La Chiesa sta vivendo un momento «difficile», è «perseguitata da accuse continue» e quindi è il momento di difenderla tutti insieme. È questo l’appello di Papa Francesco alla fine del Sinodo dei vescovi sui giovani, chiuso ieri sera dopo numerose sessioni e trenta giorni di lavori.
Per un mese l’assise si è confrontata sulle questioni più delicate che riguardano le nuove generazioni. Il clima dell’Aula è stato positivo ed il Papa è stato interrotto spesso dagli applausi. Ma tutto questo non può fare mettere alle spalle il momento complicato che si vive, tra accuse esterne e interne.
Papa Francesco non lo chiama per nome, il demonio, ma usa il termine biblico de «il grande accusatore» per dire che ora è lui che «ci sta accusando forte», è lui che approfitta dei «nostri peccati» per perseguitare la Chiesa.
Il Pontefice ha terminato con questa riflessione il breve intervento che ha chiuso, prima della recita corale del Te Deum, il Sinodo suoi giovani. «È un momento difficile perché l’accusatore – ha detto – tramite noi attacca la madre e la madre non la si tocca», ha sottolineato riferendosi alla Chiesa. Papa Francesco ha ricordato l’antica definizione della Chiesa “casta meretrix”, santa ma con i figli peccatori. Le accuse alla Chiesa, ha insistito il Pontefice, diventano «persecuzione» come accade ai cristiani d’Oriente, ma «c’è un altro tipo di persecuzione, con accuse continue per sporcare la Chiesa». La Chiesa però «non va sporcata, i figli siamo sporchi tutti», «i figli siamo peccatori», «ma la madre no, dobbiamo difenderla tutti, e per questo ho chiesto di pregare il rosario».
Papa Francesco all’inizio del suo intervento ha ringraziato tutti i presenti e in particolare i giovani che hanno partecipato all’evento («hanno portato la loro musica, parola diplomatica per dire chiasso, e così», ha detto sorridendo tra gli applausi). E poi, senza entrare nel merito del documento finale che è stato approvato in precedenza, ha offerto tre spunti. In primis ha ribadito che «il Sinodo non è un Parlamento», ma è «uno spazio libero per dare modo allo Spirito Santo di lavorare su di noi». Di qui la decisione di dare all’esterno informazioni generali sui temi che sono stati affrontati, senza entrare nei dettagli di chi ha detto cosa. Poi ha affermato che «siamo noi», i partecipanti al Sinodo, i «primi destinatari del documento finale». «Noi abbiamo approvato il documento, – ha spiegato – adesso lo Spirito ci dà il documento perché lavori nel nostro cuore». «Aiuterà tanti altri – ha aggiunto – ma i primi destinatari siamo noi». «Il risultato del Sinodo – ha spiegato –non è un documento, l’ho detto all’inizio. Siamo pieni di documenti». E così quello approvato «darà frutti se sarà meditato e accompagnato dalla preghiera».
Prima del Papa, sono intervenuti in Aula i cardinali Louis Raphael Sako, patriarca di Babilonia dei caldei e presidente delegato dell’assise, e Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo dei vescovi. Sako ha sottolineato che il documento sinodale «sarà un punto di riferimento per una nuova pastorale nelle nostre diverse diocesi». «Santo Padre, Lei non è solo, noi tutti che rappresentiamo i vescovi cattolici nel mondo – ha detto il patriarca – siamo con Lei e siamo uniti a Lei in una comunione integrale. Siamo uniti a Lei nella preghiera e nella Speranza. Ricordi che milioni di fedeli pregano per Lei ogni giorno. E tanti uomini e donne di buona volontà ammirano le sue parole e i suoi gesti per un mondo di fraternità universale, giustizia e pace». «Dunque – ha aggiunto il Patriarca caldeo – non c’è niente da temere. Un proverbio arabo dice: “L’albero fruttuoso viene colpito con le pietre”. Vada avanti con coraggio e fiducia . La barca di Pietro non è come le altre barche, la barca di Pietro nonostante le onde, rimane solida, perché c’è Gesù in essa e non la lascerà mai». Il cardinale Sako ha poi lanciato «un appello a non dimenticare i cristiani dell’Oriente: se è vuoto di cristiani il cristianesimo rimarrà senza radici. Abbiamo bisogno del vostro sostegno, solidarietà e amicizia fino a quando la tempesta passa».
Dopo l’approvazione del Documento finale, di cui riferiamo in altra pagina, il Sinodo ha il suo epilogo questa mattina con la Solenne Messa nella Basilica di San Pietro presieduta da Papa Francesco. Al termine del rito verrà proclamata l’attesa Lettera dei Padri Sinodali ai giovani.
