A cura di Giuseppina Papa (Frosinone)
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Segretario regionale del Movimento Femminile e per le Pari Opportunità della Democrazia Cristiana della regione Lazio
Componente del Consiglio nazionale della Democrazia Cristiana
Editorialista de < IL POPOLO > della Democrazia Cristiana
< TEMI DEL XXIV CONGRESSO NAZIONALE DELLA DEMOCRAZIA CRISTIANA (ROMA – 15/16 DICEMBRE 2023): “LA GIUSTA MERCEDE” > – (PRIMA PARTE).
Scriveva il noto politico e sindaco democristiano di Firenze, nonché terziario francescano, Giorgio La Pira, già alcuni anni fa: ”I profeti del nostro tempo sono coloro che hanno protestato contro lo schiacciamento dell’uomo sotto il peso delle leggi economiche e degli apparati tecnici, che hanno rifiutato questa realtà”.
Ad esso faceva eco un altro esimio rappresentante scudocrociato, più volte ministro e Presidente del Consiglio, On. Amintore Fanfani, il quale sosteneva a sua volta che: “La rivolta universale contro la civiltà capitalistica fatta in nome di un ideale di dignità e di giustizia umana, prova che la coscienza cristiana può addormentarsi ma non può morire”.
Entrambi i pensieri denotano chiaramente una comune formazione cristiana, formazione che non può prescindere da un profondo anelito verso i più bisognosi, compresi tutti coloro che subiscono le leggi spietate del mondo dell’economia e di quelle di un lavoro fatto di sfruttamento ed assenza di tutele.
Esempi questi, va sottolineato, che insieme ad altri, dovrebbero ispirare in special modo e particolarmente nel nostro tempo, politici, economisti, sindacalisti, sociologi, esperti di diritto e della comunicazione, intellettuali.
Già duemila anni fa Gesù Cristo nei Vangeli parlava esplicitamente di giusta retribuzione. Lo si trova in particolar modo negli scritti degli evangelisti Luca e Matteo, rispettivamente Lc.”10,7 e Mt 20,16.
Qui viene sottolineato implicitamente come il lavoro debba essere considerato un mezzo di espressione di talenti ma, nello stesso tempo, anche uno strumento in grado di assicurare al prestatore d’opera autonomia, libertà, dignità.
Tale concetto viene poi ulteriormente riconfermato anche nell’insegnamento della Dottrina sociale della Chiesa che parla di “giusta mercede” per gli operaie di peccato che grida vendetta agli occhi di Dio in chi arriva a defraudare di questo diritto i lavoratori.
La giusta ricompensa per il lavoro prestato diventa dunque, in questa prospettiva, riconoscimento, conferma e rafforzamento delle realtà sopra citate.
Non a caso, in passato, a chi viveva in condizioni di schiavitù non veniva riconosciuto alcun diritto a ricevere compensi, proprio a sottolineare come la mancanza di libertà e la conseguente compromissione della dignità della persona coincidessero, in questo caso, proprio con l’espropriazione del riconoscimento ideale e monetario dell’opera fornita.
In quanto all’altro protagonista, ossia il datore di lavoro, di qualsiasi tipo, perché possa dirsi nel giusto è necessario che non umili ,che non sfrutti, che non metta in pericolo, che non sottragga a tutele i propri sottoposti, e che anzi sostenga la piena espressione di ogni capacità del lavoratore e che, a coronamento di tutto ciò, riconosca anche in modo tangibile, con salario adeguato, rispetto, riconoscenza, il valore di colui che è ragione della sua ricchezza, materiale e/o spirituale, intellettuale, artistica ecc. e conseguente suo prestigio.
Questo lungo preambolo per sottolineare come duri anni di lotte per i diritti dei lavoratori siano ogni giorno di più vanificati dalla realtà degli ultimi anni, realtà fortemente determinata da profondi mutamenti politici ed economici, cause principali di un lavoro sempre più precarizzato e di scarse tutele economiche e di sicurezza per i lavoratori.
Alcuni elementi fortemente incisivi sono stati e sono attualmente: il fenomeno della globalizzazione e della delocalizzazione; le sempre maggiori ingerenze di partners economici stranieri che hanno fatto e continuano a fare ottimi affari acquisendo il nostro prezioso e inimitabile “Made in Italy”; e con la crisi bellica, un sensibile calo generalizzato della produzione, situazione questa imputabile anche ad un aumento del costo dell’energia quando non proprio ad una difficoltà oggettiva a reperire la stessa, oltre che al problema di approvvigionamento di molte materie prime fondamentali di cui il nostro Paese manca e di cui ha urgente bisogno.
A fronte di tutto ciò, un pesante sospetto: che dietro molte direttive economiche e del lavoro dai tratti per così dire “forzati”, possa nascondersi l’influenza di gruppi economici e di potere più interessati a realizzare ingenti profitti che al rispetto dei reali interessi degli italiani.
In questo frangente si può prevedere che ciò di cui tanto aveva timore Papa Leone XIII e di cui parlò, nella nota enciclica sociale ”Rerum Novarum” del 15 maggio 1891, ovvero che “il troppo lungo e gravoso lavoro e la mercede giudicata scarsa” potessero costituire, nella società del suo tempo, motivo di malcontento e di conseguente conflitto sociale, rischierebbe di diventare, se non vi si pone adeguato rimedio, un pericolo ancora attuale.
Ancor di più in situazioni in cui il lavoro è del tutto assente.
Giuseppina Papa
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XXIV CONGRESSO NAZIONALE DELLA DEMOCRAZIA CRISTIANA – 15/16 DICEMBRE 2023 – CENTRO CONGRESSI “CASA TRA NOI” – ROMA
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Complimenti per l ottimo articolo.