Siamo giunti al periodo delle riflessioni post voto, ma la prima cosa è porsi una semplice domanda…la politica, quella sana e trasparente, dov’è finita?
Forse la risposta è unica…La politica non c’è più da tempo.
Vige un sistema di continue approssimazioni che impegna nel presente ma chiude orizzonti. Le forze della post politica si muovono con difficoltà nel vano tentativo di corrispondere con interventi inadeguati a problemi complessi. Una vasta realtà sociale, che è stata protagonista del riscatto morale dell’Italia del dopoguerra, è irrilevante.
Si son potuti raggiungere risultati ampiamente positivi, perché nasceva la voglia di rivendicare giustizia in una ritrovata solidarietà e un nuovo, inesplorato, sentimento di responsabilità.
Alcide De Gasperi fu l’artefice indiscusso di questa unità.
Nessun risultato economico, nessun detrito poteva essere rimosso se il popolo non avesse trovato fiducia in sé stesso, nelle proprie capacità.
Una disponibilità di fare sacrifici in nome di un ritrovato orgoglio nazionale. Una unità innanzitutto spirituale, raggiunta grazie al grande impegno dei cristiani democratici che hanno favorito, respingendo suggestioni integraliste, l’espandersi e il consolidarsi della democrazia. I partiti di massa – le forze laiche riformiste eredi della migliore tradizione liberale – hanno ritmato i tempi della ricostruzione e dello sviluppo. La gente sulle piazze, pur nelle contrapposizioni, dava sfogo al desiderio di partecipazione. Un popolo da secoli diviso ritrovava le ragioni di un comune destino. Quello fu progresso vero con risultati innegabili.
Oggi si registra un ritorno al passato: quello che è definito progresso è solo un insieme di interventi senza un disegno condiviso.
Dicevamo che la politica non c’è. È stata sospesa e ha alimentato gli illusionisti che avevano promesso ricchezze ma hanno disseminato povertà.
In Italia c’è una polarizzazione verso gli estremismi che ha partorito un popolo che ha espresso un Voto di protesta o per meglio dire un voto emozionale.
Siamo pronti a creare quell’area centrale della riflessione e dell’equilibrio che oggi è inesistente. Si sono da tempo spente le energie e stemperati gli apporti dei ceti medi, dei professionisti, di chi produce.
Un mondo che è maggioranza non incide ma subisce e si spegne.
Da qui il nostro sforzo a sollecitare tanti cristiano-democratici, sospinti alla deriva, perché ritrovino coraggio e le motivazioni di un grande passato per sottrarre il Paese da gestioni consolari cariche di ambizioni e presunzione.
La solitudine respinge e non aggrega. È dissipatrice di risorse e produce negatività.
La soluzione è obbligata, in primis aderire alla nuova Dc e poi andare a Congresso anche perché ci sono possibilità di convergenze e far nascere un movimento che si richiami alla storia dei democratici cristiani, senza impossibili repliche, ma adeguate al nostro tempo.
È un passaggio obbligato, quindi chiediamo ai tanti altri amici che ci chiamavano e ci scrivono ogni giorno, di fare questo gesto di responsabilità.
C’è bisogno di generosità. La stessa generosità che ebbero i popolari e i democristiani nel dopoguerra. Allora c’erano macerie. Oggi ci sono le devastazioni di uno Stato sempre meno democratico e libertario sequestrato da conserterie estranee alla migliore tradizione civile dell’Italia. Nessun timore, però, la Diccì non è morta.
Gli eredi sono tanti e sono in giro per il Bel Paese, siamo un esercito con milioni di voti… noi siamo qui più forti di prima e vi aspettiamo per poter dare di nuovo all’Italia quella linfa vitale che ormai manca da molto…la Democtrazia!!!!
Noi siamo la nuova Dc Italiana, ora DECIDI DC.
di Antonio Gentile