Exsurge Domine è una bolla papale emessa da Papa Leone X il 15 giugno 1520 in risposta sia alle 95 tesi sulle indulgenze del 1517 che agli scritti successivi del teologo tedesco Martin Lutero. Il Papa esige che Lutero ritratti 41 errori specificati desunti dalle sue tesi o negli scritti successivi, entro un periodo di sessanta giorni dalla pubblicazione.
Lutero aveva già spregiativamente bruciato in pubblico la bolla papale “Exsurge Domine“, con la quale era stato minacciato di scomunica se non avesse desistito dal proprio intento riformatore.
All’epoca si credeva generalmente che dopo la morte i peccatori venissero puniti per un lungo periodo di tempo. Tuttavia si diceva che questo periodo poteva essere abbreviato grazie alle indulgenze concesse, con l’autorizzazione del papa, in cambio di denaro e con funzioni funebri a pagamento.
La predicazione contro la vendita delle indulgenze fu, quindi, il primo atto “riformatore” intrapreso da Lutero, giacché proprio a Wittenberg il principe Federico di Sassonia aveva impiantato tale pratica, avendo ottenuto da Roma il permesso di esercitarla una volta l’anno il giorno di Ognissanti. In tre occasioni, nell’anno 1516, Lutero parlò contro le indulgenze, affermando che il semplice pagamento non poteva garantire il reale pentimento dell’acquirente né che la confessione del peccato costituisse di per sé una sufficiente espiazione. La situazione degenerò nell’anno seguente (1517) quando un altro esempio di vendita delle indulgenze dalle amplissime ramificazioni richiamò l’attenzione di Lutero.
La fama del monaco ribelle si diffuse in tutta la Sassonia elettorale: tra teologi, semplici religiosi, artigiani, studenti, il principe elettore e la sua corte. Due elementi, più di ogni altra cosa, contribuirono a questo rapido successo dei suoi principi riformatori: l’interesse generale che suscitava questa disputa, giacché trattava tematiche molto vicine alle esigenze materiali e spirituali della popolazione; in secondo luogo la stampa a caratteri mobili, che consentì la stesura e la diffusione in migliaia di copie delle tesi luterane e dei successivi scritti e che permise la lettura delle Scritture in tedesco nella traduzione curata dallo stesso Lutero. Il 15 giugno 1520, Leone X emanò la bolla “Exsurge Domine” con la quale dava a Lutero sessanta giorni di tempo per ritrattare, pena la scomunica. Per tutta risposta Lutero, il 10 dicembre 1520, diede pubblicamente fuoco ai volumi di diritto canonico, nonché alla stessa bolla papale. Il 3 gennaio dell’anno seguente, la bolla “Decet Romanum Pontificem” sancì la scomunica di Lutero.
A questo punto spettava all’autorità laica e quindi all’Imperatore assicurare l’arresto dell’eretico e consegnarlo a Roma. Nel giugno del 1519, Carlo d’Asburgo era stato eletto imperatore e non poteva certo ignorare, come il papa, il vasto consenso che il riformatore aveva aggregato. Il vasto potere nelle mani di Carlo, d’altro canto, aveva delle basi molto fragili. Così nell’aprile del 1521 convocò Lutero alla Dieta di Worms, dove prese possesso formale dell’autorità imperiale, per verificare ulteriormente la possibilità di ritrattare.
Il riformatore giunse a Worms il 16 aprile 1521 e il giorno successivo comparve di fronte alla Dieta e all’imperatore; gli venne chiesto se era disposto a ritrattare ed egli inaspettatamente chiese un giorno di tempo per riflettere.
Il giorno seguente pronunciò la famosa risposta:
«Se non sarò convinto mediante le testimonianze della Scrittura e chiare motivazioni razionali – poiché non credo né al papa né ai concili da soli, essendo evidente che hanno spesso errato – io sono vinto dalla mia coscienza e prigioniero della parola di Dio a motivo dei passi della Sacra Scrittura che ho addotto. Perciò non posso né voglio ritrattarmi, poiché non è sicuro né salutare agire contro la propria coscienza. Dio mi aiuti. Amen».
Il giorno dopo la Dieta venne informata delle decisioni dell’Imperatore: egli si dichiarava disposto a rispettare il salvacondotto che aveva concesso a Lutero e quindi gli concedeva d’allontanarsi; nel contempo però affermava di essere deciso ad «agire contro di lui come contro un eretico notorio».
L’editto di Worms (maggio 1521), col quale Lutero veniva posto al bando, formalizzò queste decisioni: Lutero era un fuorilegge e un nemico pubblico, chiunque poteva ucciderlo impunemente, sicuro dell’approvazione delle autorità.
La Riforma protestante era però ormai inarrestabile e la scomunica non ebbe gli effetti voluti. Lutero continuò a scrivere, predicare e insegnare.
di Antonio Gentile