“In questi giorni è tornata d’attualità la vicenda di un altro viadotto costruito dall’ingegner Morandi. Il ponte è chiuso al traffico da circa un anno dopo le segnalazioni degli ambientalisti. Per metterlo in sicurezza ci vogliono 30 milioni di euro, ma in tanti dopo Genova premono per abbatterlo“
“In Italia i ponti ‘scaduti’ e da revisionare sono circa diecimila. Gli elementi principali alla base del rischio crollo, secondo i dati, sono i volumi di traffico e l’età dei manufatti. Quando quest’ultima è superiore a 50 anni e le strutture sono ancora interessate da grossi volumi di traffico, si accende un campanello d’allarme: questi ponti sono diecimila. Purtroppo la normativa che regola le nuove costruzioni, introducendo il grado di sicurezza strutturale, è solo del 2008″.
Il ponte crollato il 14 agosto a Genova non è l’unico viadotto progettato dall’ingegnere Riccardo Morandi, sul quale in queste ore si stanno concentrando le attenzioni degli esperti per valutarne le condizioni di sicurezza. A preoccupare è soprattutto un viadotto realizzato circa 50 anni fa alle porte di Agrigento, che collega il quartiere di Villaseta con la strada che va a Porto Empedocle. L’opera è stata chiusa dall’Anas nel 2017 a seguito delle segnalazioni di diverse associazioni ambientaliste, tra cui Mareamico, che evidenziavano la presenza di preoccupanti crepe sulla struttura.
Il viadotto agrigentino, che fin da subito ha sollevato i malumori degli ambientalisti per il forte impatto sul territorio, è stato realizzato a seguito della storica frana che nel ’66 devastò il centro storico di Agrigento. Per mettere in sicurezza la strada che si erge a centinaia di metri dal suolo sorretto da altissimi piloni, occorrono almeno 30 milioni di euro, ma sono in tanti che, anche a seguito della tragedia di Genova, premono per abbatterlo.
“Secondo quanto ricostruito da fonti istituzionali, la parte maggiore della rete stradale, 1,3 milioni di chilometri, è competenza dei comuni, altri 155mila chilometri sono delle Regioni, mentre l’Anas si occupa di 25.500 chilometri di strade e del 90% dei 24.241 chilometri di strade statali. A questi si aggiungono i 7.123 chilometri di autostrade, con 686 gallerie e 1608 tra ponti e viadotti, “la cui responsabilità e manutenzione è affidata ai concessionari”.
Già prima del cedimento del ponte Morandi a Genova, erano state diverse le segnalazioni di strutture malridotte e potenzialmente pericolose in ogni parte d’Italia: segnalazioni moltiplicatesi in maniera esponenziale soprattutto sui social network nelle ore immediatamente successive alla tragedia ligure.
“Non sempre le denunce di cittadini e amministrazioni locali, che parlano di piloni e strutture fatiscenti, rugginose e con crepe, mettono in evidenza casi di vero pericolo per la tenuta strutturale delle opere. Ma in molti casi gli allarmi sembrano fondati”.
E tra i casi citati c’è proprio il Viadotto dei Lavatoi a Como che, scrive il giornale, “pare a rischio”. Sempre nella nostra zona si fa riferimento anche ai ponti della Milano-Meda (alcuni, secondo una perizia andrebbero chiusi entro fine agosto, come riporta Milano Today) e al cavalcavia Isella a Lecco.
“Questi ponti sono fatti con una struttura di acciaio ricoperta di calcestruzzo. Il calcestruzzo è solo una copertura che serve a proteggere i materiali ferrosi dall’acqua e quindi dall’ossidazione, ma il calcestruzzo ha una sua vita utile, trascorsa la quale l’umidità passa e inizia un processo di carbonatazione, che avvia l’ossidazione che provoca la corrosione. Ha presente quando sul calcestruzzo compaiono delle strisce nere? Quello è l’ossido del ferro che sta uscendo. Ci mette dieci o quindici anni questo processo a compiersi. Alla fine fuori sembra tutto a posto, dentro però l’armatura è sparita”.
In Italia ci sono un milione e mezzo di ponti, “ma se calcoliamo le campate di ciascun ponte, come è corretto fare, arriviamo a tre o quattro milioni di strutture. Ma sa quanti sono quelli sotto monitoraggio? Sessantamila. Di quelli sappiamo tutto, degli altri quasi nulla, spesso le amministrazioni locali, senza soldi né competenze, non sanno nemmeno di quanti ponti dispongono”.
Tra il 2016 e il 2017 su tutta la rete stradale italiana sono stati otto in tutto i ponti crollati. E tantissimi altri sono quelli a rischio crollo.Tra i ponti a rischio, che ingegneri ed esperti hanno denunciato, vi è ad esempio quello della Magliana, a Roma.
Anche sulla Milano Meda la situazione ponti è critica, come rivela un’inchiesta pubblicata sul Corriere della sera. Sulla strada transitano ogni giorno centomila automobili. L’anno scorso l’ingegnere Giuseppe Giunta aveva sostenuto la necessità di bloccarli al traffico.
Quello sulla A6 tra Torino e Savona.
In Calabria a rischio anche il ponte Celico, che collega le città di Crotone e Cosenza lungo la strada Statale 107 e un’altra serie di ponti sempre in Calabria, in Campania, in Basilicata (come quello sulla Basentana).
Poi ci sono ponti talmente pericolanti da essere stati chiusi prima di un eventuale frana: come ad Agrigento, dove da 16 mesi rimane chiuso un altro ponte progettato dall’ingegner Riccardo Morandi..
Tra le tante curiosità possiamo dire che l’Ing. Morandi non è famoso solo per le opere faraoniche ponti , ma anche in un grattacielo costruito 50 anni fa nel centro della città di Frosinone, una zona che pur non soggetta a ripetuti terremoti è considerata a rischio sismico, e proprio nel 1968 ci fu l’inaugurazione del grattacielo “L’Edera“, a Frosinone, il mondo viveva mesi di grande fermento. Ma anche di grande turbamento. Storico, politico, economico e culturale. Quindi non oso nemmeno pensare a cosa può succedere, visto la bella età del palazzone, nella speranza che qualcuno si interessi a una sana manutenzione adoperando controlli per la sicurezza della città e dei cittadini del capoluogo Ciociaro..
Possiamo solo augurarci che lo stato italiano in collaborazione con la protezione civile, attui subito un piano di risanamento di tutto il tratto autostradale, senza trascurare le strade interregionali, dove ci sono ponti e cavalcavia a rischio crolli.
di Antonio Gentile