A cura di ROSALBA CALTAGIRONE (Trapani) * rosalba.caltagirone@dconline.info *
Segretario regionale per i rapporti con il mondo ecclesiale e del volontariato della Democrazia Cristiana della regione Sicilia.
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Abbiamo appena trascorso la Pasqua che è senz’altro, per noi cristiani, il cuore dell’anno liturgico ossia la principale festa cristiana, che ricorda la risurrezione di Gesù, nel terzo giorno successivo alla sua morte. Si tratta indubbiamente di un momento suggestivo ed emozionante su cui val la pena di riflettere con continuità, non limitandoci alla sola giornata di festa, ancorchè trascorsa in modo solenne!
L’origine della Pasqua non nasce col cristianesimo.
La parola < Pasqua > infatti deriva da < pesach >, tuttora appellativo della festa celebrata dagli ebrei.
Il suo significato è “passare oltre” ricordando l’uscita degli israeliti dall’Egitto dopo ben 400 anni trascorsi in schiavitù.
L’immagine del “passaggio” dalla schiavitù alla libertà resta, tuttavia, anche nella Pasqua cristiana, sia pur con tonalità maggiormente mistiche. Quello da cui si parte non è uno stato servile materiale (indotto dall’uomo) bensì interiore (derivante dal peccato).
Così il sangue dell’agnello con cui, su ordine di Mosè, gli ebrei dipingono gli stipiti delle porte per salvarsi dal passaggio dello “Sterminatore”, diventa figura premonitrice del sangue di Cristo (Agnello di Dio) che “salva” dalla dannazione.
La risurrezione di Gesù, dunque, per chi crede, non è altro se non la vita nuova, libera dalla “prigionia del male”, capace di trionfare anche sulla morte. Nondimeno, qualcosa, della festività israelitica è stata mutuata anche dal cristianesimo.
Ad esempio la sua dipendenza dal calendario lunare, sia pur con differenze fra confessione e confessione. I cattolici, infatti, festeggiano la Pasqua la prima domenica successiva al primo plenilunio dopo l’inizio della primavera (21 marzo), mentre gli ortodossi dopo la prima “luna nuova” successiva all’equinozio.
La data è fondamentale, perché dalla celebrazione della risurrezione di Gesù derivano altri momenti liturgici di primo livello: l’inizio della Quaresima e la Settimana Santa, che la precedono, la festa dell’Ascensione e la Pentecoste, che la seguono.
La Pasqua, inoltre, esaurisce l’omonimo Triduo, iniziato con il Giovedì Santo, proseguito con la commemorazione della Passione del Venerdì e con il silenzio del Sabato Santo, momento aliturgico (cioè senza celebrazioni particolari), a testimoniare l’attesa per il successivo evento gioioso !
La notte del sabato inizia la Veglia pasquale, che si compone di quattro momenti fondamentali: 1) Liturgia della luce: benedizione del cero poi portato in processione al buio all’interno della chiesa, cui segue l’annunzio pasquale; 2) Liturgia della Parola: sette letture tratte dall’Antico Testamento e due dal Nuovo; 3) Liturgia Battesimale: il cero è immerso nell’acqua del battistero, si svolgono eventuali battesimi e si rinnovano le promesse battesimali; 4) Liturgia Eucaristica: la Messa vera e propria.
Per questo periodo la Chiesa obbliga i fedeli ad accedere almeno una volta al sacramento della Confessione e a quello dell’Eucaristia.
Da una ricorrenza così importante e suggestiva, nei secoli, sono sorte numerose tradizioni. La più nota è quella delle uova, simbolo di nascita, di vita, associabile al Cristo risorto. Già i primi cristiani avevano l’usanza di pitturarle di rosso, decorandole con croci e altri segni della Passione. La bollitura potrebbe invece derivare dalla necessità di non sprecare le uova covate di prima di Pasqua che, anticamente, non si potevano consumare in Quaresima, esattamente come la carne.
A cura di ROSALBA CALTAGIRONE (Trapani) * rosalba.caltagirone@dconline.info *
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