A cura di FRANCO CAPANNA (Teramo)
franco.capanna@dconline.info
Sindacalista – Giornalista – Scrittore
Editorialista de < IL POPOLO > della Democrazia Cristiana
< SI CELEBRA OGGI LA GIORNATA DELLA MEMORIA: CI INDUCE A COSTRUIRE PONTI E NON MURI CON FILI SPINATI ! >
La giornata della memoria si celebra da 20 anni in Italia, cinque anni prima della istituzione da parte delle Nazioni unite della giornata internazionale (1 luglio 2005), confermandola il 27 gennaio di ogni anno (come da legge italiana n.211 del 20 luglio 2000).
Perché il 27 gennaio?
Una data simbolo della fine di una immane tragedia: l’abbattimento dei cancelli di Auschwitz da parte dell’Armata Rossa.
Perché solo dopo 60 anni?
La memoria della Shoah è una memoria difficile, aspra, differente dalle tante tragedie che ci sono state e ci sono ancora.
La Shoah indica lo stermino, il genocidio che fu pensato, progettato, razionale e ben organizzato, avvalendosi di tecnologia e impianti efficienti per sterminare un popolo intero (almeno 6 milioni di ebrei) e altri milioni di persone (disabili, omosessuali, Rom, prigionieri oppositori politici…).
Si parla di almeno 15 milioni di persone, un conto esatto ancora non c’è. Perché era difficile credere che fosse accaduto davvero.
Interrogava e interroga non solo sui perché; ci ossessiona ancora oggi con la domanda di come sia potuto succedere.
Perché la memoria della Shoah chiama a interrogarci sulle responsabilità non solo di chi ha commesso quelle atrocità ma di chi le ha in qualche modo favorite, da chi è rimasto indifferente, da chi ha occultato, da chi ha negato la Shoah e ancora oggi lo fa.
Riguarda noi europei e noi italiani. Non solo per le famigerate leggi razziali e le sue tragiche conseguenze; complice il fascismo di Mussolini riguardarono tutti anche chi partecipò alla guerra ma, dopo l’8 settembre si rifiutò di aderire alla Repubblica sociale.
Come Mario Rigoni Stern che fu deportato nel campo di Hohenstein perché dissidente politico.
Sulla Shoah ebbe a dichiarare: «La memoria è necessaria, dobbiamo ricordare perché le cose che si dimenticano possono ritornare. È il testamento che ci ha lasciato Primo Levi» (erano molto amici Mario e Primo).
Perché se non ci fosse questa responsabilità che è libertà e partecipazione, significherebbe che a prevalere è ancora un semplice ricordo che dopo tanti anni lascia indifferenti.
E l’indifferenza è forse peggiore della violenza. Forse è proprio l’indifferenza che non ci fa vedere i tanti genocidi violenze migrazioni nei nostri mari perigliosi e nei campi gelidi di questi giorni, delitti efferati che si susseguono del nostro tempo.
In questo giorno della memoria qui ed ora dobbiamo impegnarci tutti a non essere indifferenti e ad agire con coerenza, ognuno per la sua parte, per combattere l’antisemitismo, il fascismo, il razzismo, la violenza in tutte le sue forme compresa quella verbale.
Per costruire ponti e non muri e fili spinati, verso un mondo migliore in cui possiamo essere “Fratelli tutti e sorelle tutte”.
In fondo anche la pandemia che colpisce tutti senza distinzioni in questi anni ci sta lanciando questo grido!
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