Una riflessione del filosofo tedesco Gunther Anders tratta da un suo libro: “L’Obsolescenza dell’uomo”.

Una riflessione del filosofo tedesco Gunther Anders tratta da un suo libro: “L’Obsolescenza dell’uomo”.

A cura di Dott. Angelo Sandri (Cervignano del Friuli/Udine)

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Segretario politico nazionale della Democrazia Cristiana

Direttore Responsabile de < IL POPOLO > della Democrazia Cristiana

< Una riflessione del filosofo tedesco Gunther Anders tratta da un suo libro: “L’Obsolescenza dell’uomo” >. 

L’interessante convegno svoltosi nei giorni scorsi in provincia di Catania (San Giovanni la Punta – 3 settembre 2021, NDR) ha ribadito la ferma volontà da parte di “Coalizione etica” (Movimento dei “Gilet Arancioni” e Partito del Valore Umano) insieme alla Democrazia Cristiana, della regione Sicilia, di puntare con impegno sulla < formazione > considerato il “grimaldello” tramite il quale puntare ad una modifica della attuale e deludente situazione politica italiana.

Da qui l’impegno anche da parte dei Dirigenti nazionali dei rispettivi partiti e movimenti politici a sostenere fattivamente una simile importantissima iniziativa che non può limitarsi alla sola fase concernente le lezioni vere e proprie ma deve coinvolgere tutto un lavoro preparatorio a supporto del quale anche il nostro giornale <IL POPOLO> si mette volentierissimo a disposizione.

Quest’0ggi dunque Vi riproponiamo un primo contributo che il Prof. Eliseo Le Mure di Catania (Segretario Organizzativo regionale del Partito del Valore Umano della regione Sicilia) ha divungato recentemente attraverso i social e riguardante uno scritto del filoso e scrittore tedesco Gunther Anders.

Prof. Eliseo Le Mura (Partito del Valore Umano – regione Sicilia)

Günther Anders, è lo pseudonimo di Günther Siegmund Stern, nato a Breslavia il 12 luglio 1902 e deceduto a Vienna il 17 dicembre 1992.

Figlio dell’illustre psicologo Wilhelm Stern, egli ricevette una solida formazione umanistica. Assimilato come ebreo tedesco, studiò con il prof. Edmund Husserl, completando con quest’ultimo – nel 1923 – la sua tesi in filosofia.

Lo pseudonimo Anders nacque da un invito del suo editore di Berlino a cambiare il suo cognome –  Stern – in quanto era troppo comune tra gli scrittori in Germania e gli suggerì “qualcosa di diverso”. Anders prese alla lettera il suggerimento e si chiamò appunto “diverso”.

Il filosofo e scrittore tedesco Gunther Anders

L’avvento del nazismo in Germania nel 1933 lo costrinse all’esilio, dapprima a Parigi e poi negli Stati Uniti. Da lì assistette alla crisi in Europa ed alla catastrofe della Second aguerra mondiale.

Ma assistette anche alla progressiva militarizzazione che, dopo il conflitto, diede il via alla cosiddetta <Guerra fredda> costruita sull’equilibrio del terrore atomico.

Negli USA scrisse il suo primo libro di riflessioni filosofiche < Die Schrift an der Wand: Tagebücher 1941-1966 > ossia: “Scritti sul muro: Diari 1941-1966″ e iniziò la sua riflessione filosofica.

Rientrato in Europa nel 1950 si stabilì a Vienna. Iniziò quindi a lavorare su <Die Antiquiertheit des Menschen> “L’uomo è antiquato” del 1956, dove analizzava l’inadeguatezza dei sentimenti umani in comparazione con le macchine.

Per definire le sue idee filosofiche coniò il termine tedesco <Diskrepanzphilosophie> ossia “Filosofia della discrepanza”, per descrivere la sua attenzione sulla crescente divergenza tra ciò che è diventato tecnicamente possibile (come per esempio, la distruzione nucleare di tutto il globo) e ciò che la mente umana è in grado di immaginare.

Strenuamente impegnato contro la violenza del potere e particolarmente contro il riarmo atomico, Anders è conosciuto come un saggista del movimento anti-nucleare ed è uno dei maggiori filosofi contemporanei.

E’ stato uno dei pensatori che con più rigore e tenacia ha pensato la condizione dell’umanità nell’epoca degli armamenti di distruzione di massa.

Gunther Anders

Al termine della sua esistenza riaprì in Germania il dibattito circa l’utilità del pacifismo non-violento in un’epoca minacciata dall’olocausto nucleare e da un’umanità disincantata.

Egli avanzò la tesi secondo la quale una violenza esterna può legittimare una reazione di autodifesa violenta, nella convinzione che «la rinuncia ad agire, è un agire insufficiente».

Riproponiamo quindi un brano tratto da un libro scritto da Günther Anders nel 1956 ed intitolato <L’Obsolescenza dell’uomo>.

<< Per soffocare in anticipo ogni rivolta, non bisogna agire violentemente. I metodi come quelli di Hitler sono superati. Basta invece creare un condizionamento collettivo talmente potente che l’idea stessa di rivolta non verrà nemmeno più alla mente degli uomini.

L’ideale sarebbe formattare gli individui fin dalla nascita limitando le loro abilità biologiche innate. In secondo luogo, si prosegue il condizionamento riducendo drasticamente l’istruzione, per riportarla ad una forma di inserimento professionale.

Un individuo ignorante ha solo un orizzonte di pensiero limitato e più il suo pensiero è limitato a preoccupazioni mediocri, meno può ribellarsi. Occorre garantire che l’accesso alla conoscenza diventi sempre più difficile ed elitario.

Che il divario si aggravi tra il popolo e la scienza, che le informazioni destinate al grande pubblico siano anestetizzate da qualsiasi contenuto sovversivo. Soprattutto niente filosofia.

Anche in questo caso bisogna usare la persuasione e non la violenza diretta: diffonderemo massicciamente, attraverso la televisione, intrattenimento lusinghiero sempre l’emotivo o l’istintivo.

Faremo gli spiriti con ciò che è inutile e divertente. È buono, in una chiacchierata e in una musica incessante, evitare che lo spirito pensi. Metteremo la sessualità in prima fila negli interessi umani. Come tranquillante sociale, non c’è niente di meglio

In generale si farà in modo di bandire la serietà dell’esistenza, di trasformare in derisione tutto ciò che ha un valore elevato, di mantenere una costante apologia della leggerezza; in modo che l’euforia della pubblicità diventi lo standard di felicità umana e modello di libertà.

Il condizionamento produrrà così da sé una tale integrazione, che l’unica paura – da mantenere – sarà quella di essere esclusi dal sistema e quindi di non poter più accedere alle condizioni necessarie alla felicità.

L’uomo di massa, così prodotto, deve essere trattato come quello che è: un vitello, che deve essere sorvegliato come deve essere un gregge.

Tutto ciò che permette di addormentare la sua lucidità è socialmente buono; ciò che minaccia di svegliarla deve essere ridicolizzato, soffocato, combattuto.

Ogni dottrina che mette in discussione il sistema deve essere prima designata come sovversiva e terrorista e chi la sostiene dovrà poi essere trattato come tale. >>.

 

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