A cura di Avv. Cristina Nasca (Palermo)
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Segretario provinciale del Dipartimento “Legalità e Giustizia” della Democrazia Cristiana della provincia di Palermo
< NELL’INCONTRO IN VIDEO-CONFERENZA DELLA DEMOCRAZIA CRISTIANA (DI OGGI LUNEDI’ 18 LUGLIO 2022 – ORE 18.30) IL RICORDO DELLE STRAGI CONTRO FALCONE E BORSELLINO A TRENT’ANNI DA QUEI TERRIBILI EVENTI >
Anche la Democrazia Cristiana italiana e siciliana ha inteso fare memoria degli attentati contro Giovanni Falcone (23 maggio 19929 e Paolo Borsellino (19 luglio 1992), nel trentesimo anniversario dalla data di quei terribili eventi.
Se ne parlerà anche nel corso della riunione settimanale della Segreteria politica nazionale della Democrazia Cristiana e che avrà luogo – in video-conferenza (modalità MEET) – nel pomeriggio di quest’oggi (lunedì 18 luglio 2022), con inizio alle ore 18.30.
Il 23 maggio del 1992, Giovanni Falcone, direttore degli Affari penali del ministero di Grazia e Giustizia e candidato alla carica di procuratore nazionale antimafia, era appena atterrato all’aeroporto di Punta Raisi con la moglie Francesca Morvillo, anche lei magistrato.
Alle 17.58, sull’autostrada Trapani-Palermo, nei pressi di Capaci, la tremenda esplosione che li uccise con gli uomini della scorta.
Circa 500 chili di tritolo piazzati dentro un canale di scolo esplosero mentre transitavano le Croma.
La prima auto blindata – con a bordo i poliziotti Antonino Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicillo – venne scaraventata oltre la carreggiata opposta di marcia, su un pianoro coperto di ulivi.
La seconda Croma, guidata dallo stesso Falcone, si schiantò contro il muro di detriti della profonda voragine aperta dallo scoppio.
L’esplosione divorò un centinaio di metri di autostrada.
Poco più di un mese dopo (il 25 giugno 1992), Paolo Borsellino denunciò pubblicamente la costante opposizione al lavoro e al metodo di Falcone da parte di consistenti settori delle istituzioni.
“Oggi allorquando tutti ci rendiamo conto di qual è stata la statura di quest’uomo – ha dichiarato il Magistrato Caponnetto – ci accorgiamo come in effetti il Paese, lo Stato, la Magistratura cominciarono a farlo morire il primo gennaio del 1988, quando il CSM con motivazioni non molto convincenti gli preferì il consigliere Meli”.
A un certo punto, raccontò Borsellino, “fummo noi stessi a convincere Falcone, molto riottoso, ad allontanarsi da Palermo. Egli così cercò di ricreare in campo nazionale e con leggi dello Stato le esperienze del pool antimafia. Era la superprocura“.
La mafia “ha preparato e attuato l’attentato del 23 maggio nel momento in cui Giovanni Falcone era a un passo dal diventare direttore nazionale antimafia”.
Paolo Borsellino, aveva 51 anni (da 28 in magistratura), procuratore aggiunto nel capoluogo siciliano dopo aver diretto la procura di Marsala, pranzò a Villagrazia con la moglie Agnese e i figli Manfredi e Lucia in quel 19 luglio 1992. Poi si recò con la sua scorta in via D’Amelio, dove vivevano la madre e la sorella.
Una Fiat 126 parcheggiata nei pressi dell’abitazione della madre con circa cento chili di tritolo a bordo, esplose al passaggio del giudice, uccidendo anche i cinque agenti.
Erano le 16.58. L’esplosione, nel cuore di Palermo, venne avvertita in gran parte della città.
L’autobomba uccise Emanuela Loi, 24 anni, la prima donna poliziotto in una squadra di agenti addetta alle scorte; Agostino Catalano, 42 anni; Vincenzo Li Muli, 22 anni; Walter Eddie Cosina, 31 anni, e Claudio Traina, 27 anni.
Unico superstite l’agente Antonino Vullo.
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Avvocato grazie dell articolo. Ricordare è importante per non dimenticare mai la barbarie di qull ignobile gesto.