Scienza o fantascienza, a volte ci facciamo questa domanda, da molto tempo si parla del Vesuvio e di quello che successe tanti anni fa a Pompei, quando proprio lui, si risvegliò improvvisamente da un lungo letargo e sappiamo come andò a finire; ora se dovesse riaccadere, si potrebbe ipotizzare una catastrofe, oltre 600 mila morti in 300 secondi, ma ora c’è un team di 96 persone per seguire ogni minima attività del Vesuvio, la bomba a orologeria italiana. A capo della squadra c’è Francesca Bianco, 58 anni, direttrice dell’Osservatorio Vesuviano e tra i massimi esperti internazionali di vulcanologia. Lavora in uno dei luoghi più pericolosi del pianeta, a metà strada tra il vulcano e la caldera dei Campi Flegrei, e combatte per evitare che un disastro sismico si trasformi in una strage con migliaia di vittime potenziali. I controlli, che riguardano anche Stromboli e Ischia, sono serrati.
In Italia “i vulcani attivi sono una decina, concentrati tutti al Sud, il più al Nord è quello dei Colli Albani che non erutta da migliaia di anni. Il più attivo è lo Stromboli, l’altro è l’Etna ma è meno preoccupante del Vesuvio. Entrambi, infatti, sono a ridosso delle città, ma l’Etna è alto più di tremila metri e sotto il Vesuvio, solo 1.200 metri, c’è un’urbanizzazione spaventosa”. “Dopo la grande eruzione del 1944 – sottolinea l’esperta – si è raffreddato e il magma si è abbassato, però la presenza di sismicità ci dice che il vulcano è attivo”.
In caso di eruzione, c’è chi sostiene che gli effetti possano essere disastrosi come per il Volcàn de Fuego in Guatemala: “Lì c’è stata un’esplosione con flussi piroclastici, costituiti da rocce incandescenti (700 gradi, ndr) e gas che viaggiano ad alta velocità e che non si fermano neppure sul mare. È una delle cose peggiori che può succedere a un vulcano, è quello avvenuto nel 79 d.C. con la distruzione di Pompei ed Ercolano. Non è detto che accada di nuovo”. Cosa succederà prima del disastro? “Terremoti prima profondi e poi sempre più superficiali, eventi a bassa frequenza, tremore vulcanico, deformazione e aumento della temperatura del suolo vulcanico. Vedendo tutti questi elementi diciamo: ecco, ci siamo”.
Il Vesuvio può risvegliarsi. E quando succederà sarà una strage. Parola di Michele Maria La Veglia, capo dei vigili del fuoco della Campana che durante il convegno organizzato dall’Ordine degli Ingegner di Napoli “Vulcano rischio napoletano” ha avvisato: “Se il Vesuvio dovesse scoppiare in 300 secondi potrebbe fare anche seicentomila vittime ma siamo certi che non accadrà nei prossimi mesi”.
Secondo quanto riporta Il Giornale, quotidiano campano, è quindi necessario che i cittadini si attengano agli ordini delle autorità in caso di eruzione del vulcano, un evento che – a differenza dei terremoti – può essere previsto “anche con un mese di anticipo e, dal momento in cui arriverà il preavviso, la gente dovrà ascoltare quello che verrà detto dalla protezione civile e dai Comuni”. “Siamo pronti a collaborare”, gli fa eco il presidente dell’Ordine di Napoli Luigi Vinci, “per informare i cittadini su come comportarsi in caso di emergenza vulcanica e salvarsi la vita”. I tecnici intanto stanno lavorando per mettere a punto le tecnologie sviluppate per far fronte alle ceneri vulcaniche che, di solito, rischiano di far crollare gli edifici su cui si depositano.
Insomma, il Vesuvio fa sempre paura. Ma più paura ancora fanno i Campi Flegreidove il livello di rischio è già a quello di attenzione (livello 2).
notizie tratte dal web, di Antonio Gentile