A cura di Ins. Anna Beneduce (Salerno)
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Segretario nazionale per le Relazioni con il Mondo Ecclesiale e del Volontariato
< SIATE CREATIVI E COSTANTI NELLA PREGHIERA ! >
Le Sante Messe trasmesse quest’oggi da TV 2000 (per la cronaca vengono trasmesse ai consueti orari delle ore 7.00, ore 8.30, ore 19.00) sono state celebrate a San Giuseppe Vesuviano (in provincia di Napoli).
Mi ha colpito molto l’esortazione finale con cui il celebrante ha salutato i presenti ed i telespettatori collegati con TV 2000: siate creativi e costanti nella preghiera.
Due inviti molto validi, specie in un tempo come il nostro in cui i messaggi di ogni tipo si sovrappongono distraendoci dalla dalle cose della vita che sono essenziali e che sono il viatico per la nostra eterna felicità.
Papa Francesco non smette di raccomandarci di mettere al primo posto nella nostra giornata la Parola!
<< La Parola di Gesù è il pasto più forte per l’anima, ci nutre la fede. Io Vi suggerisco, ogni giorno, di prendere alcuni minuti e leggere un brano del Vangelo e sentire cosa succede. (Papa Francesco) >>
E qui si innesta l’invito summenzionato dei essere creativi !
Vi sono svariati strumenti per poter seguire il Vangelo e poterlo approfondire adeguatamente. In primis partecipando alle celebrazioni liturgiche della Santa Messa (ora trasmesse regolarmente da TV 2000 negli orari summenzionati e con delle omelie che veramente sono tutte molto molto valide).
Abbiamo poi i vari Messalini, anch’essi molto ben fatti e chee varrebbe veramente la pena di seguire quotidianamente. Tra i tanti pubblicati citiamo <Amen > delle Edizioni Paoline; <Sulla Tua Parola >, della Casa editrice “Shalom”; <Messa e Preghiera quotidiana> delle Edizioni EDB (Edizioni Dehoniane Bologna) e vari altri.
Anche la Democrazia Cristiana – nel suo piccolo – cura quotidianamente un gruppo < whats app >, per la verità sempre più numeroso e seguito, intitolato “Vangelo e D.C.> dove si possono trovare ottimi spunti per la propria riflessione e per la preghiera.
Vi ripropongo la riflessione sul Vangelo che abbiamo pubblicato quest’oggi sui nostri sociali D.C. e che commenta il brano evangelo proposta dalla odierna liturgia.
Riprende il pensiero del Teologo Luigi Maria Epicoco.
<< C’era un uomo ricco che aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: che è questo che sento dire di te?
Rendi conto della tua amministrazione, perché non puoi più essere amministratore >>.
Tutti noi almeno una volta nella vita abbiamo fatto l’esperienza di fare cose che ormai sono irreversibili. Come bisogna vivere davanti a una cosa che non si può più cambiare?
Gesù sembra rispondere a questa domanda attraverso la storia che racconta nel Vangelo di oggi (Luca 16,1-8).
L’amministratore di questa storia è davanti alla resa dei conti. Il padrone si è accorto che è stato disonesto e consegnando i registri lo caccerà via. È troppo vecchio per riciclarsi in un altro lavoro e non sa più come venirne fuori.
Allora pensa: “So io che cosa fare perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua. Chiamò uno per uno i debitori del padrone e disse al primo: Tu quanto devi al mio padrone? Quello rispose: Cento barili d’olio. Gli disse: Prendi la tua ricevuta, siediti e scrivi subito cinquanta. Poi disse a un altro: Tu quanto devi? Rispose: Cento misure di grano. Gli disse: Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”.
In pratica condona debiti a tutti sperando che questa gente quando lui sarà in rovina lo aiuterà.
È un modo non molto velato attraverso cui Gesù sembra suggerirci che essere misericordiosi nella vita è l’unico modo per trovare qualcuno che, quando ci presenteremo in paradiso, potrà aiutarci ad entrare da qualche finestra perché di sicuro dal portone non potremo.
Non è l’elogio dell’imbroglio ma un modo simpatico di ricordarci che amare non è un’ingenuità ma una furbizia. Sembra dirci: fatti furbo, ama!
«Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce».
I santi non sono un popolo di ingenui ma un popolo di furbi, secondo il Vangelo però.
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