Tutti i Segretari Politici della Democrazia Cristiana dal 1943 al 1992.

Democrazia Cristiana espressione utilizzata per designare un insieme di movimenti di natura prevalentemente sociale, sorti nell'ultimo scorcio del 19° sec., in parte avallati e incoraggiati dalla istituzione ecclesiastica e dal papato. Ufficialmente fu riconosciuta con le teorie enunciate da G. Toniolo e nell’enciclica Graves de communi di Leone XIII .

Tutti i Segretari Politici della Democrazia Cristiana dal 1943 al 1992.

La Democrazia Cristiana ha segnato una traccia indelebile nella storia politica Italiana e lo ha fatto per molti anni, seguendo le orme di Don Sturzo; ma ricordiamolo , la Democrazia Cristiana è stata fondata clandestinamente nel 1942, sotto il regime fascista, da alcuni dirigenti del Partito Popolare di Don Sturzo e da esponenti dell’Azione Cattolica. Nel partito sono confluite le varie istanze del cattolicesimo politico. Sotto la guida di Alcide De Gasperi, nel dopoguerra la Dc è divenuta il maggiore partito italiano. In questo articolo le notizie salienti di tutti i segretari politici della Democrazia Cristiana dal 1943 al 1992. Partiamo dal fondatore Alcide De Gasperi  1943 -Presidente della Commissione Direttiva Centrale. Ora come allora …La Rinascita della Dc con il Progetto Federazione Democrazia Cristiana

Alcide De Gasperi   31.07.1944

Nasce a Pieve Tesino, in Trentino, Alcide De Gasperi. Dal 1921 al 1926, De Gasperi è deputato al Parlamento italiano per il Partito Popolare, di cui diventa segretario nel 1924, dopo che Don Sturzo è costretto all’esilio. Nel 1927, De Gasperi è arrestato per antifascismo e rimane in carcere fino al luglio 1928. Alcide Amedeo Francesco De Gasperi, o più propriamente Degasperi, è stato un politico italiano. Figlio primogenito di Amedeo, maresciallo maggiore della gendarmeria locale tirolese originario di Sardagna, e di Maria Morandini originaria di Predazzo, durante la guerra, fonda in clandestinità il partito della Democrazia Cristiana, di cui diviene segretario e lo rappresenta in seno al Comitato di Liberazione Nazionale. Dal dicembre 1945, De Gasperi sarà presidente del Consiglio dei Ministri per sette mandati consecutivi. Muore a Borgo Valsugana nel 1954.

Attilio Piccioni       22.09.1946   

Rieletto il 15.12.1946, ed il 28.11.1947.

Piccioni nacque nel reatino da padre umbro di Foligno e madre di Reggio Emilia. Studiò a Rieti e si laureò in giurisprudenza alla Sapienza di Roma. Partecipò alla Prima Guerra mondiale prima come ufficiale dei bersaglieri, poi come istruttore di automezzi[1]. Nel 1919 soggiornò a lungo a Torino, ospite del fratello, funzionario della prefettura; si sposò e aderì al Partito Popolare Italiano, appena fondato da Luigi Sturzo. Fu segretario del PPI nel capoluogo piemontese e membro del Consiglio nazionale (1919-24).

Con l’avvento del fascismo al potere, nel 1926, dopo lo scioglimento forzoso del PPI, si trasferì a Pistoia, dove riprese ad esercitare la professione di avvocato e rimase vedovo.

