SAN LONGINO CHE TRAFISSE IL COSTATO DI GESU’.

 

Giovanni, tesa ad assegnare agli Ebrei tutta la responsabilità della morte di Cristo, fece sì che anche le figure dei soldati romani che molestarono Cristo sulla croce, cioè Longino e “Stefaton” (come viene chiamato secondo una tradizione medievale colui che offrì la spugna imbevuta di aceto) diventassero ebrei, come se ne trova traccia in alcune rappresentazioni iconografiche.

Matteo dopotutto (27, 65-66) scrisse che la guardia lasciata a sorvegliare il sepolcro di Cristo era dei sacerdoti del Tempio, quindi ebrea[1].
Nato nella città di Anxanum (oggi Lanciano), dove sarebbe tornato in vecchiaia, militò nella Legione Fretense, di stanza in Siria e nella Palestina attorno all’anno 30. Altre leggende sostengo che sia nato in Cappadocia. Secondo la tradizione fu il centurione romano che al momento della morte di Gesù gridò: ”Costui era veramente il figlio di Dio”[3], e che successivamente,

 

quando il corpo di Gesù doveva essere deposto dalla croce perché stava per iniziare il sabato, giorno di festa per gli ebrei, in cui non si potevano lasciare i cadaveri dei condannati a morte esposti per evitare di spezzargli le ossa delle gambe, come prescriveva la legge, per un atto di pietà, preferì colpirgli il costato con la lancia, dal quale sgorgò sangue e acqua.[4] Una tradizione medievale racconta che Longino era malato agli occhi, ma il sangue di Gesù, schizzato su di essi, lo guarì. Potrebbe essere una leggenda popolare nata per dire che la vista del sangue di Cristo, mentre era ai piedi della croce, gli aprì gli occhi alla fede

Autore Franco Capanna editorialista