A cura di FERNANDO CIARROCCHI (Monteprandone/prov. Ascoli Piceno)
fernando.ciarrocchi@dconline.info * Tel. 347-2577651
Coordinatore della redazione giornalistica de “Il Popolo” della Democrazia Cristiana.
Responsabile nazionale dell’Agenzia Stampa “Libertas”
Vice-Segretario nazionale del Dipartimento Sviluppo – Comunicazione – Marketing” della Democrazia Cristiana
Editorialista del ” Il Popolo” della Democrazia Cristiana
< Quale via della seta? Quella di P. Matteo Ricci o quella di XI Jinping ? >
A voler attivare la nostra memoria a mo’ di moviola è agevole ricordare gli innumerevoli squilli di chiarine e di trombe da parte della stampa quando l’ ex titolare della Farnesina insieme all’allora Presidente del Consiglio dei ministri, Prof. Giuspppe Conte, annunciarono, appunto, in pompa magna, la sottoscrizione del trattato commerciale reso noto con la dizione roboante ” Sulla via della seta “.
Un modo quasi elegante per dire agli italiani e all’Europa che da quel giorno in avanti si sarebbero attivati intensi scambi commerciali con il colosso asiatico.
Sembrava che fosse stata fatta un’operazione che non aveva eguali nella storia. Si forse, perché, comunque, si imprimeva un’accelerazione al processo di cinesizzazione dell’occidente , un sorta di avallo implicito , ma poi implicito neppure tanto, meglio esplicito, a voler dire che l’Occidente sarebbe stato propenso a stringere ulteriori accordi anche culturali con la Cina per far capire che lo scacchiere internazionale delle alleanze sarebbe potuto cambiare e aprire una nuova era di rapporti geopolitici.
Tanto che in quei giorni, in quei mesi , già si sentiva parlare se era meglio continuare ad essere nell’alleanza atlantica , quindi con gli STATI UNITI D’AMERICA, oppure iniziare a fare più di un occhiolino al gigante asiatico nelle prospettiva di nuovi rapporti nello scenario politico-economico internazionale.
Grazie a Dio, i tanti avvenimenti e circostanze che si sono susseguiti hanno portato l’allora ministro italiano degli esteri, Luigi di Maio, a rivedere l’iniziale posizione pro via della seta e confermare l’alleanza dell’Italia nel Patto Atlantico , quindi, con gli alleati di sempre, con i nostri alleati storici, gli STATI UNITI D’AMERICA. Del resto non poteva prendere altra posizione : historia docet.
A proposito di “Historia docet” tutti si affannarono nel trovare una giustificazione storica al tanto reclamizzato “Patto della seta” però davvero a riguardo hanno confuso la lana con la seta quando si sono cimentati nei rifrementi storici.
Hanno iniziato richiamando Marco Polo, l’antesignano del rapporti commerciali con il mondo asiatico.
L’autore de “Il Milione” la cui prima edizione è datata 1298. La celebre opera racconta dei viaggi in Cina, in Asia, che Marco Polo intraprese insieme al padre Niccolò Polo e allo zia Matteo Polo, mercanti e viaggiatori veneziani tra il 1271 e il 1295.
Sono riportante le sue esperienze alla corte di Khan il più grande sovrano orientale dell’epoca cui rimase a servizio per 17 anni.
Altro italiano di grande prestigio che aprì la via verso l’oriente fu P.Matteo Ricci, marchigiano, nato a Macerata il 6 ottobre 1552, gesuita, matematico, cartografo e sinologo. Fu apprezzato moltissimo dal popolo cinese : intelligentissimo tanto che riuscì essere cinese tra i cinesi.
Non a caso impresse un forte impulso all’azione evangelizzatrice tanto da essere stato riconosciuto come uno dei più grandi missionari cristiani in Cina.
P. Matteo Ricci era tanto apprezzato e stimato che fece parte per molti anni della Corte dei Ming. E’ sepolto a Pechino dove passò alla Casa del Padre l’11 maggio 1610.
Questi sono i nostri predecessori che nulla hanno a che fare con il Patto della seta di Di Maio e Conte.
“Il Patto della seta ” dell’ex governo giallo verde ha avuto come interlocutore XI-Jinping : il padrone assoluto della Cina.
Ruolo di potere assoluto confermatogli dagli oltre 2300 delegati, tutti suoi fedeli fino all’impossibile, a conclusione del XX congresso del Partito comunista cinese conclusosi il 22 ottobre 2022.
Eclatante l’allottamento dalla mega assemblea congressuale del PCI cinese dell’ex Premier Hu Jintao, oggi settantanovenne durante lo svolgimento dei lavori.
L’anziano ex premier sembrava confuso ma ha opposto quel po’ di resistenza che poteva al commesso che lo invitava ad alzarsi.
Hu Jintao durante i suoi 10 anni di mandato la Cina si è aperta al mondo esterno e le Olimpiadi del 2008 mostrarono i lati migliori della Cina la cui reputazione globale era più che positiva fra turisti in arrivo e società straniere che vi si stabilivano.
Xi- Jinping dalla assemblea dei suoi 2300 delegati ha avuto un nuovo mandato a guidare in modo assoluto la Cina per altri 5 anni fermo restando che ha proceduto a modificare lo statuto del Partito Comunista Cinese prevedendo la possibilità di essere Capo cinese assoluto per tutta la vita eliminando qualsiasi forma di opposizione: una dittatura a vita incentrata sul culto della sua personalità tanto da essere più potente di Mao.
Sulla ” deportazione” nel mentre si svolgevano i lavori dell’assemblea del partito comunista cinese, sembra aleggiare, l’ombra della purga anche se l’agenzia stampa del regime cinese si è affrettata a diramare il suo comunicato stampa in cui a proposito di H Jintao ha scritto “Stava male”.
E’ proprio è il caso di affermare “il lupo perde il pelo ma non il vizio”.
E pensare che il governo giallo-verde ha sottoscritto un accordo commerciale con il gigante asiatico che è in costante attività per la conquista dei maggiori mercati mondiali per poi tentare di imporre la sua cultura che tutt’altro è che democratica: questo è lapalissiano a tutti.