Martedì della IX settimana delle ferie del Tempo Ordinario
« Signore, da chi andremo ? Tu hai parole di vita eterna » Gv 6,68
Santo(i) del giorno : S. Bonifacio, vescovo e martire (673/680-754), B. Małgorzata Łucja Szewczyk, fondatrice (1828-1905)
Meditazione del giorno – Santa Caterina da Siena : “Di chi è questa immagine?”: facendosi uomo, Dio rinnova in noi l’immagine della Trinità
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Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco 12,13-17.
In quel tempo, i sommi sacerdoti, gli scribi e gli anziani mandarono a Gesù alcuni farisei ed erodiani per coglierlo in fallo nel discorso.
E venuti, quelli gli dissero: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e non ti curi di nessuno; infatti non guardi in faccia agli uomini, ma secondo verità insegni la via di Dio. E’ lecito o no dare il tributo a Cesare? Lo dobbiamo dare o no?».
Ma egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse: «Perché mi tentate? Portatemi un denaro perché io lo veda».
Ed essi glielo portarono. Allora disse loro: «Di chi è questa immagine e l’iscrizione?». Gli risposero: «Di Cesare». Gesù disse loro: «Rendete a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio». E rimasero ammirati di lui.
Traduzione liturgica della Bibbia
Meditazione del giorno: Santa Caterina da Siena (1347-1380), terziaria domenicana, dottore della Chiesa, compatrona d’Europa – Dialogo della Divina Provvidenza, cap. 13
“Di chi è questa immagine?”: facendosi uomo, Dio rinnova in noi l’immagine della Trinità
Eterno Amore…, ti chiedo misericordia per il tuo popolo nel nome della carità increata che mosse te medesimo a creare l’uomo a tua immagine e somiglianza (Gen 1,26)… Questo hai fatto, o Trinità eterna, perché volevi far partecipare l’uomo a tutto il tuo essere. Per questo gli hai dato la memoria, affinché ricordasse i tuoi benefici e partecipasse così alla tua potenza, o Padre eterno. Per questo gli hai dato l’intelligenza perché potesse afferrare la tua bontà e partecipasse così alla Sapienza del tuo Figlio unigenito. Per questo gli hai dato la volontà, affinché potesse amare ciò che vede e conosce della tua verità, e partecipasse così del tuo Spirito Santo. Quale fu la ragione per cui tu hai dato all’uomo tanta dignità? Certo l’amore inestimabile col quale hai guardato in te medesimo la tua creatura…
Ma poi per il peccato commesso perdette quella sublimità alla quale l’avevi elevata. Tu, mosso dal quel medesimo fuoco col quale ci hai creati… ci hai dato il Verbo, tuo unico Figlio… Egli ha compiuto la tua volontà, Padre eterno, quando l’hai rivestito della nostra umanità, a immagine e somiglianza della nostra natura. O abisso di carità! Qual cuore non si sentirà gonfio di commozione al vedere tanta altezza discesa a tanta bassezza, cioè alla condizione della nostra umanità? Noi siamo immagine tua, e tu immagine nostra per l’unione che hai stabilito fra te e l’uomo, velando la dignità eterna con la povera nube dell’umanità di Adamo (Gen 2,7)… Quale il motivo? Certo l’amore. Per questo amore ineffabile ti prego e ti sollecito a usare misericordia alle tue creature.
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A Cesare ciò che è di Cesare, e a Dio ciò che è di Dio.
Troviamo in questo passo del Vangelo una delle frasi più celebri di Gesù: “Rendete a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio”. Sappiamo quale fu l’occasione di questa frase: volevano solo farlo parlare per metterlo alla prova. Meschinità umana!
La risposta di Gesù, vero maestro, amante dell’uomo, offre una soluzione così sapiente e così pratica per la vita, al di fuori di ogni polemica, tanto che gli oppositori “Rimasero ammirati di lui”.
La proprietà di Dio è la persona umana, che porta l’immagine divina per l’opera della creazione. Ecco a chi apparteniamo, a chi rendere culto. Da questa verità fondamentale si dipanano tutti gli altri rapporti nella società, pur diversi, ma non in contrapposizione. Gesù dirà a Pilato, che gli minacciava la sua determinante autorità, “Non avresti autorità su di me, se non ti fosse concessa dall’alto”.
Tutta la vita di Gesù è stata un ossequio al Padre e nelle cose umane non ha avuto nessun percorso preferenziale, anzi… In questa circostanza a Gesù fanno una domanda politica. Egli da una risposta religiosa. Cercano di invischiarlo in una questione nazionale, ma egli si richiama al regno di Dio.
La dominazione straniera anche per lui è un’ingiustizia, perché ama la sua patria e lo dimostra col pianto che fa sulla vicina distruzione di Gerusalemme. Solo in questo momento gli preme distinguere e valutare, sotto la pressione dell’ambigua richiesta, la sovranità dei due ruoli, civile e religioso. Lasciamo che lo Spirito ci illumini secondo la nostra situazione concreta. Troveremo tutti come dare di più a Dio, ciò che è di Dio, come dare meglio a Cesare ciò che è di Cesare.