www.ilpopolo.news * di LOREDANA VACCAROTTI *
Come tutti sappiamo il Parmigiano Reggiano , come del resto tutte le primizie gastronomiche Top italiane, viene esportato ovunque. Quindi se la notizia che ci arriva dall’Onu fosse confermata, potrebbe riportare effetti gravissimi sull’economia del Paese.
Lottare contro diabete, cancro e malattie cardiovascolari è corretto. Non lo è invece diffondere informazioni false e superficiali. Durissima la reazione del Consorzio del Parmigiano Reggiano alle notizie anticipate su molti quotidiani, secondo cui il 27 settembre a New York l’assemblea delle Nazioni Unite discuterà una risoluzione per invitare gli Stati a misure restrittive su grassi saturi, sale e zuccheri.
“Paragonare il Parmigiano Reggiano alle sigarette è un’assurdità”. Molti si diranno: tanto vale ricominciare a fumare. Le linee guida allo studio potrebbero prevedere una tassazione aggiuntiva sui prodotti contenenti grassi saturi, zuccheri e sale oltre all’introduzione di un’etichettatura nutrizionale simile a quelle semaforiche. Insomma l’85% delle DOP Italiane, tra cui prodotti di eccellenza come l’olio extravergine o il Parmigiano Reggiano, sarebbe penalizzata e messa in cattiva luce di fronte ai consumatori di tutto il mondo, colpendo quei 41 miliardi di euro di export agroalimentare fatturati nonostante i danni dell’Italian Sounding, stimato in 90 miliardi di euro di cui 23 miliardi solo mercato USA.
Paragonare il nostro formaggio Dop al fumo, è come paragonare la Puglia alla Colombia?
“Il Parmigiano Reggiano, dice il direttore del Consorzio Parmigiano Reggiano – si produce oggi come nove secoli fa: con gli stessi ingredienti (latte crudo, caglio e sale), con la stessa cura artigianale e con una tecnica di produzione che ha subito pochi cambiamenti nei secoli, grazie alla scelta di conservare una produzione del tutto naturale, senza l’uso di additivi.Secondo uno studio, se a tutte le bevande e a tutti i cibi zuccherati, con sale o con grassi saturi venisse applicata una tassa del 20%, l’aggravio nel carrello della spesa di una famiglia media ammonterebbe a più di 500 euro all’anno in Italia (a più di 600 dollari negli Stati Uniti e a circa 500 sterline in Gran Bretagna), per cui complessivamente i consumatori italiani avrebbero ogni anno 13,5 miliardi in meno da spendere. Ecco allora il dubbio che arriva dritto all’agroalimentare italiano: e se basta sostituire lo zucchero con l’aspartame, vuol dire i guadagni saranno per i produttori di sostituti chimici per alimenti?
Ma il comparto agroalimentare italiano non è l’unico a doversi preoccupare: tutti i Paesi della dieta mediterranea potrebbero trovarsi a proteggere i migliori prodotti della propria tradizione alimentare: dai formaggi francesi alle olive greche al jamòn iberico.
Questa notizia, sembra essere smentita come fake, permettetemi la battuta, in questo caso una bufala, allora se la nostra pizza, olio, prosciutto e parmigiano reggiano nuocciono alla salute, fuori ai Mc Donald metteranno un’insegna con un teschio? Morte sicura, tra big tasty e coca cola! Quindi cominciamo a dire addio ai take way, 4 salti in padella, camembert, wurstel, sofficini.
Comunque dopo qualche giorno arriva anche il dietro front dell’Onu, sembra così passata la tempesta estiva, anche se le Nazioni Unite ribadiscono lotta dura, tramite l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), alle malattie del terzo millennio, come quelle cardiovascolari, insieme al diabete, ipertensione, e cancro..
Nessun voto contro dunque, niente bollino nero e né rischi di equiparazione degli eccessi nei consumi alimentari ai danni del fumo. Già ieri sera da Ginevra il primo importante segnale di tregua: L’Oms non «criminalizza specifici alimenti», ma fornisce indicazioni e raccomandazioni per una dieta sana, ha precisato Francesco Branca, direttore del dipartimento di nutrizione dell’Oms per la salute e lo sviluppo, evidenziando che le notizie di «bollini neri dell’Oms su tale o tale alimento non sono corrette».
In automatico si calmano le acque anche al Consorzio del Parmigiano Reggiano: «Abbiamo letto con attenzione il documento “Time to deliver” e risulta evidente – commenta Riccardo Deserti, direttore Consorzio Parmigiano Reggiano – che l’Oms non ha messo sotto accusa le eccellenze italiane, né tanto meno il Parmigiano Reggiano che è noto per essere sano e naturale, per l’alta digeribilità, l’elevato contenuto di calcio e minerali, l’assenza di additivi e conservanti.
Come si dice..tutto è bene quello che finisce bene.
P.s) però per dirla tutta, su una cosa sono d’accordo, il parmigiano è come il fumo: io ne soffro di dipendenza.
Dott.ssa Loredana Vaccarotti – VITERBO