Al momento della celebrazione del II° Congresso nazionale, la situazione istituzionale italiana si è stabilizzata (la scelta istituzionale per la Repubblica è avvenuta in un clima di serenità e la stesura della nuova Costituzione procede positivamente nell’Assemblea costituente), la situazione politica è incandescente, con gli attacchi durissimi dei social-comunisti contro De Gasperi e la DC, la situazione economico-sociale del Paese è drammatica, con le urgenze della ricostruzione materiale e morale dell’Italia (miseria, fame, prezzi, conflitti di lavoro, agitazioni nelle campagne, necessità di sostegno alimentare dall’estero).
Il discorso di apertura viene svolto dal Presidente del Congresso, on. Salvatore Aldisio, a cui seguono la relazione sulla situazione politica e organizzativa da parte del Partito del Segretario politico on. Attilio Piccioni, la relazione sulle attività nell’Assemblea costituente da parte del Presidente del Gruppo democristiano on. Giovanni Gronchi, la relazione sullo Statuto del Partito da parte dell’on. Stanislao Ceschi.
Il 17 novembre interviene il Presidente del Consiglio on. De Gasperi, e il giorno successivo il Vice Segretario on. Taviani tiene la relazione sul tema principale del II° Congresso (i problemi del lavoro).

Giuseppe Cappi      11.01.1949 

CAPPI, Giuseppe. – Nacque a Castelverde (Cremona) il 14 agosto del 1883 da Ercolano, un medico condotto, e da Anna Giudice. Frequentò il liceo di Cremona, iscrivendosi in seguito al collegio Ghisleri di Pavia, dove si laureò in lettere. Continuò gli studi presso l’università di Genova, dove, nel 1908, conseguì una seconda laurea, in giurisprudenza. Abbracciò, quindi, la carriera forense, esercitando la professione a Cremona.

Sin dagli anni universitari il C. aveva aderito al movimento cattolico, entrando a far parte della Federazione universitaria cattolica italiana: nel 1905 lo troviamo al congresso nazionale degli universitari cattolici, svoltosi a Milano dal 26 al 29 agosto.

 Il III° Congresso nazionale della DC si svolge a Venezia dal 2 al 5 giugno 1949. Il Segretario politico in carica è Giuseppe Cappi, il Presidente del Consiglio nazionale della DC è Alcide De Gasperi.
De Gasperi è anche alla guida del suo V° Governo, il quadripartito centrista DC-PSLI-PRI-PLI, costituito dopo la grande vittoria del 18 aprile 1948.
La relazione del Segretario politico Cappi apre i lavori congressuali.

Paolo Emilio Taviani       20.06.194   

Nato a Genova il 6 novembre 1912. Nell’università del capoluogo ligure studiò e poi insegnò dalla cattedra di storia delle dottrine economiche (aveva altre tre lauree, oltre a quella di economia: Legge, Scienze sociali e Filosofia).
Dal 1931 al 1934 era stato presidente della Fuci, l’organizzazione degli universitari cattolici. Per le sue posizioni antifasciste, nel ’43 fu posto al confino di polizia. Nell’estate di quell’anno, Taviani organizzò a Genova la fusione tra i Cristiano Sociali e i superstiti del Partito Popolare. Fu tra i fondatori del Cnl di Genova, durante l’occupazione tedesca, e rappresentò le formazioni cattoliche nella resistenza. Taviani fu uno dei tre dirigenti dell’insurrezione della città che costrinse alla resa un intero corpo d’armata nazista, prima dell’arrivo degli alleati. Il racconto di quelle giornate dell’aprile del ’45 è contenuto nel suo libro «Breve storia dell’ insurrezione di Genova». Alla fine della guerra Taviani fu tra i fondatori della Domocrazia Cristiana.
Fu eletto alla Costituente e da allora è sempre stato in Parlamento. Della Dc Taviani è stato prima vice segretario (dal ’46 al ’48) e poi segretario nazionale (dal ’48 al ’50). Dal giugno del 1950 rappresentò l’Italia ai lavori per la stipula del Piano Schuman; al governo arrivò nel luglio del 1951, come diretto collaboratore di Alcide De Gasperi (fu nominato suo sottosegretario agli Esteri): per cinque anni, dal ’53 al ’58, ebbe la responsabilità continua del dicastero della Difesa. Fu poi ministro delle Finanze (dal ’59 al ’60), del Tesoro (dal ’60 al ’62), dell’Interno (dal ’62 al ’68), del Mezzogiorno (dal ’68 al ’72), del Bilancio (dal ’72 al ’73) e, infine, di nuovo dell’Interno (dal ’73 al ’74).
Taviani ha vissuto dal centro della stanza dei bottoni tutta la storia dell’Italia dei governi centristi, prima, e di centrosinistra, poi. Nel partito della Dc, Taviani, di formazione moderata, si collocò sempre in un ruolo centrale, di mediazione. Quanto la Dc affrontò la svolta del centrosinistra, uscì dal gruppo doroteo e promosse la componente dei cosiddetti «pontieri», che aveva l’obiettivo di gettare un ponte fra il centro del partito e le sue componenti di sinistra. I suoi anni al ministero dell’Interno (dal ’62 al ’68), lo trovarono a dover fronteggiare le emergenze dell’ordine pubblico legate all’esplodere della contestazione. L’istituzione delle Regioni, nel ’68, fu uno dei suoi successi politici. Finita l’esperienza ministeriale, Taviani fu mandato dal partito al Senato nel 1976. Vice presidente dell’ Assemblea, nel ’91 fu nominato da Cossiga senatore a vita. L’ultima apparizione pubblica di Taviani risale al 30 aprile 2001, quando presiedette la prima seduta dell’ Assemblea di Palazzo Madama della nuova legislatura.

