Se Mosca sfonda daremo soldati?

Se Mosca sfonda daremo soldati?
Nicola Zuin (Venezia)

A cura di Dott. NICOLA ZUIN (Venezia)

Giacinto Cimolai (Pordenone)

nicola.zuin@dconline.info * cell. 335-7198871 *

Vice-Segretario politico nazionale della Democrazia Cristiana italiana

Direttore Editoriale de < IL POPOLO > della Democrazia Cristiana 

Componente del Consiglio Nazionale e della Direzione nazionale della Democrazia Cristiana

 e di Dott. GIACINTO CIMOLAI  (Pordenone) 

Responsabile del Progetto “TUTELA LEGALE ETICA”

     < Se Mosca sfonda daremo soldati? >

L’assenza di una vera politica estera può portare alla follia del conflitto mondiale

Se Mosca sfonda, daremo soldati. Emmanuel Macron torna a parlare del possibile invio di truppe occidentali in Ucraina.

Lo fa in un’intervista all’Economist nella quale afferma: “se la Russia dovesse sfondare la linea del fronte, e se ci fosse una richiesta da parte dell’Ucraina, cosa che oggi non avviene, allora dovremmo legittimamente porci la domanda”.

Non sappiamo se sia un intervento finalizzato alla campagna elettorale per le imminenti elezioni europee, ma certo è che da quando è iniziata la guerra in Ucraina, se ricordiamo e mettiamo in ordine le dichiarazioni dei governanti occidentali, c’è stata una sostanziale costante “escalation”.

All’inizio si parlava della fornitura di armi “soltanto difensive”.

Il Presidente degli Stati Uniti spergiurava che non avrebbe mai fornito i carrarmati: “significherebbe la terza guerra mondiale”.

Di lì a qualche mese sono arrivati i carri armati.

Assolutamente no ai missili Nato in grado di colpire il territorio della Russia, sarebbe come entrare direttamente nel conflitto.

Ed ecco a breve compaiono i razzi a lunga gittata.

Potremmo continuare nell’elencare altri momenti del conflitto in corso nei quali si è fatto l’opposto di quanto affermato, ma credo sia opportuno soffermarci su due elementi: la strategia o la manipolazione che viene utilizzata per portare i cittadini ad accettare come normalità il rischio di una terza guerra mondiale, e la grande ipocrisia che sta dietro alle posizioni dell’occidente.

Un po’, come è successo molto più velocemente durante la pandemia sanitaria, anche nel conflitto in corso in Ucraina si sta utilizzando la paura per far accettare scelte folli come quelle di un intervento armato dell’occidente, che porterebbe ad un conflitto distruttivo.

Oggi, la paura è che Putin possa invadere i paesi europei minacciando la libertà di ognuno: la Russia però, nella storia, ha subito le invasioni degli europei, ma non ha mai minacciato l’Europa.

Purtroppo, il Covid ci ha dimostrato che la manipolazione della comunicazione porta con facilità all’ “obbedienza” dei popoli i quali sono disposti ha rinunciare anche alle proprie libertà di fronte alla “paura del peggio”, paventata dalla disinformazione.

Il conflitto che si sta consumando in Ucraina, che sta mietendo milioni di vittime e distruggendo un intero paese, ci sta presentando anche un nuovo modo di fare informazione.

Stabilire la verità nelle guerre è sempre difficile, ma oggi più che mai,siamo tutti vittime della disinformazione: è praticamente impossibile reperire delle corrispondenze dal campo di guerra.

Tutto è mediato o meglio modificato per renderlo funzionale alla “verità” che si vuole propagandare: questa è anche la guerra delle “fake news”.

A nessuno interessa della libertà del popolo ucraino, quello che importa è il debito che la guerra produce e quindi il grande business che si sviluppa attorno ad essa, durante e dopo.

Stiamo attenti però, perché tutti affermano di non volere un conflitto mondiale che potrebbe portare alla distruzione del pianeta, ma giocando con il fuoco potrebbe anche scapparci il “morto” e non credo che molti italiani siano disponibili a prendere il fucile per andare a difendere l’Ucraina.

Il secondo aspetto è l’ipocrisia, o il doppio sistema di valutazione in uso in Occidente.

Qui non siamo difronte alle forze del bene che combattono contro le forze del male, non siamo all’ennesima crociata e gli attori in campo avrebbero di che guardarsi bene in casa propria.

