Le immagini, in diretta tv, hanno fato il giro del mondo, mostrano il presidente del Venezuela Maduro mentre parla al Paese: improvvisamente si sente un rumore in lontananza, simile ad una esplosione, mentre qualcuno guarda verso l’alto. Alla destra del palco si intravede un soldato cadere a terra, l’uomo cerca di aggrapparsi al ministro della Difesa. Le telecamere si spostano poi sulla parata militare e qualche attimo dopo si vedono i soldati che rompono le righe e corrono al riparo.
Maduro, si è appreso successivamente, è stato portato via dalla sua scorta ed è rimasto illeso, qualche minuto più tardi il ministro delle Comunicazioni, Jorge Rodriguez, ha fatto il punto della situazione in diretta tv, confermando che si è trattato di un “attentato” e che il capo dello Stato è rimasto “incolume”.
“Nel momento in cui una sfilata militare stava concludendosi sull’Avenida Bolivar di Caracas, esattamente alle 17.41, si sono udite alcune esplosioni che si è potuto verificare riguardavano artefatti volanti di tipo drone che contenevano cariche esplosive e che sono esplosi vicino al palco presidenziale ed in alcune zone residenziali”, ha detto Rodriguez: i droni “hanno causato il ferimento di sette persone”.
Sulle reti sociali circolano anche foto che mostrano un incendio scoppiato in un palazzo, conseguenza – seondo alcuni – di una delle esplosioni, anche se questa ipotesi è stata smentita dai vigili del fuoco. Dopo l’attacco unità militari hanno preso posizione vicino ai punti nevralgici della zona della Avenida Bolivar.
In tv si sono visti i soldati rompere le righe dopo la deflagrazione, mentre Maduro viene subito circondato dagli uomini della sua scorta e allontanato in tutta fretta assieme al ministro della Difesa, Vladimir Padrino. In tribuna c’erano anche la moglie di Maduro, Cilia Flores, e molte autorità. Appena tre ore dopo, il presidente è comparso in televisione a reti unificate e ha dichiarato che “in tempi record” le indagini hanno ottenuto i primi risultati: “Sono stati catturati alcuni degli autori materiali dell’attentato di oggi contro la mia vita e sono già sotto processo”, ha affermato senza fornire dettagli. Poi ha puntato il dito contro “l’ultradestra venezuelana alleata con la Colombia” e ha accusato e esplicitamente il presidente della Colombia, Juan Manuel Santos: “E’ dietro questo attentato, non ho alcun dubbio”. Immediata la replica da Bogotà: la presidenza della Colombia ha definito “infondate” le accuse. E il ministero degli Esteri in una nota ha rincarato: “Sono assurde e prive di ogni fondamento le illazioni secondo cui il leader colombiano sarebbe responsabile del presunto attentato contro il presidente venezuelano”.
La rivendicazione del fantomatico Movimento, che su Twitter si autodefinisce come un gruppo “di patrioti militari e civili, leali al popolo venezuelano che cerca di salvare la democrazia in una nazione sotto dittatura”, è stata recapitata alla giornalista venezuelana vicina all’opposizione Patricia Poleo, che vive negli Stati Uniti. “E’ contro l’onore militare tenere al governo coloro che non solo hanno dimenticato la Costituzione ma che hanno trasformato le cariche pubbliche in un osceno modo per arricchirsi”, afferma il Movimento, che aggiunge: “Non possiamo tollerare che la popolazione soffra la fame, che i malati non abbiano medicine, che la moneta non abbia valore, e che il sistema dell’istruzione nè istruisca nè ma solo indottrini al comunismo”. Poi un appello alla rivolta: “Popolo del Venezuela, per concludere con successo questa lotta di emancipazione dobbiamo scendere in piazza senza arretrare”.
Con quello di oggi, sono una ventina i tentativi di ucciderlo denunciati da Maduro da quando nel 2013 ha preso il potere dopo la morte di Hugo Chavez.