di LUCA ZANOR (Udine) * luca.zanor@dconline.info * Cell. 328-3399181
Segretario provinciale della Democrazia Cristiana della Provincia di Udine
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- Una proposta di legge della Democrazia Cristiana per un Paese migliore: il “Reddito di famiglia”.
L’Italia è un Paese che da anni non ha crescita demografica. Basti pensare che nel 2017 si è avuto il peggior dato relativo dal dopoguerra, con 470.000 nascite soltanto.
C’è dunque un assoluto bisogno di misure atte a incentivare le nascite, la maternità, la genitorialità e tali da garantire un percorso verso la vita sicuro, sia dal punto di vista economico, sia da quello della tutela della salute.
Vi è bisogno di uno Stato che intervenga laddove ve n’è reale bisogno per assicurare, in una prospettiva a lungo termine, la crescita e lo sviluppo dell’intera Nazione.
1. Sull’onda mediatica della pubblicizzazione del reddito di cittadinanza, ne esprimiamo il nostro dissenso, perché riteniamo che essa non sia una misura effettivamente idonea a generare una crescita ed il lavoro tanto auspicato, quanto piuttosto a incentivare il sommerso ed alla fin fine anche la ‘disoccupazione congenita ’.
La creazione di posti di lavoro può e deve essere un obiettivo meritevole ed efficace.
La lotta alla disoccupazione ed allo sviluppo del lavoro sommerso anche.
Non lo può essere invece una misura economica in sostanza assistenziale e che viola il principio di uguaglianza sostanziale espresso dall’articolo 3, 2° comma della Costituzione italiana.
Il provvedimento del cosiddetto reddito di cittadinanza uniforma infatti coloro i quali realmente lavorano e si impegnano quotidianamente nel migliorare la propria condizione (e che, in quanto percipienti di un reddito da lavoro pagano le tasse), a coloro i quali che non lavorano. Questi ultimi – in prospettiva – potranno anche non voler più lavorare, in maniera regolarizzata, anche per ottenere la corresponsione di un contributo pagato, in definitiva, con i sacrifici dei primi !
Non c’è bisogno – a nostro avviso – che tutti gli italiani percepiscano comunque delle entrate economiche, a prescindere dall’impegno profuso e dall’attività svolta o di altre specifiche motivazioni che giustifichino il sussidio o reddito di cittadinanza a dir si voglia.
C’è bisogno invece che tutti gli italiani – forza lavoro – possano e si mettano a lavorare, senza attendere dallo Stato quella che potrebbe essere considerata una “paghetta”.
D’altronde, anche il Pontefice ha detto giustamente che all’uomo la dignità la dà il lavoro, e non un sussidio!
2. Abbiamo pensato, allora, a una misura diversa, che potrebbe chiamarsi “reddito di Famiglia”, tale da consentire un solido aiuto alle famiglie ed alle donne in gravidanza e prefiggersi così una maternità adeguatamente sorretta dallo Stato.
3. Ciò che manca – a nostro avviso – sono delle misure adeguate sia nel campo della sanità, sia nella prospettiva del dopo nascita.
Nel campo della sanità è necessario l’espletamento di tutta la diagnostica prenatale (esami ecografici, del sangue, ricerca e monitoraggio di patologie quali diabete o tiroidite, esami screening genetico ecc.). E tutto questo in totale ed regime di effettiva esenzione.
Nella prospettiva del dopo nascita, mancano dei reali incentivi e sostegni alle nuove famiglie, che possano accompagnare i genitori nella crescita del proprio figlio, supportandone, con minor aggravio, le spese principali e necessarie.
4. Molto spesso, infatti, la natalità conosce un forte freno tra le famiglie di connazionali in ragione delle spese e difficoltà economiche che si prospettano con il potenziale arrivo di un figlio. Se già molti lavori sono precari e gli stipendi inadeguati, come essere capaci di crescere , mantenere ed educare degnamente un’altra persona? Questo è il ragionamento più comune.
Questo il punto da cui partire per poter cambiare, in meglio, le cose.
5. Ecco che il “reddito di famiglia” potrebbe costituire l’incentivo alle nascite, alla maternità, ad accrescere il nostro Paese di nuovi connazionali, forza e sostegno per il futuro!
Si tratterebbe di un contributo, proiettato su di un periodo di 3 anni dal concepimento, che consenta la corresponsione di 700,0.00 euro al mese per famiglia, a tutte le coppie eterosessuali stabili, aventi reddito complessivo annuo inferiore ai 40.000 euro.
A ciò, si aggiunga la totale esenzione sanitaria per tutti gli esami diagnostici e di screening prenatale nei confronti delle donne ITALIANE in gravidanza, a prescindere dalle condizioni di reddito.
6. Con la previsione di un ulteriore contributo di 400,00 euro per famiglia, nel caso di nascita di un secondo figlio, nell’arco di 3 anni dal primo nato. Cumulabile fino a 3 figli.
A nostro parere una legge di questo genere sarebbe a favore delle famiglie e della vita dando così possibilità alle madri di seguire i loro figli con l’amore dovuto nei primi anni.
Dando così la possibilità ai giovani di fare famiglia, alleggerendo dal problema dei costi necessari per poterla formare.
Da anni vengono chiesti maggiori sacrifici economici agli Italiani per fare fronte al debito pubblico e personalmente sono convinto che i sacrifici se richiesti si fanno più volentieri per figli e nipoti !
Questa idea richiede ancora approfonditi ragionamenti e studi, ma sono convinto che può generare un volano per il rilancio economico del Paese. Tradotto in cifre il costo di questo intervento sarebbe di quasi la metà del reddito di cittadinanza.
LUCA ZANOR (Udine) * luca.zanor@dconline.info * Cell. 328-3399181
Segretario provinciale della Democrazia Cristiana della Provincia di Udine.
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Si ! Guardata meglio questa possibilità dI legge
Potrebbe dare buoni risultati e farci perdere il titolo di paese di pensionati!