Appena uscì la notizia del ritrovamento del sarcofago Nero in Egitto, la redazione di Il Popolo si attivò nel redarre un articolo che ne data alcune notizie importanti, a distanza di 20 giorni torniamo sulla scoperta e vi offriamo un approfondimento, dopo che gli archeologi hanno determinato che i tre scheletri all’interno appartenevano a due uomini e a una donna. Sono stati recuperati al suo interno anche tre foglietti d’oro finemente incisi. Analisi del DNA e scansioni proveranno a svelare altri segreti custoditi nella misteriosa sepoltura di 2mila anni.
Uno dei tre scheletri rinvenuti nel sarcofago nero recuperato ad Alessandria d’Egitto apparteneva a una donna, mentre uno dei due uomini aveva un grosso foro di 17 centimetri dietro alla nuca, risultato di un intervento chirurgico chiamato trapanazione. Sono solo alcune delle interessanti novità divulgate dal Ministero delle Antichità egiziano in seguito ad analisi più approfondite condotte sul contenuto del pesantissimo sarcofago di granito, individuato a 5 metri di profondità nel sito di Sidi Gaber della popolosa città africana. Inizialmente si credeva che le tre mummie trovate al suo interno appartenessero a membri dell’esercito, ma il ritrovamento della donna spariglia le carte in tavola, dato che in epoca tolemaica le donne non facevano parte delle forze armate, se si esclude qualche rarissimo caso tra le fila dei capi militari delle forze reali.
Gli archeologi guidati dal dottor Zeinab Hasheesh, Direttore del Dipartimento degli Studi sui Resti Scheletrici presso il Ministero delle Antichità, sulla base dei rilievi antropologici hanno potuto determinare con buona approssimazione l’età e l’altezza delle tre mummie. La donna morì quando aveva tra i 20 e i 25 anni ed era alta 1,64 centimetri; il primo dei due uomini perse la vita tra i 35 e i 39 anni e aveva un’altezza massima stimata di 165,5 centimetri; infine, il secondo uomo, il più anziano di tutti con un’età alla morte stimata tra i 40 e i 44 anni, aveva un’altezza compresa tra i 179 e i 184,5 centimetri. Proprio quest’ultimo possedeva il grosso foro dietro al cranio, un’apertura di 17 centimetri con la quale ha convissuto a lungo e che sarebbe legata a un antico (e doloroso) intervento chirurgico. Piuttosto raro in Egitto, era un trattamento che apparentemente serviva a curare mal di testa e altre patologie.
Tra le ossa dei tre gli archeologi hanno rinvenuto anche alcuni foglietti d’oro incisi, ben conservati e con disegni che gli studiosi proveranno a decifrare. Potrebbero infatti fornire qualche informazione in più sulle tre mummie, che secondo gli scienziati, essendo state trovate una sull’altra, potrebbero essere state inserite nel sarcofago in tempi diversi. Soltanto gli esami sul DNA potranno dirci se sono legate da un vincolo di parentela e dunque se siamo innanzi a una tomba di famiglia. L’assenza di gioielli e manufatti, al di là dei foglietti d’oro, suggeriscono tuttavia che non si tratta di una sepoltura reale, come speravano gli scienziati dopo aver rinvenuto il sarcofago.
Risolto anche il mistero dell’acqua rossastra trovata all’interno della sepoltura; si tratta delle acque reflue del circuito fognario di Alessandria che si sono infiltrate nel corso degli anni. Il colore sarebbe legato alla decomposizione dei frammenti organici delle tre mummie ad opera dell’acqua, tuttavia per conoscerne l’esatta composizione si attendono i risultati della perizia chimica. Come indicato dal Segretario Generale del Consiglio delle Antichità d’Egitto, il professor Mostafa Waziri, verranno condotti ulteriori esami – come scansioni Ct-Scan – per svelare tutti i segreti delle tre mummie.
di Antonio Gentile