L’Aquila: lo stato della ricostruzione a nove anni dal terremoto.
di ANTONIO GENTILE
La Democrazia Cristiana muove pesanti critiche alla gestione della ricostruzione de L’Aquila e delle zone terremotate da parte di una classe politico/parlamentare insufficientemente attenta ai reali e gravi bisogni delle popolazioni colpite da questo dramma.
Senza voler evocare casi di “idiozia politica” che parlano da sè e di cui si è abbondantemente occupata la cronaca mettendo in ridicolo le istituzioni dello Stato italiano e la classe politica al governo, possiamo constatare che dalle 3.32 l’Aquila non è stata più la stessa e la sua storia e quella dell’Abruzzo è cambiata per sempre.
Un violento terremoto di magnitudo momento 6,3 colpiva L’Aquila, scuotendo il capoluogo abruzzese e i suoi abitanti, era il 6 aprile 2009, esattamente nove anni fa. Attimi di terrore che lasciarono dietro di sé macerie, 309 vittime e 80mila sfollati in tutto il territorio provinciale e nel teramano.
Il nostro Paese è ormai drammaticamente esperto a intervenire nell’emergenza causata dai disastri naturali, tanto quanto risulta deficitario nella gestione di quanto succede dopo: ricostruzione e maggiori investimenti in prevenzione. A distanza di quasi un decennio dal dramma, è il Consiglio nazionale dei geologi a testimoniare come stanno le cose al L’Aquila, facendo innanzitutto una differenza tra ricostruzione privata e pubblica.
La ricostruzione de L’Aquila e degli altri comuni colpiti dal sisma del 2009 continua a procedere. Come ci hanno insegnato gli altri disastri tellurici che hanno colpito il nostro Paese il recupero dei territori ha bisogno di tempi lunghi. Non meno di dieci anni.
Ma dopo 9 anni L’Aquila è rinata? Un “no” sarebbe troppo pessimista ma un “sì” poco reale. La verità è che ci si sta muovendo con lentezza degna della peggiore burocrazia e quello che si è fatto in 9 anni di sicuro si poteva fare nei primi 3. Gli edifici sono ancora in costruzione e sono molti, il tessuto sociale sfilacciato, il territorio con le new town cambiato e sparpagliato, e dopo nove anni si sente tutto il peso di quelle sistemazioni “provvisorie” che iniziano a crollare, cedere e ad essere inadeguate.
Secondo la “Relazione sullo stato di avanzamento del processo di ricostruzione post-sismica nella Regione Abruzzo”, la più aggiornata disponibile, presentata nel giugno 2017 e aggiornata al 31 dicembre 2016, sono stati finora stanziati 21 miliardi di euro. Per concludere il processo di ricostruzione ne serviranno altri 4 miliardi, portando il costo complessivo del processo a 25 miliari. Uno sforzo pubblico in termini economici notevole.
La maggior parte di questi finanziamenti pubblici è stata destinata ai professionisti e alle aziende del territorio, molte delle quali provenienti da L’Aquila stessa.
La ricostruzione de L’Aquila, nove anni dopo il terremoto risulta a buon punto grazie alla concessione di 6 miliardi di euro, la somma già erogata è pari al 69,5% sul totale richiesto. La ricostruzione pubblica, invece, procede più lentamente: sono stati erogati 1,3 miliardi di euro su un totale di 2 miliardi di euro, in questo caso il totale stanziato è pari al 62,1% rispetto alla cifra richiesta.
Attualmente sono ancora 8.024 le persone alloggiate nei Progetti Case e 2.149 quelle che si trovano nei Map (moduli abitativi provvisori), secondo i dati aggiornati al 31 marzo 2018. Nel totale sono tuttavia ricompresi anche gli sfollati del terremoto del centro Italia che comunque sono una netta minoranza anche se un dato preciso non è al momento disponibile. Nel dettaglio i nuclei familiari assegnatari di alloggi del Progetto Case sono 3.162, i nuclei familiari assegnatari di alloggi Map 1.086. Gli alloggi liberi sono 402 nel Progetto Case e 74 nei Map.
Il terremoto non è affatto passato, nè la storia è chiusa. E’ancora tempo di lottare per la sopravvivenza ! Non bisogna mollare, ma soprattutto non bisogna dimenticare: almeno nel rispetto delle 309 persone che persero la vita.
di ANTONIO GENTILE – FROSINONE
Segretario nazionale Vicario Dip. Sviluppo e organizzazione della Democrazia Cristiana