Il Presidente Francese Macron, cui tanto sta a cuore il popolo ucraino, perché non libera i cittadini delle sue colonie in Africa, dalla sudditanza finanziaria del franco Cfa?

E come mai le aziende francesi continuano a fare affari soprattutto nel nucleare, con la Russia?

Gli americani che “vogliono portare la democrazia” negli altri paesi si sono dimenticati del Vietnam?

Della grande bugia di Colin Powell sulla presenza di armi batteriologiche in Iraq sulla base della quale è stata scatenata una guerra, che ha portato nell’arco di due decenni alla morte di poco meno di 3 milioni di iracheni, lasciando un paese nell’instabilità?

E che dire del golpe in Cile promosso dalla Cia nel 1973 e della destituzione del regime libico di Gheddafi che non ha prodotto democrazia ma disordine?

E qual è il ruolo della NATO?

Nata subito dopo la seconda guerra mondiale quando si erano creati due blocchi, non aveva più senso di esistere dopo la caduta del muro di Berlino, eppure invece che sciogliersi, viene rafforzata e si espande minacciosamente verso Est durante le presidente Clinton e Bush inglobando nel 1999 la Polonia e l’Ungheria, nel 2004 i Paesi Baltici, la Cecoslovacchia, la Romania e la Bulgaria.

Agli inizi Putin si dichiarò favorevole a un’entrata della Russia stessa nella NATO, la cui accettazione avrebbe dimostrato le intenzioni non bellicose dell’Occidente. Ricevuto il rifiuto tracciò una linea rossa da non superare ai confini dell’Ucraina ribadendola per decenni ai leader europei e al pubblico mondiale.

L’invasione russa dell’Ucraina del 24 febbraio 2022, è stata dunque una tragedia annunciata sospinta anche dalle problematiche legate ai territori russofoni del Dombass e del Donesk, che si sono via via amplificati dal 2014 in poi.

Lo stesso segretario della NATO Stoltenberg, ha rivelato di aver rifiutato nell’autunno del 2021 una proposta russa che prometteva di non invadere l’Ucraina in cambio della promessa della NATO di non espandersi ulteriormente.

Non solo, Davyd Arachamija, capo della delegazione ucraina per le trattative di pace e Vladimir Putin hanno indipendentemente rivelato che nell’aprile 2022 le parti avevano raggiunto un accordo per un ritorno della Russia allo status quo ante bellum, in cambio della promessa ucraina di non entrare nella NATO.

Quella volta fu Zelensky a tirarsi fuori, sotto pressione del primo ministro britannico Boris Johnson.

Viene spontaneo a questo punto porsi un’ulteriore domanda: qual è l’obiettivo ultimo, eliminare Putin?

Per ripetere le esperienze dell’Iraq, dell’Afghanistan, della Libia?

Sul fatto che il regime di Putin non sia democratico non c’è dubbio, ma lo sono quei paesi che hanno sottomesso e sottomettono interi popoli con il sistema coloniale, con l’esproprio delle risorse, con l’imposizione di un “pizzo” sull’uso della moneta Caf, oppure che si vantano di esportare la democrazia portando la guerra e milioni di morti a casa degli altri?

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Giacinto Cimolai

Friulano. Fondatore del progetto sociale che fa riferimento all’associazione Comunità Etica.

Dal 2017 si dedica alla promozione e allo sviluppo di questo progetto, promuovendolo in Italia e all’estero.

Fondatore e responsabile del progetto di Tutela Legale Etica che si propone di difendere tutti coloro che sono afflitti dal Debito.

Presidente di Confimpresa Italia – Friuli

Presidente della Cooperativa OPES.

Presidente Regionale per il Friuli Venezia Giulia dell’associazione di promozione sociale A.N.A.S.

Nel 2022 fonda la testata giornalistica CambiaMenti, di cui è direttore editoriale. Ha pubblicato quattro libri

 

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Luca Pascolat
7 mesi fa

Stesse mie considerazioni, la domanda finale mi porta a considerare il tutto come un tentativo disperato di poter mantenere lo status quo degl’ultimi 30 anni di una potenza in declino.

Endo Giarin
7 mesi fa

Nel mio infinitamente piccolo, colgo l’occasione per dissociarmi da qualsiasi azione bellica, anche se mascherata da ragioni difensive, ma anche dall’espansione della Nato, delle politiche Atlantistiche, e soprattutto alle forniture di armi, coprendo interessi personalistici sotto la scusa degli aiuti ad un aggredito.