Guido Gonella       16.04.1950  

Guido Gonella nacque a Verona nel 1905. Si laureò  in Filosofia e in Scienze giuridiche, diventando docente universitario di Filosofia del diritto nelle Università di Bari e di Pavia. Negli anni Trenta collaborò all’Osservatore Romano su cui,dal 1933 al 1940,curò la rubrica “Acta diurna” che diventò una centrale di notizie provenienti da ogni parte del mondo,dalla quale attinsero tutti i corrispondenti stranieri.

In stretto rapporto con De Gasperi e con altri esponenti democristiani, fino al 1946 diresse il quotidiano “Il Popolo”, organo ufficiale del partito. Componente dell’Assemblea costituente,fu deputato dal 1948 al 1972 e senatore dal 1972 al 1983; ministro della Pubblica istruzione, di Grazia e Giustizia e della Riforma burocratica. Nel 1976 rappresentò l’Italia al Consiglio d’Europa per poi essere eletto al Parlamento europeo nel 1979. Morì a Nettuno nel 1982.

Ancor oggi il suo messaggio ci ricorda che la politica è una diaconia in funzione del bene comune e che la fede, per quanti vogliono impegnarsi da cristiani, offre un significativo apporto nella costruzione di una polis migliore.

Anche i suoi avversari poterono riconoscere che egli seppe vivere il suo ideale politico “con inesausta passione, anche polemica, ma illuminata da un’alta cultura e coscienza morale, da spirito di civile correttezza e da onestà intellettuale”, tanto che “l’onestà e la civiltà non perdono mai il proprio valore. Per questo l’impegno di Gonella resta fortemente attuale”.

Alcide De Gasperi   28.09.1953  

Amintore Fanfani 16.07.1954 Si dimette il 31.01.1959.

Reggenza di un quadriumvirato dal 02.02.1959

Amintore Fanfani (Pieve Santo Stefano, 6 febbraio 1908 – Roma, 20 novembre 1999) è stato un politico, economista, storico e accademico italiano. È stato tre volte presidente del Senato, sei volte presidente del Consiglio dei ministri fra il 1954 e il 1987 quando, all’età di 79 anni e 6 mesi, divenne il più anziano Capo del Governo della Repubblica Italiana, due volte segretario della Democrazia Cristiana e anche presidente del partito, Ministro degli affari esteri, dell’interno e del bilancio e della programmazione economica. Dal 1972 fu senatore a vita.
La sua azione politica è stata importante in quanto egli viene considerato, insieme ad Aldo Moro, Pietro Nenni, Giuseppe Saragat ed Ugo la Malfa, uno degli artefici della svolta politica del centro-sinistra, con cui la Democrazia Cristiana volle avvalersi della collaborazione governativa del Partito Socialista Italiano.

