A cura di Nicola Buson (Padova)
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Vice-Segretario Amministrativo nazionale della Democrazia Cristiana italiana
< PROFICUO INCONTRO TELEMATICO (IN VIDEO-CONFERENZA) TRA LA DIRIGENZA NAZIONALE DELLA C.S.L.E E QUELLA DELLA DEMOCRAZIA CRISTIANA >.
Si è svolto martedì pomeriggio (14 giugno 2022), con inizio alle ore 16.oo, il programmato incontro settimanale tra la Dirigenza nazionale della C.S.L.E. (Confederazione Sindacale dei Lavoratori Europei e quella del partito della Democrazia Cristiana italiana.
Prosegue dunque una proficua collaborazione tra le due Organizzazioni che oltre ad approfondire la reciproca conoscenza intendono affrontare interessanti questioni concernenti il mondo del lavoro e soprattutto la tutela del Lavoratore, visto e considerato che esiste una situazione particolarmente critica e sofferta rispetto a tanti argomenti e problematiche attualmente sul tappeto.
Da qui la pronunciata posizione di autonomia da parte della C.S.L.E. che preferisce senz’altro proseguire per la propria strada differenziandosi dalle altre Sigle sindacali che sembrano piuttosto appiattite su posizioni filo-governative e che non tutelano sufficientemente gli interessi dei lavoratori.
Lo ha sottolineato a chiare lettere il Presidente Confederale CS.L.E. Prof. ANTONIO LABATE (Massa Carrata) e questa posizione è stata anche rimarcata dal Vice-Presidente nazionale del Sindacato Dott.ssa LUISA PARATORE (Tivoli/ in provincia di Roma), presente anch’essa all’incontro telematico un video-conferenza tra C.S.L.E. e DEMOCRAZIA CRISTIANA.
E’ stata anche richiamata la riflessione in corso di svolgimento a commento della Direttiva europea in materia di salario minimo recentemente approvata a Strasburgo.
I salari si aumentano se crescono “gli investimenti, le competenze delle risorse umane e la produttività complessiva dei vari fattori esistenti.
In assenza di questi presupposti gli aumenti dei costi possono generare nuova inflazione od offrire nuovi spazi per ampliare le prestazioni sommerse che, in Italia, sono la vera fonte del “dumping” contrattuale esistente in molti settori importanti dell’economia, a partire dai servizi.
Di recente in Italia il “management” aziendale era tutto ben concentrato nell’individuare le azioni più efficienti per cogliere le opportunità della ripresa economica post pandemia.
Ovviamente, dopo l’aggressione effettuata dalla Russia e la guerra in Ucraina il quadro di riferimento è cambiato radicalmente.
Sovente negli eventi bellici c’è molto spazio per la speculazione più spregiudicata.
Viene messa in discussione la struttura di importanti mercati di approvvigionamento, soprattutto energetici, frazionati anche per effetto di errori di valutazione delle dinamiche sia economiche che geopolitiche , a seconda dell’accettazione passiva di modelli di globalizzazione, dove i prezzi delle materie prime strategiche variano significativamente di ora in ora.
Non solo nel breve periodo, ma anche nel medio, ci sono aumenti nei costi di produzione e della logistica, tali da non poter essere riportati dalle politiche aziendali ai livelli più bassi precedenti gli eventi bellici.
Questa ridotta elasticità porta con sé la ricerca di recupero di produttività a spese del fattore lavoro.
Ne consegue un aumento della fragilità dei lavoratori. Le ragioni di una giusta remunerazione di quest’ultimi sono sacrificate al lievitare dei costi, ad un contenimento degli aumenti dei prezzi per ovvie ragioni di concorrenza sui vari mercati.
A questa globalizzazione “selvaggia” (senza più regole) si aggiunge l’inflazione, che sta erodendo il potere di acquisto, in particolare dei gruppi sociali più deboli con gli aumenti di prezzo, già riscontrabili , ad esempio nella filiera alimentare.
A fronte di questa congiuntura negativa c’è la richiesta, da parte delle rappresentanze politiche e sindacali, di un intervento governativo di riduzione degli oneri fiscali sul lavoro (cuneo fiscale ) e di stipula di accordi internazionali per forniture di gas naturale a prezzi più competitivi.
É senz’altro conveniente agire sui vari mercati di approvvigionamento ed altrettanto rivedere le filiere tecnologiche messe in discussione dagli eventi geo-politici , che prevedono di ridisegnare la geografia della globalizzazione.
La tutela dei lavoratori dall’attuale avversa congiuntura, nel breve periodo, può essere perseguita con misure di sussidi monetari (defiscalizzazione).
Tuttavia non si risolve la crescente fragilità del mondo del lavoro e l’ingiusta redistribuzione dei redditi, sempre più a favore del Capitale.
Nella misura in cui le imprese italiane hanno difficoltà ad aumentare il valore aggiunto dei loro prodotti (e per poterlo fare il più delle volte, devono operare sul costo del lavoro), la fragilità sociale è evidente !
Siamo sempre più convinti che i tempi sono maturi per una politica industriale di tipo strutturale e selettiva.
Due campi di intervento: formazione/educazione e ricerca & sviluppo /innovazione.
Intervento pubblico: università, centri di ricerca, istituti di formazione.
Programmi d’investimenti pubblici a medio-lungo termine diretti in strutture ”pubblico-privato”.
Un deciso no ai sussidi monetari e a pioggia, sì allo sviluppo di strutture che garantiscano la qualità del servizio e la sua durata nel tempo, superando la caducità congiunturale.
Sì ad un sistema di imprese con un alto margine di profitto da redistribuire; sì ad un lavoro di alta qualità, remunerato in misura pari a quella delle economie più avanzate; sì ad un’economia industriale in sintonia con i nuovi assetti mondiali.
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