Si riaprono milioni di cartelle esattoriali che erano state rottamate, un verdetto della Consulta ha di fatto bloccato l’estensione sulle norme su Equitalia alle società scorporate del fisco locale che si occupano della riscossione in centinaia di comuni in tutta italia.
Sarebbe il caso di mettere un cartello… pericolo caduta cartelle (esattoriali). Anzi, una valanga. Quella che stiamo per raccontare, infatti, è una storia che rischia di creare più di un grattacapo a moltissimi contribuenti. Tutto parte da una sentenza della Corte Costituzionale, depositata qualche giorno fa, in base alla quale viene dichiarata l’illegittimità dell’accesso alla proroga fino al 2032 per la rottamazione di quelle cartelle esattoriali gestite da società diverse rispetto ad da Equitalia, pare che sia la Soget, Si tratta essenzialmente di un ente privato, concessionario però di un pubblico servizio, infatti mentre le attività di accertamenti e controlli fiscali sono di competenza della pubblica amministrazione italiana (tramite l’Agenzia delle Entrate) la riscossione è effettuata materialmente dall’agente, che è attualmente l’Agenzia delle entrate-Riscossione, subentrata nel 2017 a Equitalia.
Si tratta quindi, di quelle società «scorporate» che si occupano delle riscossioni coattive per conto degli enti locali ma che, secondo la Consulta, non possono essere equiparabili ad un servizio pubblico. Dunque, niente maxiproroga sulla rottamazione di crediti vecchi, e spesso proprio per questo difficili da esigere. Parliamo di tasse comunali come quella sugli immobili e sui rifiuti, ma anche di multe, parliamo di cartelle risalenti al quinquennio 2000-2006, si tratta di cartelle su Ici, Tarsu e multe e spesso proprio per questo difficili da esigere.
Ma altra grande beffa o se vogliamo una “stangata” cadrà sulle spalle dei cervelli di ritorno in Italia da parte dell’agenzia delle Entrate. Secondo quanto riporta una fonte attendibile, tredici scienziati italiani, rientrati dall’estero, hanno ricevuto cartelle esattoriali da migliaia di euro, in violazione con quanto prevede il decreto legge 78 del 2010: il provvedimento dà la possibilità agli scienziati italiani all’estero di tornare in Italia pagando l’Irpef solo sul 10% dello stipendio. Nel 2017 l’Agenzia delle Entrate ha stabilito con una circolare interna e in modo retroattivo che all’agevolazione fiscale avevano diritto solo i ricercatori che si erano iscritti all’Aire, l’Anagrafe degli italiani residenti all’estero.
Per alcuni richieste di rimborso e sanzioni oltre i 100mila euro
I giovani scienziati raggiunti dalle lettere di ingiunzione, hanno scritto una lettera al viceministro dell’università e della ricerca Lorenzo Fioramonti. «Per alcuni di noi le richieste di rimborso e sanzioni potrebbero superare i 100mila euro, distruggendo i progetti di casa e famiglia costruiti con sacrificio negli anni», hanno sottolineato. I vari uffici delle Agenzie delle Entrate hanno agito in ordine sparso: «Alcune hanno applicato la norma sul rientro dei lavoratori anziché quella sul rientro dei cervelli», si legge nella lettera, secondo quanto riporta Repubblica.
Alcune agenzie richiedono Irpef, interessi e sanzioni piene
Si tratta di un’interpretazione tecnica che comporta un rimborso piccolo da parte dei ricercatori. «Altre hanno richiesto di pagare la somma completa seppur riconoscendo la non punibilità e quindi annullando le sanzioni». Con conseguenze, dal punto di vista pratico, piuttosto oscure. «Alcune Agenzie infine richiedono Irpef, interessi e sanzioni piene».
L’Italia della riscossione continua a fare cilecca nella sua macchina organizzativa che spesso assomiglia al famigerato “carrozzone”, che non vuole proprio essere cancellato dai cattivi ricordi degli italiani.
Articolo di Antonio Gentile, su segnalazione di LUCA Cesari, Vice Segretario dello Sviluppo e Organizzazione della provincia di Roma della Dc.