 

Aldo Moro 14.03.1959

Aldo Romeo Luigi Moro, noto semplicemente come Aldo Moro (Maglie, 23 settembre 1916 – Roma, 9 maggio 1978) è stato un politico, accademico e giurista italiano, segretario politico e presidente del consiglio nazionale della Democrazia Cristiana. Tra i fondatori della Democrazia Cristiana e suo rappresentante alla Costituente, ne divenne segretario (1959) e presidente (1976). Fu più volte ministro; cinque volte Presidente del Consiglio dei ministri, guidò governi di centro-sinistra (1963-68), promuovendo nel periodo 1974-76 la cosiddetta strategia dell’attenzione verso il Partito Comunista Italiano[1]. Fu rapito il 16 marzo 1978 e ucciso il 9 maggio successivo dalle Brigate Rosse[1].
Nacque a Maglie, in provincia di Lecce. Suo padre Renato era un ispettore scolastico, originario di Gemini (Ugento), la madre Fida Stinchi un’insegnante elementare di Cosenza. Conseguì la Maturità Classica al Liceo “Archita” di Taranto.

 

Mariano Rumor 27.01.1964

Fu segretario della Democrazia Cristiana, Ministro degli affari esteri, Ministro dell’interno e Ministro dell’agricoltura e delle foreste.
Frequenta le scuole elementari del Patronato Leone XIII e il Liceo ginnasio Antonio Pigafetta di Vicenza. Nel 1937 consegue la laurea in Lettere presso l’Università di Padova con una tesi su Giuseppe Giacosa.
Tra il 1941 e il 1943 presta servizio militare come allievo ufficiale, poi come sottotenente di artiglieria a Mantova, Sabaudia, L’Aquila e Cecina. Tra il 1943 e il 1945 partecipa alla Resistenza e dirige il giornale “Il Momento”.
Rumor proveniva da una famiglia profondamente cattolica[2]. Dopo l’Armistizio di Cassibile, entrò a far parte della Democrazia Cristianae del movimento di Resistenza, rappresentando il suo partito a livello regionale nel comitato di liberazione.
Nel dopoguerra si impegnò nel radicamento della Democrazia Cristiana vicentina, diventando uno dei leader di spicco del partito nel Veneto. Nel 1946 fu eletto deputato all’Assemblea Costituente.
Nel 1948 fu eletto per la prima volta deputato, carica che avrebbe poi mantenuto in tutte le legislature successive fino al 1976. Nonostante la sua giovane età, Rumor si mise subito in vista come uno dei leader di spicco della Democrazia Cristiana e, in particolare, della corrente dossettiana di Cronache sociali[3].
Nel 1950 Guido Gonella successe a Paolo Emilio Taviani nel ruolo di Segretario nazionale della DC; obiettivo della nuova segreteria era quello di costruire una gestione unitaria del partito a supporto del governo guidato da Alcide De Gasperi. In questo contesto, Rumor fu nominato per la prima volta Vicesegretario nazionale assieme a Giuseppe Dossetti, in rappresentanza dell’area di Cronache sociali.

