RIFLESSIONE SU ELEMENTI DI “PERMACULTURA” PER UNA SOCIETA’ CHE METTE AL CENTRO LA PERSONA !

RIFLESSIONE SU ELEMENTI DI “PERMACULTURA” PER UNA SOCIETA’ CHE METTE AL CENTRO LA PERSONA !
Ing. Liborio Mirabella 

A cura di Ing. Liborio Mirabella (Catania)

liborio.mirabella@dconline.info * cell. 371-1750527 * 

Segretario regionale per lo Sviluppo e l’Organizzazione della Democrazia Cristiana regione Sicilia

< RIFLESSIONE SU ELEMENTI DI “PERMACULTURA” PER UNA SOCIETA’ CHE METTE AL CENTRO LA PERSONA E NON IL SUO SFRUTTAMENTO PER SCOPI BEN POCO NOBILI >.

In questi ultimi mesi abbiamo sviluppato – specie in regione Sicilia – una riflessione, accompagnata anche da azioni, per creare una valida alternativa ad un modello di Società che ci opprime e non ci rende affatto soddisfatti.

Prof. Eliseo Le Mura

La riflessione non può che sfociare in un’azione di carattere politico, perchè solo attraverso la Politica (quella con la P maiuscola) si può sperare di cambiare le cose in meglio.

E’ una riflessione che ha coinvolto più forze politiche che stanno dialogando tra di loro, con un confronto che speriamo possa proseguire in termini sempre più positivi e propositivi per creare quella alternativa concreta e positiva che tutti auspichiamo.

Essa ha coinvolto Democrazia Cristiana, Partito del Valore Umano, Movimento Gilet Arancioni ed anche altre forze politiche siciliane sostanzialmente centriste e disponibili ad un dialogo ed un confronto con noi.

Dott. Marcello Motta

In particolare vorrei ringraziare il prof. Eliseo Le Mura ed il dott. Marcello Motta con i quali ho avuto più spesso occasione di confrontarmi per elaborare insieme a loro alcuni pensieri che ho il piacere ora di presentarVi.

<< C’e’ un momento nella nostra vita, in cui imbocchiamo una strada nuova, fino a quel momento inesplorata.

È successo questo ad alcuni di noi quando abbiamo elaborato per la prima volta l’idea di COMUNITÀ DIFFUSA (all’interno di un modello economico basato sulla produzione e sullo scambio di beni e servizi ) ed ipotizzando l’uso MONETA LOCALE.

Dott. Alberto Gulisano

Una comunità intesa come società solida non più ” liquida” capace di fornire quella protezione sociale, soprattutto garantire quel Bene Comune a quella fascia sociale rappresentata dagli ultimi (anziani, disabili, bambini, disoccupati cronici espulsi dai cicli produttivi di questo sistema economico fondato sul modello neo-liberista).

Un tanto attraverso un modello economico di IMPRESA SOCIALE, ovvero un’impresa di lavoro che risulti la sintesi e il superamento dell’esperienza delle cooperative bianche e rosse, dei kibbutz israeliani, dei bagli siciliani.

Oggi si delinea sempre più la netta sensazione che siamo di fronte a un nuovo tipo di guerra commerciale e finanziaria.

In questo nuovo tipo di guerra che genera povertà e disorientamento, il primo obiettivo da raggiungere è la piena autosufficienza alimentare di una comunità; poi il recupero e la conservazione di attività artigianali e di saperi che stabiliscono i fondamenti di autosostentamento di una Comunità.

Senofane di Colofonte

I due elementi primari per portare avanti l’idea di <Permacultura> sono la Terra e l’Acqua.

Senofane di Colofonte, un filosofo vissuto tra il 570 a.C. e 475, a.C. aveva soggiornato lungamente a Catania.

Il padre della Permacultura l’australiano Bil Molison

Qui aveva elaborato il pensiero che “Tutto deriva dalla Terra e nella Terra tutto finisce”.

Tutti siamo nati dalla Terra e dall’Acqua”. Un’idea recuperata e applicata alla PERMACULTURA.

Permacultura accosta due termini: agricoltura permanente.

La permacultura – in sintesi – è un insieme di pratiche mirate a progettare e gestire paesaggi antropizzati che soddisfino i bisogni della popolazione.

Bil Molison (Stanley 04-051928; Hobart 24-09-2016) Biologo, agronomo, naturalista ed accademico australiano è considerat il padredelle < Permacultura >. 

In campo agrario i principi della suddetta disciplina si basano sul fatto che non è la terra a far crescere le piante, bensì sono quest’ultime a creare suolo fertile, tramite i residui organici e le sinergie che si creano con la microflora e la microfauna del terreno.

Si tratta dunque di un’agricoltura naturale e sostenibile che mira a ridurre i consumi idrici ed energetici e gli interventi dell’uomo; tutelando nel contempo la biodiversità in un contesto di ECONOMIA SOLARE.

