< UNA RIFLESSIONE DEL DOTT. GIOVANNI TESE’ (NARO/AGRIGENTO) SU SAN PAOLO APOSTOLO DEI MIGRANTI E DEI RIFUGIATI > * (PRIMA PARTE)
Domenica scorsa la Chiesa cattolica ha riproposto < la giornata del Migrante > giunta alla sua 110 ° edizione.
E’ infatti dal 1914 che la Chiesa cattolica ha istituito questa giornata di preghiera dedicata ai migranti ed ai rifugiati e per tutti coloro che hanno dovuto abbandonare la loro terra in cerca di condizioni di vita degne.
Papa Francesco, nell’introdurre questa giornata di preghiera, ha sottolineato come molti migranti fanno esperienza di Dio, loro compagno di viaggio, guida ed ancora di salvezza.
A Lui si affidano prima di partire, a Lui ricorrono nelle situazioni di bisogno.
In lui cercano consolazione nei momenti di sconforto.
Grazie a Lui ci sono tanti “buoni samaritani” lungo la via.
Sentiamoci in cammino insieme con loro – conclude Papa Francesco – e facciamo Sinodo anche insieme a loro !
Nell’approfondimento dei temi proposti da questa Giornata ci è sembrato interessante richiamare un intervento di qualche tempo fa svolto dall’Avv. Giovanni Tesè (di Naro, in provincia di Agrigento) che si è interessato del tema incentrando la sua riflessione sulla figura di San Paolo. Apostolo delle Genti.
<< Mentre nel mondo economicamente ricco “impazza” il dibattito sul “trattamento” da riservare a “immigrati” e “rifugiati politici”, l’insegnamento dell’Apostolo delle Genti, Paolo di Tarso, è più vivo che mai.
Nel 2009 Sua Santità Benedetto XVI indisse un anno Anno Giubilare in onore dell’Apostolo Paolo, “migrante per vocazione”.
In ogni parte del mondo si sono organizzate manifestazioni, convegni, conferenze celebrative per ricordare il bimillenario della nascita del più grande missionario di ogni tempo.
Anche sulla scottante e complessa problematica delle immigrazioni e dei rifugiati l’Apostolo Paolo, ancora oggi, offre non pochi spunti di riflessione.
Se un giorno si dovesse scegliere un Santo Patrono dei “Migranti e Rifugiati” del mondo, sono certo che Paolo troverebbe unanimità di consensi.
L’Apostolo delle Genti conobbe il dramma dell’emigrazione sin da piccolo.
I genitori di Paolo, infatti, ebrei della diaspora di osservanza farisea e fedeli alle loro tradizioni religiose, a causa delle persecuzioni subite, furono costretti a lasciare la loro terra ed emigrare a Tarso, allora città romana e capitale della Cilicia, dove Paolo nacque verosimilmente intorno all’anno otto o nove dopo Cristo.
Paolo di Tarso, anche se cittadino romano per nascita, fu educato ed istruito dai genitori nell’osservanza della legge mosaica.
Egli crebbe, però, in una città “cosmopolita” dove ebbe l’opportunità di conoscere oltre all’aramaico ed all’ebraico la cultura ellenistica e contestualmente la cultura romana, acquisendo così una mentalità ed un pensiero “aperto” ed “universale” sia dal punto di vista religioso che culturale.
Dopo lo studio della Torah, “incontrò” Gesù sulla via di Damasco e da quel momento, abbandonando il ruolo di persecutore, con coraggio ed intelligenza, dedicò la sua vita per annunciare ai popoli il Vangelo del Cristo morto e risorto per la “giustificazione” degli uomini.
Paolo, uomo inquieto, tra mille peripezie e difficoltà di ogni genere – veglie, digiuni, freddo, naufragi, prigionie, persecuzioni, flagellazioni e torture – in meno di trent’anni percorse, nei suoi quattro viaggi, oltre sedicimila chilometri.
Chi meglio dell’Apostolo “migrante” ha potuto conoscere quindi la disperazione ed i drammi di chi è costretto, per fame o perché perseguitato, ad abbandonare la propria terra?
Chi meglio dell’Apostolo “missionario” ha potuto conoscere le umiliazioni e le vessazioni subite non di rado nelle terre di approdo?
