di LUCIA ARTIERI * www.ilpopolo.news *
Un ricordo di Aretha Franklin, la “regina del soul”.
Come abbiamo già riportato anche dalle colonne di questo nostro giornale, Aretha Franklin è morta nella sua casa di Detroit, a 76 anni, a causa di un cancro al pancreas che le era stato diagnosticato nel 2010.
Piccoli e grandi problemi di salute che hanno portato la Franklin, bambina prodigio le cui prime esibizioni risalgono ai 12 anni, a lottare anche con alcolismo e disturbi alimentari.
La “Queen of Soul”, come era stata soprannominata, anche grande attivista per i diritti civili, icona riconosciuta della “cultura nera”, con una forte personalità e un carattere non sempre facile, ma soprattutto artista dalla voce sublime, si è spenta circondata dall’affetto dei suoi familiari:
“È con profonda tristezza che annunciamo la morte di Aretha Louise Franklin, la regina del soul”, recita il comunicato ufficiale relativo alla sua scomparsa.
“In uno dei momenti più bui delle nostre vite, non riusciamo a trovare parole appropriate per esprimere il dolore del nostro cuore. Abbiamo perso la matriarca e la roccia della nostra famiglia. L’amore che aveva per i suoi figli, nipoti e cugini non aveva confini”.
La famiglia si dice inoltre “molto toccata dall’incredibile amore e sostegno” seguito all’annuncio di lunedì scorso del peggioramento delle condizioni di salute della cantante.
“Mancherà molto come madre, sorella, amica, cugina – aveva detto Roger Friedman, il giornalista di <Show bitz 411> che per primo aveva dato la notizia delle sue condizioni di salute – ma la sua eredità è più grande della vita stessa”.
Tra i suoi brani più famosi, Respect e Think (che cantò anche nel film The Blues Brothers).
La sua ultima esibizione è stata lo scorso novembre a New York al gala della fondazione di Elton John per la lotta all’Aids al Philadelphiàs Mann Center:
“Uno show miracoloso – si legge – visto che Aretha stava già combattendo con la disidratazione e la mancanza di forze”.
La cantante americana ha vinto 18 Grammy Awards ed è stata la prima donna a conquistare un posto nella Rock and Roll Hall of Fame.
Nel 2005 la Franklin ha ricevuto la Presidential Medal of Freedom – il più alto riconoscimento per un civile americano – dall’allora presidente George W. Bush.
Nel 2009 ha cantato per l’insediamento di Barack Obama alla Casa Bianca.
Lo Stato del Michigan ha ufficialmente dichiarato la sua voce “una meraviglia della natura” ma basta ascoltare uno dei suoi indimenticabili successi come “I say a little prayer” per capire la magia che Aretha sapeva creare con la voce che resterà per sempre nella memoria di chi ama la musica.
Aretha Franklin è stata ricoverata all’ospedale di Detroit il 12 agosto 2018 e lì è morta un giorno più tardi, mettendo fine ad una carriera durata oltre 50 anni.
La cantante, nata a Memphis nel 1942, ha inciso il suo primo brano che aveva appena 14 anni.
Il suo destino era segnato sin dalle origini, considerato che la città sul fiume Mississippi è la culla di generi musicali come il gospel e il blues . Ma il successo è arrivato dopo, nel 1966, quando ha lasciato la Columbia e firmato con la Atlantic Records.
Allora, ha pubblicato “I never loved a man (the way I love you)”, sua prima hit internazionale, e raddoppiato con “Do right woman, do right man”. Allora, è diventata la Regina del Soul, la voce simbolo, non solo del talento della minoranza afroamericana, ma delle rivendicazioni per i diritti civili.
Figlia di predicatore battista, ragazza madre a 14 anni, nera e donna: Aretha Franklin ha dovuto lottare duramente per affermarsi nella perbenista e razzista America di fine anni ’50.
La canzone che forse meglio la rappresenta è “Respect” scritta da Otis Redding. La mamma è una cantante gospel e va via di casa quando Aretha ha sei anni. Dopo la separazione la piccola va a vivere a Detroit con il papà, predicatore battista.
Aretha è tra i musicisti della parrocchia e vuole diventare professionista. Nel 1961 sposa Ted Whitem che diventa suo manager. Il matrimonio dura fino al 1969, poi il divorzio: il marito si dimostra un violento.
«Sono soddisfatta delle cose che ho realizzato e del punto in cui la mia carriera è arrivata», aveva dichiarato la Franklin lo scorso anno, annunciando che si sarebbe ritirata dalle scene a fine 2017.
«La mia unica aspirazione è quella di sedermi e non fare nulla», aveva detto, sperando, forse, di godersi i quattro figli, due dei quali arrivati prestissimo, a 14 e 16 anni.
Ma il «piano di pensionamento» purtoppo è durato molto poco.
Sono solo canzonette, dirà ancora qualcuno, dimenticando che dal Dopoguerra a oggi la musica è stata “anche” intrattenimento ma soprattutto racconto, e Aretha ha saputo raccontare la vita come nessun’altra cantante è mai riuscita a fare.
Soul, gospel, blues, ma anche pop, rock, jazz, canzone, non c’è nulla che Aretha non abbia cantato in maniera magistrale, imponendo al mondo della vocalità il suo stile, la sua personalità, la sua passione.
Indimenticabile la sua interpretazione nel film culto “The Blues Brother”, dove Aretha Franklin, con ciabatte e grembiule rosa macchiato cantava “Think”, intimando al marito di non seguire la banda.
Ora la regina del soul, che è andata oltre le definizioni, rompendo schemi e imponendosi come un vero e proprio fenomeno della natura, non c’è più e lascia un vuoto assordante nel mondo della musica.
Lucia Artieri