Flaminio Piccoli 19.01.1969

Flaminio Piccoli è stato un politico italiano due volte segretario della Democrazia Cristiana e anche presidente del partito, presidente dell’Internazionale democristiana, deputato, senatore, Ministro delle partecipazioni statali e parlamentare europeo. È il padre di Flavia Piccoli Nardelli, deputata del PD e Presidente della Commissione Cultura e Istruzione della Camera dei Deputati nel corso della XVII legislatura.
Fratello minore di Nilo Piccoli,[1] nasce a Kirchbichl, nel Tirolo austriaco, dove la sua famiglia, di origine trentina, era stata evacuata dopo la dichiarazione di guerra dell’Italia all’Austria-Ungheria nella prima guerra mondiale. Partecipa al movimento cattolico trentino, animato dall’arcivescovo Celestino Endrici, e all’associazione studentesca “Juventus”. Si laurea in lingue e letterature straniere presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia e diviene ufficiale degli Alpini nella seconda guerra mondiale venendo impegnato in Francia, in Albania, nel Montenegro, nel Delfinato; dopo l’8 settembre 1943 viene fatto prigioniero e riesce a fuggire dal convoglio tedesco che doveva condurlo in un campo di concentramento in Polonia.
Partecipa attivamente alla Resistenza e alla guerra di liberazione, in rappresentanza della DC. Il 7 maggio 1945, è incaricato dei rapporti con la stampa. Condirettore dell’organo del CLN di Trento «Liberazione Nazionale». L’impegno politico di Flaminio Piccoli si estrinseca nel giornalismo: nell’agosto 1945 fonda Il Popolo Trentino, che nel 1951 assume il nome de L’Adige. Dopo una lunga esperienza giornalistica diviene segretario generale della Federazione internazionale dei giornalisti cattolici e per lunghi anni presidente dell’Unione della stampa cattolica italiana.
Sempre nel corso del 1945 Piccoli propone e realizza la costituzione dell’Università popolare e dell’Associazione a difesa degli emigrati «Il Trentino nel mondo». Nello stesso anno sposa Maria Cescatti. Diviene presidente della giunta diocesana dell’Azione Cattolicatrentina, chiamatovi nel 1952 dall’arcivescovo Carlo De Ferrari. In questa veste che Piccoli, assieme a monsignor Alfonso Cesconi, rivendica l’esigenza di distinzione tra i compiti di formazione religiosa e spirituale dell’associazionismo cattolico e il ruolo politico e autonomo del partito.

 

Arnaldo Forlani 09.11.1969

Arnaldo Forlani , fu uno dei massimi esponenti nazionali della Democrazia Cristiana. Dopo essere stato a lungo il principale collaboratore di Amintore Fanfani nella corrente politica “Nuove Cronache”, la abbandonò agli inizi degli anni ’80 e diede vita infine con Antonio Gava e Vincenzo Scotti alla corrente “Azione Popolare” (o “Grande centro”) alla fine di quel decennio.
Fu presidente e vicepresidente del Consiglio dei ministri, Ministro degli affari esteri e Ministro della difesa; per due volte segretario della Democrazia Cristiana e per un lungo periodo presidente del Consiglio nazionale del partito.
Laureato in giurisprudenza all’Università degli Studi di Urbino, intraprese la sua carriera politica nel 1948 con la nomina a segretario provinciale della Democrazia Cristiana di Pesaro e con i successivi incarichi di consigliere provinciale e consigliere comunale di Pesaro. Nel 1954 entrò a far parte per la prima volta della direzione della DC. Il 7 ottobre 1955 ottenne il suo primo rilevante incarico di partito, arrivando a dirigere l’importante sezione Studi, Propaganda e Stampa (SPES).
A seguito della frattura nella corrente di Iniziativa Democratica tra il gruppo dei dorotei e quello degli amici dell’ex segretario Amintore Fanfani (Nuove Cronache), Forlani scelse di aggregarsi a quest’ultimo, affermandosi nel Congresso nazionale di Firenze del 1959come uno dei leader più in vista della corrente fanfaniana.
Proprio in rappresentanza di quest’area, nel 1962 fu eletto vicesegretario nazionale del partito, contribuendo così alla gestione unitaria della Democrazia Cristiana che seguì al Congresso nazionale di Napoli e che avrebbe portato alla nascita del centrosinistra. Mantenne quest’incarico, con una breve pausa di pochi mesi, fino all’inizio del 1969, lavorando assieme a tre segretari politici diversi: Aldo Moro, Mariano Rumor e Flaminio Piccoli.