Amore senza limiti, Carità, Fede in Cristo Gesù, Accoglienza e Solidarietà furono le parole chiave della predicazione dell’Apostolo “nomade dell’Amore e della Carità”.
Libertà dalle catene della miseria e dalla schiavitù di ogni genere fu la “rivoluzione” posta in essere dal “genio paolino”.
Gli scritti e le parole di Paolo risultano di una sorprendente attualità e nel contempo suonano come forte ammonimento per noi tutti.
Paolo nella lettera ai Romani, capitolo 12, scrive tra l’altro: «… Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto […] Per la grazia che mi è stata concessa, io dico a ciascuno di voi: non valutatevi più di quanto è conveniente valutarsi, ma valutatevi in maniera da avere di voi una giusta valutazione, ciascuno secondo la misura di fede che Dio gli ha dato […]Chi dà, lo faccia con semplicità; chi presiede, lo faccia con diligenza; chi fa opere di misericordia, le compia con gioia […]
La carità non abbia finzioni: fuggite il male con orrore, attaccatevi al bene; […] Amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda […]siate lieti nella speranza, forti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera […] solleciti per le necessità dei fratelli, premurosi nell’ospitalità […] rallegratevi con quelli che sono nella gioia, piangete con quelli che sono nel pianto […] non rendete a nessuno male per male.
Cercate di compiere il bene davanti a tutti gli uomini».
Ed ancora, l’Apostolo dell’Agàpe e della Chàris, dalla prigionia romana scrive a Filemone, ricco proprietario convertitosi al cristianesimo, perché riaccolga nella sua casa il suo antico schiavo Onèsimo di Colosse “come fratello carissimo” e “come se stesso”.
Da quel momento il rapporto tra padrone e schiavo ha subito una trasformazione profonda e radicale: lo schiavo non è più una “cosa”.
“È UN FRATELLO”.
Anche in questo l’Apostolo della “Libertà” può ben essere considerato un “Grande Rivoluzionario”.
San Paolo, quindi, è l’uomo del dialogo e dell’incontro, il missionario, il migrante, il rifugiato ed ancora oggi dopo duemila anni non lascia e non può lasciare indifferenti; non favorisce la tranquillità delle coscienze; stimola inquietudine e scuote l’animo di chi lo conosce.
Amici e detrattori, credenti e non credenti, donne e uomini, anziani e giovani non possono non lasciarsi scuotere dalle Sue parole, prime fra tutte: Amore e Carità.
Proprio in questo inizio di terzo millennio in cui una crisi globale che prima ancora di essere economica e finanziaria è crisi che pervade soprattutto la coscienza dell’uomo, la “Voce” e le “Parole” di Paolo richiamano alla responsabilità che ciascuno di noi deve avere verso l’Altro.
Proprio in un periodo storico contrassegnato da una crisi materiale e morale di portata globale e in cui una diffusa tendenza al nichilismo, al relativismo, alla deresponsabilizzazione e all’indifferentismo caratterizza il nostro vivere quotidiano, l’esperienza, il messaggio e la testimonianza di Paolo, oltre ad essere fortemente attuali possono rappresentare il “faro” per orientarsi di fronte alle poderose sfide che la storia pone all’umanità.
Prima fra tutte la triste piaga dell’emigrazione coatta e dell’immigrazione generata dalle guerre, dalle carestie, dalle pestilenze, dalla fame, dalla miseria e dal cinismo di uomini senza scrupoli e senza morale. >>
FINE DELLA PRIMA PARTE
VENERDI’ 18 OTTOBRE E SABATO 19 OTTOBRE 2024
RIUNIONE DEL CONSIGLIO NAZIONALE DELLA DEMOCRAZIA CRISTIANA
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A ROMA CAPITALE (NEI PRESSI DI CITTA’ DEL VATICANO)
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A cura di Gino Monaco (Agrigento)
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Segretario Organizzativo nazionale della Democrazia Cristiana italiana
Segretario Organizzativo regionale della Democrazia Cristiana della regione Sicilia
Componente del Consiglio Nazionale e della Direzione nazionale della Democrazia Cristiana italiana
Editorialista de < IL POPOLO > della Democrazia Cristiana
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