di Antonio Gentile su ilopolo.news
Cambiamenti in vista con il nuovo ddl del senatore Simone Pillon (Lega): “Norme in materia di affido condiviso, mantenimento diretto e garanzia di bigenitorialità” che sarà in discussione in Parlamento a settembre. La norma che modifica il diritto di famiglia in materia di separazione dei genitori e mantenimento dei figli si annuncia come una rivoluzione che porta però a galla delle criticità evidenti. Anche se le nuove regole saranno derogabili se c’è accordo tra le parti. Vediamo di seguito i punti principali e quali cambiamenti apporterà i nuovo disegno di legge, il cui iter parlamentare è cominciato in commissione Giustizia del Senato. In sintesi il testo cancella l’assegno di mantenimento, prevede il doppio domicilio per il minore e introduce l’obbligo della figura del mediatore familiare.
Prima di tutto, chi vorrà separarsi sarà obbligato a rivolgersi a un ”mediatore familiare” (che è una figura diversa dall’avvocato) prima di presentarsi dal giudice, con un decisivo aumento delle spese. Le critiche: ‘separarsi sarà difficile per chi non ha soldi, tanti i figli costretti a vivere con due genitori che si odiano’.
Per quanto riguarda il mantenimento dei figli, spiega Pillon che i genitori devono prendersi cura alla pari dei bambini: “E’ prevista la sostanziale soppressione dell’assegno di mantenimento. Non ci sarà più l’obbligo di versare soldi all’altro genitore, perché il mantenimento dei figli sarà un onere di entrambi che provvederanno in maniera diretta, come accade nelle coppie conviventi, salvo diverso accordo”. Il problema sorge se un genitore è meno capace economicamente. Nei casi in cui si leveranno contestazioni sarà giudice a stabilire il mantenimento diretto “sulla base del costo medio dei beni e servizi per i figli, individuato su base locale in ragione del costo medio della vita come calcolato dall’Istat”.
Il ddl indica nella responsabilità e nell’impegno dei genitori nei confronti dei minori la linea da seguire, e sottolinea la condivisione dell’affidamento. Quindi è prevista la doppia residenza per i figli: “Salvo diverso accordo tra le parti e salvo comprovato e motivato pericolo di pregiudizio per la salute psico-fisica dei figli deve essere garantita alla prole la permanenza di non meno di 12 giorni al mese, compresi i pernottamenti, presso il padre e presso la madre”. Il problema sorge per chi non ha la possibilità di ospitare il figlio in spazi adeguati, che si vedrà negare il diritto di tenerlo con sé. In caso di difficoltà la legge prevede “adeguati meccanismi di recupero durante i periodi di vacanza”.
di Antonio Gentile