www.ilpopolo.news * di LUCIA ARTIERI *
Tredici paletti aveva fissato il governo, e in questo “slalom” il Coni ha concepito la bozza di un’Olimpiade “unica, innovativa, coraggiosa” come la definisce il n.1 del Foro Italico Giovanni Malagò.
Ma anche divisiva, dopo le prime valutazioni politiche di un dossier che gela la Milano del sindaco Sala (Pd), illuso dalla possibilità di fare il capofila e battezzare l’edizione invernale del 2026.
Ha 177 pagine il dossier di candidatura alle Olimpiadi invernali che Torino e le sue valli hanno inviato al Coni. Un documento molto articolato quello realizzato dall’architetto Alberto Sasso su incarico dell’Unione montana e modificato seguendo gli indirizzi dei consiglieri comunali M5s di Torino dopo il duro confronto con la sindaca Chiara Appendino.
Si parte dall’eredità di dodici anni fa, quella dei Giochi invernali del 2006, che alcuni – anche all’interno del M5s – mettono in discussione in modo radicale: “L’esperienza vissuta come evento e come successiva eredità olimpica è, di per se stesso, elemento fondamentale per generare il doveroso interesse ad una nuova candidatura dei giochi Olimpici e Paralimpici invernali del 2026 che possa migliorare l’eredità passata e valorizzarne quanto ricevuto”, si legge nel dossier. Quindi si parte dal recupero di quegli impianti e su questo si innesta l’opera di “grande rigenerazione urbana”, senza grandi cantieri e con tempi di lavorazione ridotti.
La controversia parte perchè il Coni (Comitato olimpico italiano) ha approvato la candidatura italiana per ospitare le Olimpiadi invernali del 2026, che nei prossimi mesi verrà esaminata dal CIO (Comitato olimpico internazionale). La candidatura di quest’anno però ha creato molte più polemiche che in passato visto che il Coni ha deciso infatti di presentare una candidatura di compromesso fra le tre città che si erano offerte di ospitare da sole le Olimpiadi, cioè Milano, Torino e Cortina.
Mentre Cortina è soddisfatta della candidatura condivisa, Milano e Torino speravano di ospitare da sole la manifestazione e hanno criticato la decisione del Coni.
Il sindaco di Milano Beppe Sala aveva scritto una lettera aperta al presidente del Coni Giovanni Malagò spiegando che Milano conferma la sua disponibilità «solo come venue di gare o eventi» e che «non ritiene praticabile una sua partecipazione alla governance del 2026». La sindaca di Torino Chiara Appendino aveva invece detto che Torino non sarebbe stata «stampella di altre città», chiedendo un ruolo di primo piano nell’organizzazione delle Olimpiadi (che Torino ha ospitato l’ultima volta nel 2006).
Torino fa leva sugli impianti esistenti che possono essere recuperati più facilmente, ma anche sulla geografia: “Il progetto è nato in modo corale fra Città di Torino e valli olimpiche”, ha affermato la sindaca, affiancata stamattina dal primo cittadino di Sestriere, Valter Marin.
Nel dossier si ricorda che “Torino e le venues montane sono vicine e accessibili con tempi di percorrenza diretti di circa 1h15’”, mentre la distanza dei villaggi olimpici e dei siti delle gare è percorribile con “tempi di viaggio inferiori ai 25 minuti riducendo lo stress e massimizzando la concentrazione e la prestazione degli atleti”.
Anche il capitolo sull’ospitalità ha alcuni aspetti innovativi come la “residenzialità diffusa ma strutturata” con il ripristino di alloggi sfitti o sottoutilizzati, così da ridurre i costi e aver più possibilità di riutilizzo dopo i giochi.
Puntando sulla sostenibilità economica e ambientale Appendino spera di poter convincere anche le tre consigliere M5s che lunedì hanno contestato pubblicamente la candidatura. La sindaca ha smentito di aver mai chiesto epurazioni ed espulsioni. Restano invece le divergenze con Giuseppe Sala, primo cittadino di Milano, che ieri ha ricordato la sua proposta per un’alleanza tra le due città bloccata “da parte del sistema torinese”.
“Oggi un dossier Torino-Milano non esiste – ha detto la sindaca -. È una chiacchiera che esiste soltanto sui giornali”. Dal canto suo Marin ha precisato che “non ci sono stati incontri con la città di Milano e la Regione Lombardia” e i sindaci delle località sciistiche di Torino, smentendo alcune voci sulla possibile candidatura del capoluogo lombardo con queste ultime. Stamattina, invece, Sala ha attribuito la possibilità di un’alleanza Torino-Milano al governo: “Potrà fare un tentativo di mettere insieme più candidature, ma poi realisticamente si andrà su una candidatura secca”.
«La delibera del Coni non è un progetto e quindi non è giudicabile. Chiarezza non c’era ieri e chiarezza non c’è nemmeno oggi», ha tenuto ha precisare Malagò. «La governance si dovrà attuare e definire quando quella che oggi è una candidatura diventerà un’Olimpiade. Al momento siamo solo candidati: non abbiamo preso le Olimpiadi, ci siamo iscritti alla gara», è la posizione del numero uno del Coni, Giovanni Malagò, alla luce della lettera del sindaco di Milano e del sì unanime ottenuto della Giunta nazionale del Coni alla candidatura italiana ai Giochi con Cortina, Milano e Torino insieme.
«Non cambia assolutamente niente dopo le parole di Sala – ha precisato Malagò -: l’ho sentito ieri e oggi tante volte». In ogni caso, «Si tratta si una grande opportunità per il nostro paese, se siamo andati avanti vuol dire che non c’è stata nessuna contrarietà da parte del Cio. Vediamo cosa succederà, ma la nostra candidatura è molto forte».
Nonostante le polemiche, il Consiglio nazionale del Coni ha approvato all’unanimità la candidatura del Nord. Un piano da 376 milioni di costi – meno del più sobrio dei dossier singoli, quello di Cortina – che spalma le discipline sulle tre aree.
La Lombardia ne esce trionfante: la Valtellina incassa biathlon, freestyle, snowboard e sci di fondo; Milano avrà short track, pattinaggio di figura, hockey su ghiaccio e curling. Cortina avrà bob e slittino, salto, e tutto lo sci a parte lo slalom speciale che andrà a Sestriere. A Torino resta ben poco: lo sci a Sestriere, il pattinaggio di velocità all’Oval e una parte dell’hockey al PalaAlpitour.
Il CIO deciderà dove si svolgeranno le Olimpiadi 2026 nel settembre 2019, in un convegno che si terrà a Milano; al momento le altre città che hanno manifestato interesse a ospitarle sono Calgary, in Canada; Erzurum, in Turchia; Sapporo in Giappone e Stoccolma, in Svezia.
Lucia Artieri