Amintore Fanfani 18.06.1973

Decade il 22.07.1975 in Consiglio Nazionale

Benigno Zaccagnini 25.07.1975

Rieletto il 24.03.1976

La sua attività governativa cominciò nel 1958, quando divenne sottosegretario al Ministero del lavoro e della previdenza sociale nel governo Fanfani II. L’anno successivo fu Ministro del lavoro e della previdenza sociale nel governo Segni II, e mantenne tale carica anche durante la breve esperienza del governo Tambroni (1960), per divenire, sempre nello stesso anno, Ministro dei lavori pubblicinel successivo governo guidato da Amintore Fanfani, il terzo esecutivo presieduto dal politico toscano.
Soprannominato l’onesto Zac[1], con una reputazione di grande integrità, negli anni seguenti Zaccagnini preferì incarichi parlamentari o di partito: dal 1962 al 1968 fu presidente del gruppo parlamentare della Democrazia Cristiana, dal 1968 al 1975 vice presidente della Camera, e dal 1969 al 1975 presidente del Consiglio Nazionale della DC. Zaccagnini, che inizialmente aveva aderito alla corrente di Iniziativa democratica (più nota come corrente dorotea), dal 1968 si avvicinò ad Aldo Moro, uscito da quella corrente dopo aver lasciato la Presidenza del Consiglio. Nel 1975 fu eletto segretario nazionale della Democrazia Cristiana. Alle elezioni politiche del 1976 la DC, da lui guidata, ottenne il 38,7% dei voti (+3,4% rispetto alle elezioni amministrative dell’anno avanti), riuscendo in tal modo a frenare la corsa a Palazzo Chigi di Enrico Berlinguer, segretario del partito comunista, che pur toccò col 34,4% il suo massimo risultato elettorale.
Durante il rapimento di Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse, Zaccagnini difese la linea della fermezza, cioè il rifiuto di trattare coi terroristi in termini tali che ne implicassero un riconoscimento politico; ma la tragica morte dell’amico e capocorrente lo debilitò umanamente e politicamente, anche a causa di alcuni passaggi delle lettere di Moro dalla prigionia in cui viene pesantemente criticato e definito “il più fragile segretario che abbia mai avuto la DC”[2]: nel 1980 fu sostituito nella carica di segretario nazionale da Flaminio Piccoli, e da quel momento in poi non accettò più nessun incarico istituzionale. Nel 1984 fu eletto al Parlamento Europeo.
Morì a Ravenna, a settantasette anni, il 5 novembre 1989 per un arresto cardiaco.[3]
Nel 2009, durante il processo al generale dei carabinieri Mario Mori, accusato di non aver catturato Bernardo Provenzano nel 1995, pur avendone la possibilità, il supertestimone Massimo Ciancimino (figlio di Vito Ciancimino, già sindaco di Palermo e, a detta della Corte di Cassazione, il massimo esempio dell’infiltrazione della mafia nelle strutture dello stato) dichiarò che durante il sequestro di Aldo Moro fu proprio Benigno Zaccagnini a chiedere a suo padre d’intervenire per impedire la liberazione dello statista rapito, cosa che sarebbe stata resa possibile dalla scoperta, da parte della mafia, del nascondiglio dove Moro era tenuto prigioniero. Sempre a detta di Ciancimino, la rete Gladio e i servizi segreti appoggiarono la richiesta di Zaccagnini[4

