A cura di Daniele De Vito (Roma) * daniele.devito@dconline.info *
< Una riflessione sul cammino quaresimale alla terza domenica di Quaresima – (terza parte)
Nella Croce, luogo della gloria in cui si manifesta l’apice dell’amore divino, nasce l’uomo nuovo che ha a cuore il dono di sé più che non il possesso, e questo è il fondamento della pace: “Abbiamo trovato pace per la tua Croce, con la quale hai rinnovato il genere umano”.
“Baciando la tua croce, o pietoso, celebriamo le tue bende e la tua tomba, la lancia e i chiodi”. Noi possiamo portare la nostra croce perché Cristo ha portato la sua: “Abbracciando la santa Croce che hai accettato di portare sulle spalle, o Cristo, per esservi innalzato e crocifisso secondo la carne, noi riceviamo forza contro i nemici invisibili”.
La Croce di Cristo diventa laboratorio di vita: “Tu che hai reso questo strumento di morte, la tua amata Croce, o pietosissimo, in un laboratorio di vita per il mondo, santifica quanti l’adorano”, ma anche luce che illumina con i suoi bagliori la strada verso la Pasqua.
“Gioisci, albero felicissimo e divino, o Croce, luce di quanti sono nelle tenebre, che con la tua luce preannunci ai quattro confini del mondo i bagliori della risurrezione di Cristo: concedi a tutti i fedeli di giungere alla Pasqua”. “Morto a causa dell’albero, ho trovato in te un albero di vita, o mia Croce che porti Cristo”.
Negli Exapostilaria che precedono le Lodi troviamo riassunto il senso della venerazione che di lì a poco verrà compiuta da tutti: “Vedendo oggi esposta la preziosa Croce di Cristo, noi l’adoriamo e con fede ci rallegriamo, baciandola con amore, e pregando il Signore che volontariamente su di essa è stato crocifisso, di renderci tutti degni di adorare la Croce preziosa, e di giungere alla Risurrezione, liberati tutti dalla condanna”.
Possiamo quindi chiedere alla Madre di Dio: “Noi ora piamente adoriamo il legno sul quale, o Venerabilissima, il tuo Figlio è stato confitto e ha disteso per noi le mani immacolate: donaci la pace, donaci di giungere alla passione che ha salvato il mondo, donaci di venerare il giorno che prende il nome dal Signore, il giorno insigne e luminoso della Pasqua, gioia dell’universo”.
Una strofa delle Lodi ci fa ritornare per un momento all’inizio del cammino, addirittura al tema della prima domenica della pre-quaresima, ma il tema della parabola lucana viene legato alla ormai prossima passione:
“Il Signore di tutti ha insegnato in parabole a fuggire il superbo sentire dei pessimi farisei, e ha ammaestrato tutti a non avere di sé un concetto più alto del dovuto, divenendo egli stesso esempio e modello, si è annientato fino alla croce e alla morte. Rendendo dunque grazie, a lui diciamo con il pubblicano: o tu che hai patito per noi rimanendo Dio impassibile, strappaci alle nostre passioni e salva le nostre anime”.
Durante il canto della Grande Dossologia che conclude il Mattutino, il Sacerdote, rivestito di tutti i suoi ornamenti, incensa la croce facendo tre volte il giro dell’altare; durante l’ultimo trisaghion, che viene cantato lento e solenne, esce dal santuario portando la croce deposta su un vassoio ornato di fiori sopra la sua testa, preceduto da candele e incenso.
Mentre il coro canta il tropario della Croce, il sacerdote depone il vassoio con la Croce su un tavolo posto al centro della navata, incensa di nuovo la croce tre volte girandole intorno, poi inizia la venerazione della Croce con la tripla grande metania, dove ciascuno si prostra per tre volte con la fronte a terra prima di chinarsi sulla croce e baciarla, mentre, tra gli altri, vengono cantati questi inni, opera di Leone il Saggio, morto nel 911 e discepolo di Fozio: “Adoriamo, o Signore, la tua croce, e glorifichiamo la tua santa risurrezione”.
“Venite fedeli, prostriamoci davanti al legno vivificante sul quale Cristo, il re della gloria, stese liberamente le sue mani per elevarci fino alla nostra antica felicità, della quale eravamo stati privati dal nemico, per una amara voluttà che ci aveva esiliato da Dio. Venite, fedeli, prostriamoci davanti al legno che ci permette di calpestare le testa del nemico invisibile.
Venite, famiglie delle genti, veneriamo con inni la Croce del Signore. Rallegrati, perfetta redenzione della colpa di Adamo; rallegrati, Croce venerabile; pieni di timore, ti abbracciamo glorificando il nostro Dio e dicendogli: Signore, tu che fosti inchiodato sulla croce, abbi pietà di noi nella tua bontà e nel tuo amore per gli uomini”.