UNA PROSA POETICA DI ERIKA PERRONE (ROMA CAPITALE) INTITOLATA “TENDERSI”.

UNA PROSA POETICA DI ERIKA PERRONE (ROMA CAPITALE) INTITOLATA “TENDERSI”.

A cura di Dott. FERNANDO CIARROCCHI (Ascoli Piceno)

fernando.ciarrocchi@dconline.info *  cell. 347-2577651 *

Vice-Segretario nazionale Dipartimento “Sviluppo-Comunicazione-Marketing” della Democrazia Cristiana italiana

 Vice-Direttore de < IL POPOLO > della Democrazia Cristiana 

Coordinatore della Redazione giornalistica de < IL POPOLO > della Democrazia Cristiana

< UNA PROSA POETICA DI ERIKA PERRONE (ROMA CAPITALE) INTITOLATA “TENDERSI” >.

Recentemente ERIKA PERRONE (Roma Capitale) ha ricevuto l’incarico di Segretario provinciale del Dipartimento per la Difesa del Cittadino e per i Diritti Umani della Democrazia Cristiana della provincia di Roma.

Abbiamo ricevuto – e ben volentieri pubblichiamo – una Sua prosa poetica, scritta appunto da Erika Perrone.

Prosa poetica che Lei ha voluto condividere con i lettori de < IL POPOLO > della Democrazia Cristiana.

Lo scritto è al femminile, ma in verità si rivolge non solo – in primis – all’autrice della prosa ma anche ad ogni essere umano che si sente in risonanza con il medesimo scritto, e quindi anche agli uomini, a tutti noi .

< TENDERSI >.

Mi sono persa in ascolto di una terra non mia,

ho ascoltato i sussurri delle dune del deserto in simbiosi con il vento,

ho ascoltato i silenzi, al contrario, i turbamenti dell’inferno; ci sono stata quanto basta.

Ho ascoltato la pioggia che accompagnava una civetta nel ricordarmi la vera strada della mia Casa: le false preghiere non mi interessano.

Non mi interessano più le cortesie, i giochi di prestigio, cantare come un uccellino mentre tengo in pugno il cuore di bambina,

Lei che in terre desolate sola ed abbandonata ci è rimasta; ha combattuto fino a formarsi roccia, rocca in protezione della sua Luce, Luce che a tratti si sprigiona persino fra le fessure dell’armatura, ma anche Notte che culla e rende preziosi i battiti del cuore.

Ho percorso tutte le Case che potevo percorrere, i sentieri, fuori dai sentieri.

Ma, ora, chi mi tende la mano è quella fanciulla che corre sull’erba di infinite distese, piene di fiori, ricche di concerti fin nel silenzio.

Lei che porge una viola per me: nell’odorarla io colgo quel che non è mai finito: ciò che l’illusione fa credere di poter lasciare.

Erika Perrone