Flaminio Piccoli 05.03.1980

Ciriaco De Mita 05.05.1982

Rieletto il 28.02.1984, ed il 30.06.1986

Luigi Ciriaco De Mita (Nusco, 2 febbraio 1928) è un politico italiano, ex Presidente del Consiglio, più volte ministro e dal 26 maggio 2014 sindaco di Nusco.
Raggiunse l’apice del potere politico negli anni ottanta[1] quando fu Presidente del Consiglio dei Ministri. È stato inoltre segretario nazionale e poi presidente della Democrazia Cristiana e quattro volte ministro. Deputato dal 1963 al 1994 e dal 1996 al 2008 ed eurodeputato dal 1999 al 2004 (è contemporaneamente deputato ed eurodeputato, analogamente a Franco Marini) e dal 2009 al 2014, dopo la DC ha fatto parte del Partito Popolare Italiano e della Margherita e dal 2008 al 2017 dell’Unione di Centro.
Ha inizialmente aderito al progetto del Partito Democratico. Non ricandidato alle elezioni politiche del 2008 per via dello statuto del PD che puntava a un rinnovo della classe politica, ha aderito all’Unione di Centro. Ultimo importante incarico ricoperto è stato quello di presidente della seconda Bicamerale per le riforme costituzionali tra il 1993 e il 1994. Fu soprannominato criticamente il padrino della DC e l’uomo del doppio incarico (segretario della DC e presidente del Consiglio).
Tra i principali esponenti della cosiddetta Prima Repubblica, ha avuto indirettamente una forte influenza su tutta la vita politica degli anni successivi. Fu De Mita a nominare Romano Prodi suo consigliere economico e poi presidente dell’IRI[2], dando inizio alla sua carriera politica. Sempre a De Mita si deve l’impegno in politica di Sergio Mattarella[3][4]
Figlio di un sarto e di una casalinga, nato e cresciuto a Nusco in provincia di Avellino, dopo aver frequentato il liceo nella vicina Sant’Angelo dei Lombardi, vince una borsa di studio nel Collegio Augustinianum e si iscrive all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano dove si laurea in giurisprudenza per poi cominciare a lavorare come consulente presso l’ufficio legale Eni di Enrico Mattei. La moglie, Anna Maria Scarinzi, è stata segretaria di Fiorentino Sullo.
Nel 1956 De Mita venne eletto consigliere nazionale della DC al congresso di Trento. In quella sede si fece notare perché criticò Fanfani e contestò i criteri organizzativi del partito. Eletto deputato per la prima volta nel 1963 per il collegio di Benevento, Avellino e Salerno, nel 1966 alla Camera lanciò l’ipotesi di un accordo con i comunisti a proposito dell’attuazione dell’ordinamento regionale. Nel 1968 entrò a far parte del governo come sottosegretario all’interno.

Arnaldo Forlani 22.02.1989

 

Mino Martinazzoli 12.10.1992

Martinazzoli, frequentato il liceo classico Arnaldo a Brescia, dopo una iniziale permanenza all’Almo Collegio Borromeo di Pavia, si laurea in giurisprudenza in tale città, ed esercita la professione di avvocato. Comincia poi la sua attività politica nel suo paese natale, Orzinuovi, nella bassa bresciana, come assessore alla Cultura. A partire dagli anni sessanta-settanta si afferma nelle file della Democrazia Cristiana di Brescia. Entra a far parte del consiglio provinciale e diviene presidente dell’amministrazione provinciale dal 1970 al 1972.
Nel 1972 è eletto senatore, e contemporaneamente è consigliere comunale e capogruppo dello Scudo Crociato al comune di Brescia. Dopo vari anni al senato il salto di qualità avviene nel 1983, quando diventa Ministro di grazia e giustizia, incarico che ricopre per 3 anni, fino al 1986. Dal 1986 al 1989 si conferma uno tra i più importanti dirigenti democristiani, essendo eletto presidente dei deputati DC. Nel 1989-90 torna a fare il ministro, questa volta alla Difesa (sua la storica decisione di equiparare in termini di durata il servizio militare a quello civile). Si dimette però (insieme ad altri ministri della sinistra democristiana: Sergio Mattarella, Riccardo Misasi, Calogero Mannino, Carlo Fracanzani) in seguito all’approvazione della legge Mammì, che regolamentava il sistema televisivo italiano e che riteneva inadeguata.
Nel 1991-92 è invece ministro delle Riforme Istituzionali e degli Affari Regionali nel settimo governo Andreotti.
Nato a Orzinuovi (Bs) nel 1931, Martinazzoli è stato uno dei grandi esponenti della Democrazia cristiana. A lui toccò guidare il partito negli anni di Tangentopoli. Fu eletto segretario per acclamazione nel 1992 e traghettò il partito verso la trasformazione nel Ppi, per il quale cercò di conservare un ruolo di aggregazione dei voti cattolici sulla base di una linea indipendente dai due poli che si andavano formando. In precedenza era stato deputato, senatore, ministro della Difesa, della Giustizia, delle Riforme Istituzionali. Nel 1994 venne eletto sindaco di Brescia, carica che ricoprì fino al 1998. Nel 2000 si candidò per il centrosinistra a presidente della Regione Lombardia, ma venne sconfitto (70% a 30% dei voti) da Roberto Formigoni, che con lui aveva militato nella Dc. Rimase comunque in Consiglio regionale fino al 2005. Nel 2004 si schierò con Clemente Mastella e venne eletto presidente di Alleanza Popolare-Udeur.

