A fronte di un progressivo impoverimento della lingua italiana e del suo studio (a cui sicuramente contribuisce la quantità abominevole di tempo che trascorriamo sui social) c’è chi propone di ripristinare lo studio del latino alle medie.
Il latino, come una sorta di “precursore”, potrebbe rinforzare le basi grammaticali e sintattiche che sono alla base del nostro linguaggio, così come lo studio della cultura classica potrebbe rinforzare la nostra capacità di pensare e argomentare. Non è facile esprimersi in merito a una questione come la reintroduzione del latino a scuola: cosa buona, cosa vecchia o semplicemente “cosa”?
Riflettendo, però, abbiamo recuperato uno stralcio di Antonio Gramsci, che merita di essere letto: “Il latino non si studia per imparare il latino, si studia per abituare i ragazzi a studiare, ad analizzare un corpo storico che si può trattare come un cadavere ma che continuamente si ricompone in vita. Naturalmente io non credo che il latino e il greco abbiano delle qualità taumaturgiche intrinseche: dico che in un dato ambiente, in una data cultura, con una data tradizione, lo studio così graduato dava quei determinati effetti. Si può sostituire il latino e il greco e li si sostituirà utilmente, ma occorrerà sapere disporre didatticamente la nuova materia o la nuova serie di materie, in modo da ottenere risultati equivalenti di educazione generale dell’uomo, partendo dal ragazzetto fino all’età della scelta professionale”.
(FONTE: Antonio Gramsci, Quaderni dal carcere, Einaudi, 1975).
“I Quaderni costituiscono un classico del pensiero politico del Novecento. Gramsci fu un uomo politico e nella politica è da cercare l’unità della sua opera. Anche negli anni del carcere fascista, che ne logorò irrimediabilmente la fibra e ne spense prematuramente la vita, Gramsci fu “un combattente politico”, un grande italiano e un riformatore europeo. Nel movimento comunista egli fu l’iniziatore della critica più pregnante dello stalinismo e del marxismo sovietico. Ma il suo pensiero trascende l’orizzonte storico-politico del suo tempo e, quando più passano gli anni e le sue opere si diffondono in contesti culturali lontani da quello in cui furono originariamente concepite, tanto più la sua ricerca si afferma come un “crocevia” delle maggiori “questioni” del nostro tempo: i delemmi della modernità, la soggettività dei popoli, le prospettive dell’industrialismo, la crisi dello Stato-nazione, il fondamento morale della politica”.
Lo studio del latino, tradizionalmente, avveniva contestualmente allo studio del corpus culturale classico: dai grandi autori alla filosofia. È proprio questo approccio olistico ad aver reso il greco e il latino le materie di elezione dell’elite intellettuale. Ed è proprio questo approccio olistico che dovremmo seguire nella scelta di ripristinare il latino alla scuola media o di orientarci verso un altro modello culturale. Non è importante quale sia il modello, ma dobbiamo assicurargli la solidità che gli studi classici si sono costruiti nell’arco di due millenni.
Diamo più valore alla lingua italiana, iniziamo dalla cultura, iniziamo dal latino discere!!!
di Antonio Gentile