Tutte le misure adottate nella PERMACULTURA (recupero dei terreni abbandonati ) rispondono a dei principi etici che possono essere così riassunti:

1) prendersi cura della terra (e quindi gestire con sobrietà le foreste,il suolo e l’acqua)

2) prendersi cura delle persone (accudire a sé stessi,i parenti,e la comunità).

3) condividere equamente (fissare dei limiti al consumo,alla riproduzione e redistribuire le eccedenze).

La Permacultura ha trovato la sua massima espressione nella realizzazione di < eco-agri-village >.

Tutti in una comunità devono sentirsi coinvolti, integrando tutti i campi della conoscenza umana: architetti, geometri, agronomi, biologi, periti tecnici, progettisti, agricoltori, insegnanti, economisti, sociologi, medici, avvocati, ingegneri, ecologisti, falegnami, impiegati e operai.

Il segreto della Permacultura consiste nella sinergia, nella connessione tra gli elementi, tra le cose e tra le persone in tutt’uno.

Durante la discussione abbiamo posto l’accento sul Trinomio:FILIERA AGROALIMENTARE, BENI CULTURALI, TURISMO.

In permacultura si tende ad usare molto il “design”.

Le attività svolte all’interno delle Comunità Diffuse, mirano e ambiscono al RISVEGLIO DELLA COSCIENZA POLITICA, attraverso il ritorno alla coltivazione degli orti su piccola scala.

Prepararsi l’orto diventa così un atto politico; coltivare il proprio cibo rappresenta un’AZIONE EVOLUZIONARIA nella salvaguardia personale.

Il punto è riportare il controllo della propria vita nelle mani di chi coltiva per sè stesso e per la COMUNITÀ DIFFUSA.

Gli innovatori sociali più sensibili e più attenti, stanno seminando – letteralmente – ed attraverso l’atto della PRODUZIONE del loro cibo; stanno ricostruendo la loro COMUNITÀ DIFFUSA, mentre coltivano la loro INDIPENDENZA.

Sono passati tre anni e mezzo a discutere di Mondo Migliore, ma mentre gli altri lo stanno cercando, NOI lo stiamo costruendo.

Noi vogliamo costruire un Mondo Nuovo che si prenda cura del BENE COMUNE come diretta emanazione del BENE SUPREMO, qui ed ora all’interno dì un contesto sociale sempre più corrotto, sempre più illogico, più assurdo e che non tiene conto assolutamente dei bisogni della povera gente.

A un certo punto ci siamo chiesti: che cosa possiamo?

E se questa nostra energia venisse investita in qualcosa di meglio, in qualcosa che dia valore alla nostra vita ORA E SUBITO.

Vedete, il semplice atto di coltivare il proprio cibo può far sorridere parecchie persone, ma nella sostanza sfida la matrice del controllo subdolo in svariati modi.

Farlo è diventato una affermazione politica molto più significativa che sostenere un partito o un candidato o un demagogo che ti promette una casa al mare, una in montagna, tre automobili, quattro cellulari e via dicendo, ma mantenendoti schiavo, infelice e svuotato.

Questo timido passaparola, vuole sviluppare l’autosufficienza alimentare, facendo una semplice ma coraggiosa affermazione/azione in quanto coltivare il proprio cibo, significa sfidare lo status quo,il sistema perverso e corrotto in tanti modi:

1) annullare la dipendenza dal ciclo alimentare industriale inquinato.

2) migliorare la salute e il benessere producendo cibo nutriente e nel contempo allontanare la dipendenza da alcune medicine.

3) limitare l’azione dell’industria agrochimica che sta inquinando il globo terrestre.

4) mettere in risalto i problemi che scaturiscono dal controllo burocratico-politico su chi vuole coltivare e produrre il proprio cibo.

5) permette di costruire comunità diffuse sul territorio, procurando luoghi in cui vale la pena riunirsi e svolgere attività culturali e sociali.

6) ci aiuta a capire come rimediare ai danni che stiamo procurando consapevolmente o inconsapevolmente, all’ambiente con uno stile di vita iperconsumistico .

7) ci protegge dall’insicurezza e dalla scarsità di cibo.

8) permette un più vasto risveglio della coscienza, dando un esempio da seguire ad altre persone.

Quindi in conclusione, quando ci uniamo, consapevolezza e azione creano il tipo di mutamento che un sistema di controllo rigido non può tollerare.

Questa azione reale tradotta in politica, genera efficienza ed efficacia.

E se diventasse sempre più normale creare orti in luoghi deserti e terre abbandonate, assisteremmo ogni giorno all’affermazione di un modello economico non più basato sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, ma un nuovo modello economico basato sulla PRODUZIONE e al ritorno di una società sana che ci è stata negata. Provare per credere ! >>

 

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