UNA RIFLESSIONE DEL DOTT. GIOVANNI TESE’ (NARO/AGRIGENTO) SU SAN PAOLO APOSTOLO DEI MIGRANTI E DEI RIFUGIATI * (SECONDA PARTE)

UNA RIFLESSIONE DEL DOTT. GIOVANNI TESE’ (NARO/AGRIGENTO) SU SAN PAOLO APOSTOLO DEI MIGRANTI E DEI RIFUGIATI  * (SECONDA PARTE)

< UNA RIFLESSIONE DEL DOTT. GIOVANNI TESE’ (NARO/AGRIGENTO) SU SAN PAOLO APOSTOLO DEI MIGRANTI E DEI RIFUGIATI > * (SECONDA PARTE)

Proseguiamo dunque la riflessione dell’Avv. Giovanni Tesè (Naro/in provincia di Agrigento) sulla figura di San Paolo, definito l’Apostolo dei Migranti e dei Rifugiati.

Una riflessione che si ricollega alla < Giornata del Migrante > – giunta alla sua 110 ° edizione – e che Domenica scorsa la Chiesa cattolica ha riproposto all’attenzione della comunità ecclesiale

<< Non vi può essere dubbio alcuno che l’immigrazione rappresenta uno dei fenomeni più rilevanti della società di oggi e del futuro e che “per amore” o per “timore” la società ricca ed opulenta non può sfuggire all’inevitabile confronto.

Nel suo discorso d’insediamento alla Presidenza degli Stati Uniti d’America, il 20 gennaio 1961, J. F. Kennedy ebbe a dire testualmente: « “… Se una società libera non riesce ad aiutare i molti che sono poveri, non riuscirà a salvare i pochi che sono ricchi …».

Nel mondo, secondo un rapporto annuale dell’UNICEF sulla condizione dell’infanzia nel pianeta, si rileva che ogni giorno ben ventiseimila bambini con meno di cinque anni muoiono per cause del tutto evitabili come malattie infettive e fame:  vale a dire che ogni minuto muoiono venti bambini: uno ogni tre secondi.

Cifre da olocausto da far rabbrividire finanche gli aguzzini di Auschwitz.

In un periodo in cui il mondo si è fatto più complesso e più interdipendente, in cui le potenze della scienza e della tecnica possono mettere a rischio in un solo istante la sopravvivenza della stessa umanità, in cui i confini tradizionali non hanno più la funzione di garantire spazi sociali esclusivi e in un tempo in cui mondializzazione e globalizzazione caratterizzano il nostro vivere quotidiano non possiamo continuare ad usare categorie politiche egoistiche e miopi, tipiche dell’ormai lontanissimo secolo scorso ed ormai inadeguate rispetto ai problemi ed ai dilemmi globali che ci attendono.

Non si può più far finta di nulla; non si possono più ignorare i diritti fondamentali ed universalmente condivisi delle persone umane; non si può continuare ad ignorare il volto dell’Altro; non si può più continuare ad ignorare la “dignità offesa” dello straniero, dell’orfano, della vedova, dell’escluso, del povero, dei “sans-papiers”.

Non si può continuare parimenti ad essere ipocriti e “cattivi samaritani” così come lo sono molti paesi ricchi ed opulenti del mondo che nei confronti di una moltitudine di affamati e di esclusi proclamano elargizioni di “aiuti economici” di ogni genere e  fingono, in mala fede, di ignorare che ad averli affamati e sfruttati sono proprio loro, la loro politica e i loro interessi.

Eppure oggi più che mai, assistiamo tra le tante nefandezze ad un’accanita e veemente ostilità nei confronti dei migranti di ogni e qualsiasi cultura o etnia, nei confronti di disperati che tentano di fuggire dall’inferno della miseria e della schiavitù in cerca di una qualsivoglia forma di sopravvivenza.

Assistiamo sbigottiti, come se le esperienze del passato non fossero servite a nulla,  ad una recrudescenza razzista che caratterizza ormai il dibattito politico, giuridico, culturale e sociale in tante parti del mondo più ricco e fortunato.

Anche nel nostro Paese ove, tra regolari ed irregolari, gli stranieri portatori di specifiche identità etniche o religiose sono circa cinque milioni, in questi ultimi tempi il dibattito sui migranti sta diventando insostenibile e talvolta delirante.

Se da un canto è vero che occorrono regole certe di convivenza civile e sociale dall’altro canto non può essere accettabile certo “cinismo” perpetrato in danno di essere umani colpevoli solo di essere nati in terre dove regna miseria, carestia, fame e  guerre spesso subite e non certamente volute.

Quegli esseri umani sono solo colpevoli, con le ormai note “carrette del mare”, di lasciare l’inferno delle loro terre per poter cercare un minimo spiraglio di sopravvivenza anche al limite di ogni dignità.

Meraviglia non poco come tanti nostri politici e connazionali abbiano dimenticato che l’Italia multietnica e multiculturale esiste già “di fatto” ed è “un valore”.

Meraviglia non poco come tanti politici e connazionali abbiano dimenticato che il nostro Paese è stato ed è purtroppo ancora oggi  terra di emigrazione.

Non possiamo dimenticare facilmente che milioni di Italiani, migliaia di Siciliani, hanno lasciato in massa i loro paesi di origine, le loro famiglie, gli affetti più cari, per dirigersi verso ogni parte del mondo alla ricerca di lavoro, per migliorare le proprie condizioni economiche, per potere offrire un futuro migliore ai propri figli o per trovare una ragione di vita migliore e ciò a fronte di immani sacrifici e vessazioni di ogni genere.

Non possiamo quindi non evidenziare anche in questa sede che quanto accadeva allora ai nostri avi, accade oggi, nel terzo millennio, agli immigrati, a tanti esseri umani, specie di colore, del così detto “Terzo Mondo” costretti ad emigrare per sopravvivere ed ancor più grave  vittime di veri e propri racket che organizzano una “tratta delle braccia” assolutamente abominevole. >>

VENERDI’ 18 OTTOBRE E SABATO 19 OTTOBRE 2024

RIUNIONE DEL CONSIGLIO NAZIONALE DELLA DEMOCRAZIA CRISTIANA
CENTRO CONGRESSI < CASA TRA NOI > – VIA MONTE DEL GALLO N. 113
A ROMA CAPITALE (NEI PRESSI DI CITTA’ DEL VATICANO)
COORDINAMENTO LOGISTICO DELL’EVENTO: RAG. ALDO COTA (FOGGIA)
Riferimenti: aldo.cota@dconline.info * cell. 327-0665142 *

A cura di Gino Monaco (Agrigento)

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Segretario Organizzativo nazionale della Democrazia Cristiana italiana

Segretario Organizzativo regionale della Democrazia Cristiana della regione Sicilia

Componente del Consiglio Nazionale e della Direzione nazionale della Democrazia Cristiana italiana

Editorialista de < IL POPOLO > della Democrazia Cristiana

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