Come ben sappiamo la storia della Democrazia Cristiana non è finita.  Quando  il  segretario M. Martinazzoli avviò nel 1993 il radicale processo di trasformazione della DC, cambiandone il nome in Partito popolare italiano (PPI),  un gruppo di tesserati ha continuato, insieme con il compianto sen. Flaminio Piccoli, a tenere in vita la Democrazia Cristiana storica attraverso una serie di azioni che hanno condotto alla sentenza che ha stabilito che la DC non è viva solo nei nostri cuori ma anche giuridicamente. Questa però è una storia che merita di essere trattata in un articolo a parte, non solo perché è davvero una storia avvincente, ma perché ci insegna che con la volontà e la costanza si possono scavalcare le montagne più alte. Alla prossima puntata quindi …. seguiteci!

 

 

di Antonio Gentile.

Coordinatore Redazionale Giornalistico del giornale il Popolo.

 

 

 

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6 anni fa

Posso essere solo parzialmente d’accordo con quanto esposto nell’articolo di Antonio Gentile che riprende una accurata analisi sulla storia della DEMOCRAZIA CRISTIANA senza peraltro precisare la fonte.

Ma ci sarà senz’altro tempo per approfondire il discorso e lo stiamo anche facendo in maniera accurata nel uovo sito internet ufficiale della DEMOCRAZIA CRISTIANA lanciato in rete sabato 7 luglio 2018 di cui all’indirizzo web http://www.democraziacristianaonline.it

In esso vi è un importante settore denominato < LA NOSTRA STORIA > in cui stiamo esponendo i dati salienti sulla storia della Democrazia Cristiana sia per quanto concerne il periodo 1943/1994, sia gli anni successivi 1994/2018.

Pertanto mi riservo di intervenire ulteriormente nel dibattito in corso sulla storia della D.C. sia dalle colonne de < IL POPOLO > della Democrazia Cristiana di cui al presente sito https://www.ilpopolo.news, sia nel sito ufficiale della D.C. http://www.democraziacristianaonline.it

I dati salienti che a mio avviso vanno precisati sono che la Democrazia Cristiana ha una precisa data di nascita che è la riunione avvenuta a Caltanissetta in data 15 dicembre 1943 (negli studi dell’Avv. Giuseppe Alessi) così come si evince dalla raccolta ufficiale degli “Atti della Democrazia Cristiana – anni 1943/1982” pubblicati a cura della Direzione nazionale D.C. – Edizione Cinque lune (anno 1982).

La seconda precisazione concerne che la storia della Democrazia Cristiana non si è conclusa con il 18 gennaio 1994 e che Mino Martinazzoli non fu l’ultimo Segretario politico nazionale della D.C., così come si evince dalla Sentenza della Corte di Cassazione a sezioni unite (numero 25.999/2010 del dicembre 2010) ma soprattutto dall’azione di decine di migliaia di democratici cristiani che con la loro attività hanno tenuto in vita la Democrazia Cristiana fino ai giorni nostri, così come – riteniamo – anche negli anni a venire.

CATALDO D'ANDRIA
6 anni fa

Al di là della storia poitica e/o personale di tutti Segretari… al di là delle traformazioni o evoluzioni del Partito dello Scudo Crociato… ero… sono… resto “targato” D.C.