Si del Senato con 185 sì, 54 no e 4 astenuti al Ddl costituzionale sulla riduzione del numero dei deputati da 630 a 400 e dei senatori da 315 a 200, di cui 4 (e non più 6) saranno eletti nella circoscrizione Estero. Altra modifica introdotta prevede che nessuna Regione o Provincia autonoma possa avere meno di tre senatori (resta la previsione di due per il Molise e uno per la Valle d’Aosta).
In favore del ddl hanno votato M5s e Lega, che avevano presentato il testo, ma anche Forza Italia e Fdi, che hanno detto che la loro scelta è una “apertura di credito” alla maggioranza sul tema delle riforma, che richiederà una verifica nei passaggi successivi.
Contrari il Pd, Leu, e il gruppo delle Autonomie. I democratici avevano presentato un emendamento che legava il taglio dei parlamentari alla trasformazione del Senato in una Camera delle Autonomie, ma la proposta è stata dichiarata inammissibile dalla presidente Elisabetta Casellati. Di qui il loro no.
Dario Parrini, il capogruppo del Pd in Commissione Affari costituzionali, ha spiegato che il suo partito si oppone “a un disegno antiparlamentare”, poiché “la riduzione del numero dei parlamentari andava collocato all’interno di una riforma seria che perlomeno porti al superamento delle due anomalie più gravi del sistema parlamentare italiano: il fatto che ci sono due camere che fanno le stesse cose e il fatto che siamo l’unico Paese al mondo in cui un ramo del Parlamento non usa il suffragio universale per essere eletto”.
La riforma non prevede il taglio agli stipendi degli eletti, come chiedono i Cinquestelle, che sarà avanzata in un’altra proposta di legge, su cui però la Lega ha già posto il veto.
Il taglio dei parlamentari faceva parte del referendum Boschi-Renzi, e prevedeva di ridurre il numero dei Senatori da 315 a 100 , eletti dalle Regioni, lasciando inalterato il numero di deputati.
Trattandosi di una riforma costituzionale il disegno di legge richiederà una doppia lettura conforme delle due Camere. Le leggi di revisione della Costituzione – recita l’articolo 138 della Costituzione – e le altre leggi costituzionali sono adottate da ciascuna Camera con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi, a a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella seconda votazione. Si evita il referendum se la legge è stata approvata nella seconda votazione da ciascuna delle Camere a maggioranza di due terzi dei suoi componenti.
Unico a votare contro, Raffaele Fantetti (Fi) convinto che il taglio dei parlamentari eletti all’estero avrebbe portato a una sotto rappresentazione dei cittadini italiani residenti fuori dall’Italia.
Si sono invece astenuti gli azzurri Sandro Biasotti, Stefania Craxi e Sandra Lonardo, nonché Isabella Rauti di FdI. Non hanno preso parte al voto Andrea Cangini (Fi) e Andrea De Bertoldi (FdI).
“Evviva! approvato il taglia poltrone in Senato! Presto ci saranno 345 parlamentari e un risparmio di mezzo miliardo di euro a legislatura. Tempo fa si credeva un’operazione impossibile, e invece pare che a volte i sogni diventino realtà, sempre nel rispetto del Popolo Italiano.
di Antonio Gentile