La Chiesa sta vivendo un momento «difficile», è «perseguitata da accuse continue» e quindi è il momento di difenderla tutti insieme. È questo l’appello di Papa Francesco alla fine del Sinodo dei vescovi sui giovani, chiuso ieri sera dopo numerose sessioni e trenta giorni di lavori. Per un mese l’assise si è confrontata sulle questioni più delicate che riguardano le nuove generazioni. Il clima dell’Aula è stato positivo ed il Papa è stato interrotto spesso dagli applausi. Ma tutto questo non può fare mettere alle spalle il momento complicato che si vive, tra accuse esterne e interne.
Che la Chiesa cattolica sia sotto attacco, e che lo sia, nel suo insieme, la presenza cristiana nel mondo, è un fatto evidente e innegabile: attacco che in molti Paesi, specie nell’area islamica e induista, prende le forme di una persecuzione violenta vera e propria, mentre in Europa assume piuttosto le caratteristiche di una pressione strisciante, ma continua e fortissima, fatta non solo di sottile irrisione e di sferzante ironia, ma anche di azioni giudiziarie, più frequenti e invasive di quanto comunemente si sappia e si creda (in Norvegia, ad esempio, un padre di famiglia è stato di recente condannato da un tribunale civile, perché giudicato “troppo severo” nel trasmettere una educazione cristiana ai suoi figli).
Tuttavia, c’è un altro aspetto dell’attacco, che, a nostro parere, tende a sfuggire alla percezione dell’opinione pubblica, e persino a quella di molti degli stessi cristiani e degli stessi membri della Chiesa cattolica: vale a dire la continua, massiccia, arrogante infiltrazione di atteggiamenti, tendenze e iniziative contrarie alla Tradizione e alla retta interpretazione delle Scritture, in nome di una lettura modernista, razionalista e semi-protestante del Vangelo; in altre parole, la continua, silenziosa, ma onnipresente avanzata del processo di secolarizzazione, che, dopo aver investito e, in gran parte, conquistato ogni spazio nell’ambito della società laica e della cultura profana, ora sferra l’assalto finale alla stessa cultura cattolica, alla spiritualità cattolica e alla Chiesa medesima, in tutti gli ambiti pressoché contemporaneamente: teologico, pastorale, liturgico, e in tutti gli spazi, dalle parrocchie alle diocesi, dalla stampa alla radio e televisione, dai seminari alle facoltà universitarie, dal catechismo alle associazioni di volontariato d’ispirazione cattolica; e che è giunta ormai a lambire la stessa Santa Sede.
Si tratta, in buona sostanza, di una resa, sotto le apparenze di un “dialogo” e di una vantata “apertura”, alle logiche del mondo; di una penetrazione, anzi, di una irruzione, dei punti di vista e delle strategie operative laicisti, profani, materialisti; di un attivismo disordinato, che finisce per negare la spiritualità; di un “realismo” che cancella il senso della trascendenza; di un “ecumenismo” che annacqua e distrugge la specifica identità cristiana e cattolica; di un “pluralismo” che si trasforma in relativismo e indifferentismo religioso, e che sta lentamente, ma inesorabilmente, trasformando la religione cattolica romana in una specie di grande magazzino d’impronta New Age, dove ciascuno trova quel che gli va di trovare e dove ciascuno si sente autorizzato a proclamare dai tetti la sua “verità”, con la giustificazione che Dio è accogliente, misericordioso, che perdona, che non rifiuta nessuno (il che è teologicamente falso e aberrante); che bisogna finirla coi metodi educativi basati sulla “paura”, e che bisogna gettare, sempre e comunque, dei ponti e non erigere dei muri, neppure davanti alle aggressioni più evidenti e neppure in presenza di una assoluta e dichiarata indisponibilità, da parte dell’altro, al dialogo e al confronto pacifico.
Ebbene: proprio perché molti cristiani hanno perso la relazione costante con il soprannaturale, con il senso e con la pratica della vita divina, insomma con la preghiera, sfugge loro l’origine ultima, e decisiva, di questo subdolo assalto, fatto non di persecuzione, ma di seduzione, che fa leva sull’orgoglio, sulla superbia intellettuale, sulla pretesa di auto-sufficienza dell’uomo di fronte a Dio: vale a dire l’invidia del Diavolo e la sua azione nefasta per allontanare l’uomo dal suo Creatore.
notizie dal web , articolo della redazione de ilpopolo.new