Il dipinto più antico di un giovanissimo Leonardo Da Vinci è stato scoperto ed è datato aprile 1471. Ha un inestimabile valore e ritrae il profilo dell’Arcangelo Gabriele. Tale eccezionale “Pittura d’eterna vernice” eseguita su una piastrella in terracotta di forma quadra (20×20) realizzata da un giovanissimo Leonardo presso la fornace del nonno a Bacchereto, è stata attribuita dal Prof. Ernesto Solari, noto studioso di Leonardo, (recente autore di studi e importanti scoperte leonardesche relative proprio alla scultura) sulla base degli scritti stessi di Leonardo e da un confronto con le opere degli artisti che hanno preceduto l’opera di Leonardo, i suoi maestri o artisti coevi al periodo di apprendistato verrocchiesco e infine il riconoscimento di fattori caratterizzanti sia la piastrella che le maggiori opere dell’attività successiva e della maturità del Vinciano.
L’importante annuncio è stato dato dal professor Ernesto Solari, riconosciuto esperto di Leonardo e studioso di pittura europea tra il Cinque e Seicento, e dalla professoressa Ivana Bonfantino, studiosa di grafologia leonardiana. Sostiene Solari che «Leonardo era già Leonardo» già nella prima giovinezza, quando nel 1471 a soli 19 anni realizzava, su una piastrella di terracotta invetriata, l’Arcangelo Gabriele, dai lineamenti che ricordano quelli dell’artista stesso. I due studiosi, dopo tre anni di lavoro di squadra e dopo aver consultato seimila documenti, ritengono che Leonardo avrebbe dipinto la prima opera dopo l’apprendistato presso la bottega di Andrea Verrocchio. Questa prima opera di Leonardo ha un’importanza capitale anche stilare un profilo biografico dell’artista nella prima giovinezza. La prima opera certa attribuita all’artista è Il paesaggio della Valle dell’Arno, del 1473. La presenza delle ali del pavone alludono al sacro e all’immortalità, ma ci sono anche riferimenti a stampo laico. Nel retro della maiolica vi sono sei tasselli moltiplicati per sei, i quali indicano la ricerca della perfezione. La presenza della firma permette di attribuire l’opera al genio vinciano.
Leonardo e il suo talento precoce ripropongono l’annoso problema al quale l’Italia non riesce a dare una risposta (forse perché non vuole): la fuga di cervelli. Tre parole che tutti conoscono purtroppo bene e che rivelano la profonda crisi culturale e umana della società odierna: il paese non riesce a far crescere, motivandoli a sufficienza, futuri talenti nelle proprie università o negli ambienti di lavoro, facendo sì che i più volenterosi optino per allontanarsi e cercare fortuna altrove. Leonardo è vissuto in uno dei momenti più fiorenti della storia italiana da ogni punto di vista, cioè il Rinascimento. I fasti della corte papale e i vari stati italiani hanno prodotto nel Cinquecento importavano diversi artisti, da Michelangelo e Raffaello, pertanto è naturale che Il simbolo di quest’epoca fiorente sia proprio una delle opere più belle dell’artista urbinate, cioè la celebre Scuola di Atene. Cosa sarebbe successo, invece, se Leonardo fosse vissuto nell’Italia del 2018? Sarebbe emigrato? Per finire a lavorare dove? Avrebbe fatto ritorno in italia? Non saremo mai in grado rispondere a questi interrogativi, sarebbero a tutti gli effetti mere supposizioni.
Tali rilevanti evidenze grafiche sono state sottoposte a complessa perizia grafologica comparativa con la firma e con gli altri scritti certi di Leonardo, includenti le scritte presenti sul paesaggio con fiume del 5 agosto 1473, visionato presso il Gabinetto dei disegni e delle stampe degli Uffizi di Firenze; all’esito delle approfondite verifiche tecnico-grafiche si è potuto concludere e certificare che i tracciati grafici esaminati sono stati vergati di pugno dal giovane Leonardo Da Vinci nell’anno 1471.
Il dipinto invetriato è stato realizzato da Leonardo da Vinci per dimostrare la superiorità della pittura sulla scultura, la cui tecnica esecutiva è descritta da Leonardo nel Trattato della Pittura sotto il titolo “Del far pittura d’eterna vernice: sarà meglio fare un quadro di terra ben vetriato e ben piano, e poi dar sopra esso vetriato l’imprimitura di biacca e giallorino; poi colorisci e vernicia, poi appicca il vetro cristallino con la vernice ben chiara ad esso vetro; ma fa prima ben seccare in istufa oscura esso colorito, e poi vernicialo con olio di noce ed ambra, ovvero olio di noce rassodato al sole”.
di Antonio Gentile