, musei, stazioni ferroviarie, stazioni di servizio, aeroporti e luoghi di pellegrinaggio.
16 STATI SENZA LIMITI DI ORARI – Bulgaria, Croazia, Estonia, Finlandia, Ungheria, Irlanda, Lituania, Lettonia, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia, Slovenia, Svezia e Italia (per ora) prevedono tutte la liberalizzazione totale degli orari, senza alcuna restrizione. In Danimarca non c’è alcuna restrizione per le aperture domenicali ma durante le maggiori festività (Natale e Capodanno) i negozi devono chiudere entro le 15.
I PAESI CON ALCUNE RESTRIZIONI – Il Lussemburgo prevede aperture domenicali solo tra le 06.00 e le 13.00, con un orario prolungato per panetterie, macellerie, pasticcerie, chioschi e negozi di souvenir (6.00-18.00). In Spagna, ciascuna Comunità autonoma stabilisce il numero totale di domeniche di lavoro annuali autorizzate. Attualmente, la maggioranza delle comunità autonome stabilisce 10 domeniche/feste nazionali di apertura. Infine, nel Regno Unito, si applicano alcune restrizioni di orario solamente per negozi di grandi dimensioni.
“L’annuncio di una revisione della liberalizzazione entro l’anno è di grande importanza, i 150mila firmatari della proposta di legge Liberaladomenica presentata da Confesercenti e Cei attendevano da cinque anni un segnale di attenzione”. Così il segretario generale di Confesercenti, Mauro Bussoni, commenta l’annuncio del vicepresidente del Consiglio e ministro dello sviluppo economico Luigi Di Maio di approvare entro l’anno una legge che impone lo stop alle aperture dei centri commerciali nei fine settimana e nei festivi. “La liberalizzazione voluta da Monti nel SalvaItalia ha fallito nel dare un impulso agli acquisti e al Pil come promesso, ma ha causato la chiusura di migliaia di negozi che non potevano sostenere un ritmo di aperture 24 ore su 24 e 7 giorni su 7. Bene dunque il governo. Bisogna però arrivare, attraverso il lavoro parlamentare ed il confronto con le associazioni, ad una norma condivisa e sostenibile, adatta alle esigenze reali del settore. Il commercio italiano è, allo stato attuale, un comparto iperliberalizzato fino all’eccesso.
E poi c’è un altro tema con cui fare i conti, l’e-commerce: mettere limitazioni al commercio mentre le vendite on-line vanno a gonfie vele sarebbe “un handicap per l’intero settore”, evidenzia il presidente di Federdistribuzione, Claudio Gradara.
“La grande distribuzione occupa 450mila dipendenti” e il provvedimento “sulle domeniche incide per il 10% e quindi sicuramente avremo circa 40/50mila tagli. Ora quei 400mila saranno felici di non lavorare ma i 50mila non so se saranno felici, ma certo sicuramente non lavoreranno dal lunedì alla domenica”.
Lo ha affermato “l’ad e dg di Conad”, Francesco Pugliese, alla trasmissione su La7 dove ha ricordato come il provvedimento sulle liberalizzazioni delle aperture è soprattutto nell’ottica dei cittadini. Ci sono 19 milioni e mezzo di persone che vanno a fare la spese nei negozi la domenica. Evidentemente questo bisogno c’era.
di Antonio gentile