A cura di Daniele De Vito (Roma)
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< Servono progetti innovativi per le cave del Lazio ! >
Sono 260 le cave autorizzate e 475 quelle dismesse o abbandonate all’interno del territorio della regione Lazio.
Il Lazio è tra le quattro regioni dove il canone non arriva neanche al 2% rispetto al prezzo di vendita di sabbia e ghiaia. La regione, nell’ambito delle cave calcaree, è tra le 12 con estrazione annua maggiore di 1 milione di metri cubi, nonché una delle tre (insieme con Sicilia e Umbria) dove insieme si estraggono il 74,7% totale di rocce vulcaniche.
Il Lazio è anche una delle Regioni con le ammende più dure per apertura di cava non autorizzata con multe fino a 350.000 euro e con leggi regionali di riferimento e piano approvato.
“Per capire l’importanza e l’impatto delle cave nel Lazio, basta leggere i numeri del dossier. E pensare alle cave presenti in particolar modo nell’area della Città Metropolitana di Roma, alla fama mondiale e alla storia secolare del travertino del Lazio”.
“Nella nostra Regione, c’è bisogno in primo luogo di adeguare ampiamente i canoni concessori, oggi estremamente bassi se si pensa all’enorme portato economico che molte di queste attività producono.
Poi bisogna continuare a fermare le illegalità, sia dell’estrazione abusiva, sia di un ripristino e risanamento ambientale che troppo spesso appare una chimera.
C’è oggi una possibilità da non perdere anche nel Lazio: quella di passare da un modello lineare a grande impatto, a uno circolare puntato su recupero, riciclo, riqualificazione urbana e territoriale.
Per le cave dismesse non recuperate è previsto il riempimento con materiali compatibili. Ma l’assenza di tali materiali pone l’urgenza di reperire terre o rocce di scavo idonee. Poiché il ritombamento delle cave di travertino dismesse deve essere eseguito con una particolare accortezza, dato che l’estrazione avviene con acqua di falda costantemente affiorante.
Probabilmente riferibile al bacino all’adiacente bacino delle Acque Albulae.
Le cave sono delimitate a sud dal fiume Aniene, che risulta a rischio inquinamento per lo sversamento delle acque di scarico provenienti dalle attività estrattive limitrofe.
Nella frazione di Villalba si sono verificati e continuano a verificarsi pesanti fenomeni di subsidenza indotta. In mancanza di tale materiale si possono elaborare diversi progetti alternativi che prevedono il continuo delle attività estrattive.
Ma il nodo centrale resta capire se le Amministrazioni sono interessate ad anteporre la tutela ambientale ad un’economia ormai insostenibile.