A cura di Loredana Di Lorenzo (Tivoli / in provincia di Roma)
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Segretario Organizzativo nazionale del Dipartimento Lealità e Giustizia della Democrazia Cristiana
< UN NUOVO INTERVENTO DEL SEGRETARIO NAZIONALE DEL DIPARTIMENTO LEGALITÀ E GIUSTIZIA DELLA DEMOCRAZIA CRISTIANA AVV. ALFREDO DE FILIPPO (SALERNO) >.
L’argomento < giustizia >è senz’altro uno degli aspetti fondamentali per la riforma del nostro Stato e la Democrazia Cristiana – giustamente – ritiene che l’attività del suo Dipartimento dedicato ai temi della “Legalità” e e della “Giustizia”.
Dalle colonne di questo stesso giornale telematico abbiamo già iniziato a trattare l’argomento, interpellando l’Avvocato Alfredo De Filippo (di Sarno, in provincia di Salerno) e trattando con lui l’approfondimento di alcuni argomenti che fanno parte del pacchetto giustizia.
Argomento che presto sarà al vaglio della Commissione che si occupa dei programmi della Democrazia Cristiana – coordinata dal Geom. Raffaele Vicedomini (Roma), nonchè della stessa Direzione nazionale della D.C. che presto sarà convocata a Roma dal Segretario politico nazionale D.C. dott. Angelo Sandri (Udine), con sicuramente un corposo ordine del giorno con vari argomenti da trattare e tra questi anche il tema della Giustizia.
Anche in preparazione a questi importanti appuntamenti abbiamo ricontattato l’Avvocato Alfredo De Filippo, per rivolgergi qualche altro quesito.
D.: Ci eravamo lasciati nella precedente intervista con la seguente affermazione <<La legalità è un esigenza imprescindibile, fondamentale, irrinunciabile della vita sociale>> Come vive Lei questa assoluta indolenza delle istituzioni, questo “dolce fare nulla” della politica italiana ?
R.: La condizione che viviamo e che ci agita non poco, ci lascia davvero tra l’incredulo e l’attonito.
Siamo sempre sempre più preoccupati nell’osservare i tanti “Illustri” del settore che vestono le espressioni di sorpresa, di meraviglia e di falsa indignazione di fronte allo scandalo che investe la Magistratura.
Ma si sa “l’animo umano, alla fin fine, è fatto in modo che la finzione lo domina molto più della verità”.
Ce lo insegnava già Erasmo Da Rotterdam, nel suo più che famoso “Elogio della Follia”.
È una condizione di natura antica, che abita il nostro intimo più profondo.
L’abbiamo lasciata da tantissimo tempo macerarsi dentro i sentimenti di Giustizia e del Diritto; cullata e adagiata sui banchi universitari; insegnata in percorsi e trattati Costituzionali.
Ci avvolge fino toglierci il respiro, nell’illusorio, falso e mefistofelico calore protezionistico che lentamente soffoca la libertà di pensiero puro, dell’azione e che infine lacera a brandelli nella proprie fauci le libertà politiche, civili, imprenditoriali e cosa ancor più insopportabile, la libertà personale, che era tanto cara ai nostri Padri Costituzionali e che con il sangue l’hanno conquistata.
Ora costretti, respiriamo l’essenza dell’assenza della Politica; assistiamo al miscelare, all’imbastardire degli Organi dello Stato, in un respiro di mediocrità culturale e valoriale che tutto ammanta come un “Vestito di pece nera”.
E mentre il popolo, vittima innocente di uno Stato “infedele”, vittima di una fiducia costituzionalmente affidata e mal riposta, giace sacrificato e tradito proprio da chi, nella Costituzione è descritto come baluardo di garanzia di libertà, di eguaglianza: gli amministratori della Giustizia.
D.: Era il 2008 allorquando il compianto Presidente Francesco Cossiga ebbe a definire l’A.N.M. “un’associazione sovversiva e di stampo mafioso”, anticipando e prospettando quello che oggi noi conosciamo come il “sistema Palamara”…
R.: Non si può essere disposti a tollerare ancora quanti mostrano o fanno finta di meravigliarsi, poiché, questa storia non è assolutamente una novità.
Cossiga non era di certo gradito a tanti, nè Lui amava intrattenersi o fare presenza in salotti “radical chic”, non era suo costume, ma, da Politico di razza, con parole rimaste scalfite nel granito tracciò in modo indelebile il quadro insospettato e sino ad ora sciaguratamente taciuto.
La storia si ripete, ahi noi. Per quanti conservano buona memoria. La Storia ci ricorda la pubblicazione “ dossier Mandalari” Quante similitudine con il “Sistema” !
Il passato ritorna, impietoso più che mai (sempre attuale), la mente ritorna con pervicacia, come la mosca tafano (Socrate) ad una vicenda che portò lo Stato sull’orlo dell’abisso, ci ricorda di quella “occasionalità” della scoperta della cosiddetta nota “Giuseppe Mandalari” che nella sua casa di Palermo celava di tutto, in particolare, una copia degli atti della “Commissione P2”.
Guarda il caso beffardo…. Palermo…..
A distanza di anni la replica, si ripete di nuovo un’altra “occasionalità”???
L’ Avvocato Pietro Amara, anche lui Siciliano, ha ideato e messo in pratica quell’ intrigo di relazioni e corruttele il cosiddetto “Sistema Siracusa” sulle quali aveva costruito il mostro capace di dirottare inchieste, processi e sentenze e, non solo quelle scomode per l’ente petrolifero che rappresentava, ma anche procuratori «amici», capaci, impunemente, a far si che tutto si possa eclissare , ovvero, insabbiare o, peggio ancora si distorcere a favore degli “amici”.
Lo stesso metodo applicato al Consiglio di Stato ed alla magistratura contabile siciliana (cit. Topnews – 1 maggio 2021). Gli eventi li conosciamo.
Alla fuoriuscita dei verbali (in un modo del tutto “folle”) dalla Procura di Milano, l’atteggiamento di alcuni illustri magistrati, interpellati in particolare sui verbali dell’interrogatorio Amara, hanno candidamente dichiarato: … trattasi di verbali senza firme…. carte di nessun valore… la gente pensi a cose più serie….
Da tali espressioni si percepisce netto tutto il puzzo dell’arroganza, del sentirsi infastiditi da una richiesta di trasparenza, nonché, del delirio di onnipotenza (mi ricorda tanto la storiella del Marchese del Grillo)..
Ci “suggeriscono” di voltarci altrove, poiché, sono affari tra magistrati e quindi ai comuni mortali non deve interessare. Pena? L’arma delle indagini sempre carica.
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