In questo periodo si dibatte molto in merito alla flat tax ma, a dire il vero, per molte piccole partite IVA è già realtà. La prima cosa che si deve sottolineare è che la flat tax non è ancora pienamente operativa ed è stata promessa dal centrodestra in campagna elettorale. Si tratterebbe, quindi, di introdurre una cosiddetta tassa piatta valida per tutti i contribuenti, con una aliquota compresa tra il 15 e il 23%.
Ma rimane l’idea di accedere a una flat tax al 15% ha già convinto il 39,2% dei contribuenti che nel trimestre luglio-agosto-settembre 2018 ha aperto una partita Iva. Anche in assenza dei dettagli della nuova flat tax, arrivata solo in queste ultime settimane con la presentazione alle Camere della manovra di bilancio con l’estensione del regime forfettario con un’imposta sostitutiva al 15% di Irpef, e relative addizionali, Irap e Iva, oltre 37.500 nuovi contribuenti Iva hanno scelto il regime ultrasemplificato.
È ancora presto, invece, per registrare possibili effetti sulla trasformazione dei contratti a termine in nuove partite Iva alla luce della riforma introdotta dal governo gialloverde con il decreto lavoro del luglio scorso.
Il periodo transitorio
Il periodo transitorio per i contratti a termine in vigore al momento del varo delle nuove regole sul lavoro a termine è scaduto solo il 31 ottobre e una possibile impennata nell’apertura di partite Iva si potrà eventualmente registrare nell’ultimo trimestre del 2018 quando il dipartimento delle Finanze renderà noto i dati sull’osservatorio delle partite Iva. Intanto per il terzo trimestre 2018 l’osservatorio certifica che sono state aperte 95.563 nuove partite Iva e che, rispetto allo stesso periodo del 2017, si registra un calo del 2,4 per cento.
La corsa alla flat tax e all’estero
I dati del terzo trimestre, dunque, certificano non solo un’attrazione fatale per la flat al 15% estesa dal Governo alle partite Iva fino a 65mila euro ma anche per l’aterura di una partita Iva anche da parte di soggetti non residenti. Se le adesioni al “forfettario” anche prima che entri in vigore il 1° gennaio 2019 il nuovo regime allargato sono cresciute del 6% rispetto allo stesso periodo del 2017, più significativo è l’incremento delle nuove partite Iva aperte all’estero che arrivano a crescere rispetto al terzo trimestre 2017 di oltre il 18,7 per cento.
L’identikit delle nuove partite Iva
Il 70,5% delle nuove aperture di partita Iva è una persone fisiche, mentre il 23,7% sono società di capitali e il 3,6% sono società di persone. Crescono principalmente a Nord (+43%) e in particolare nel trentino (+7,2%) e a Sud (+34%) dove la Calabria fa registrare un +5,9% dei nuove partite Iva. Dall’osservatorio del Mef emerge anche che rispetto al terzo trimestre del 2017, gli avviamenti si sono ridotti del 2,3% tra le persone fisiche e del 5% tra le società dio capitali. Più alto il numero delle partite Iva chiuse tra le società di persone che ha toccato il 15,2 per cento. Il calo di aperture, soprattutto in Sicilia, si è rilevato principalmente nel settore dell’alloggio e ristorazione.
I settori
Il commercio ha registrato sempre il maggior numero di avviamenti con il 21,5% del totale, seguito dalle attività professionali (14,6%) e dall’agricoltura (9,2%). Rispetto al terzo trimestre del 2017, tra i settori principali i maggiori aumenti si sono registrati nell’istruzione (+10,7%), nelle attività finanziarie (+2,9%) e nei servizi alle imprese (+2,3%). Le flessioni più significative, invece, hanno interessato l’alloggio e ristorazione (-15,5%), il trasporto e magazzinaggio (-10,7%) e le attività manifatturiere (-6,2%).
notizie di economia dal web, di Antonio Gentile